Capitolo 1

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Arrivato al mio armadietto sistemai i libri e prese solo quelli che mi servivano per la prima lezione: storia. Materia odiosa quanto il professore Guren Ichinose. Nel mettere i libri nello scaffale sento un rumore di carta che si stropiccia, quindi riprendo i libri con una mano mentre con l'altra tasto lo scaffale in cerca del pezzo di carta. Appena lo trovo, poso i libri e poi lo guardo e capisco che non è un semplice pezzo di carta: è una foto. Una foto che, tra l'altro, cercavo da tempo e non riuscivo a trovare, e, guarda caso, l'ho trovata oggi che ho pensato a quella persona. La foto ci ritraeva insieme, era il mio primo compleanno all'orfanotrofio e avevo tenuto il broncio tutta la sera: in quella foto infatti io avevo il broncio e lui mi abbracciava e sorrideva radioso con i suoi occhi di zaffiro. A farmi ritornare alla realtà fu la solita vocetta stridula della mia compagna di corso: Shinoa.

-         Buongiorno Yuu

-         'Giorno

-         Come ti sembra il mio completo di oggi – eccola che ricominciava

-         Ecco...- iniziai ma lei mi interruppe e, cercando di imitare la mia voce, disse:

-         Sei una favola Shinoa – poi ritornando alla sua voce – come sei gentile Yuu-kun

Nonostante lei non fosse giapponese, usava spesso i suffissi, anche se non ho ancora ben capito il motivo. Appena vide che tenevo una cosa in mano cercò di afferrarla ma fui più veloce e alzai il braccio sopra la testa, sapendo che lei e il suo metro e mezzo di altezza non avrebbe potuto prenderla. Lei però prima si appoggiò completamente al mio braccio, poi, vedendo che la situazione non cambiava, mi ha dato un calcio nello stinco così da farmi abbassare abbastanza il bracciò affinché lei potesse prenderlo senza fatica. E il suo piano riuscì. Appena vide la foto rise come suo solito:

-         E questo chi è? Il fidanzatino di Yuu-kun?

Non so per quale motivo preciso (forse perché odiavo che la gente toccasse le mie cose personali, forse perché Shinoa mi faceva imbestialire, forse perché la foto era di quella persona) ma arrossì e afferrai al volo la foto, la infilai nell'armadietto, presi le cose di storia e chiusi l'armadietto in un millisecondo.

-         Non sono affari che ti riguardano – le risposi voltandole le spalle per andare in classe.

Mi misi al mio posto al primo banco, invidiando come ogni giorno Yoichi, Kimizuki e gli altri seduti in fondo alla classe. Inizialmente anche io ero dietro ma dato che litigavo spesso con Kimizuki, ci hanno diviso. E dato che io ho voti più bassi, mi hanno messo in prima fila. Come al solito appoggiai un braccio sul banco e vi ci appoggiai la testa, guardando fuori. Almeno mi avevano messo accanto alla finestra. Poco dopo suonò la campana e Guren entrò in classe. Tutti ci alzammo in segno di saluto e, sebbene controvoglia, mi alzai anch'io. Al suo cenno con la testa, ognuno si sedette e io ritornai alla mia posizione disattenta. Guren lo notò subito

-         Hey, idiota di un Yuu! – nonostante fosse un professore, spesso non parlava come tale – Sei qui a scuola per imparare non per scaldare la sedia e guardare fuori dalla finestra- la mia risposta fu uno sbuffo. Un sonoro sbuffo, che mi buttò fuori dalla classe. Mi appoggiai al muro accanto la porta, in un piccolo spazio privo di armadietti, e mi lasciai cadere fino a sedermi completamente. Fissavo le mie ginocchia e quando con la coda dell'occhio vedevo spuntare qualcuno, alzavo lo guardo velocemente per vedere chi fosse e poi continuavo a fissarmi le ginocchia, oppure appoggiavo il mento sulle braccia che circondavano le ginocchia e fissavo il pavimento. Ho passato un tempo che mi è parso infinito a pensare. Ho pensato a lui, a quanto mi manchi, alla nostra infanzia e senza accorgermene, fui inondato da un fiume di ricordi che volevo lasciare nel dimenticatoio. Ciò che mi riportò alla realtà fu qualcuno che mi pestò, involontariamente o non, un piede. Sbattei le palpebre più volte per mettere a fuoco e mi ritrovai davanti Makoto, un ragazzo più grande di me di qualche anno. Se era ancora fermo lì significava che o era stato volontariamente lui, oppure che si era accorto di aver pestato il piede di qualcuno e, voleva chiedermi se era tutto okay... ma chi devo prendere in giro? Conoscendolo lo avrà sicuramente fatto a posta. Il mio sguardo si posò sul suo sorriso beffardo e capii di avere ragione.

-         Ohi Yuu. Sei stato di nuovo buttato fuori? Che bamboccio- disse piegando le ginocchia per guardarmi in faccia

Cercai di ignorarlo per non scavarmi ancora di più la fossa, ma era un'impresa impossibile

-         Sei proprio uno stupido, Yuu. Hai già voti bassi e ti fai anche buttare fuori ogni 3X2? – continuò sempre ridendo. Neanche il tempo di fagli iniziare la frase che gli tirai un gancio destro facendolo cadere all'indietro. Mi alzai per continuare a colpirlo, ma lui, rapidissimo, mi fece uno sgambetto facendomi sbattere il viso sul pavimento e spaccandomi il labbro inferiore, cerco di alzarmi ma Makoto mi mette un piede in testa impedendomi ogni movimento e facendomi di nuovo sbattere, questa volta il naso. Poi sento che toglie il piede ma subito mi prende per i capelli e mi fa sbattere sull'armadietto. Sento un forte dolore alla schiena che mi impedisce nuovamente di muovermi. Allora il castano inizia a darmi pugni e calci a raffica finché, poco tempo dopo, vengo salvato dalla campana che fa uscire di corsa tutti gli studenti e i prof che ci mandano entrambi dalla dirigente.

-         Sapete benissimo che non accetto risse nella mia scuola! –

-         Ha iniziato lui la rissa – disse esclamandomi. La guancia ancora rossa per il pugno

-         Non avrei fatto un ben niente se tu non mi avessi provocato! – risposi io ancora tutto dolorante

-         Non mi importa chi ha fatto cosa! – disse lei adirata – Innanzitutto, perché voi due non eravate in classe? –

-         Io ero stato buttato fuori dal professor Ichinose – dissi sinceramente

-         Come tuo solito... - commentò lei – e tu invece?

-         Ehm... avevo chiesto di andare in bagno – rispose visibilmente imbarazzato

-         E perché non eri lì? – chiese ancora la preside attraverso i suoi occhiali a mezzaluna inarcando un sopracciglio

-         I bagni vicino la mia aula era occupati quindi stavo andando in un altro... - era la scusa più ovvia e più campata in aria che avessi mai visto

-         Ah... quindi non solo hai picchiato un tuo compagno più giovane – dovrebbe essere santificata solo per non aver usato "piccolo" – ma stai anche palesemente dicendo una bugia alla tua preside. Vi rendete conto della gravità delle vostre azioni?

Entrambi abbassammo lo sguardo e sussurrammo un flebile "ci scusi"

-         E ora stringetevi la mano

Entrambi ci girammo verso l'altro e ci scambiammo la stretta di mano più veloce di sempre.

-         Bene. Anzi male. Comunque dovrete fare le ore pomeridiane in punizione per tutta la settimana. E dovete mettervi nello stesso banco –

Mi morsi il labbro già non del tutto integro per evitare di peggiorare la situazione, quindi mi girai, borbottai un "mi scusi e buon lavoro" e tornai all'armadietto per prendere i libri per la lezione successiva alla quale sarei andato ancora più in ritardo perché necessitavo un'urgente visita all'infermeria

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I'll be there so where are you now ||MikaYuu||Where stories live. Discover now