PARTE SECONDA - Capitolo 1 (I, prosegue...)

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   Quella stessa mattinata, alle 11.20 il sole splendeva alto all'orizzonte e l'aria era piacevolmente ventilata. I colori tipici del mondo erano ancora accesi e vivaci, nonostante tra un paio di giorni, settembre avrebbe dovuto cedere il passo all'autunnale ottobre. Vacanzieri di ogni genere avrebbero popolato le strade di Greenville ancora per pochi giorni, poi le residenze estive avrebbero dovuto sospendere le loro attività per qualche mese. Anche le attività del posto avrebbero dovuto a poco a poco accontentarsi, e limitarsi al classico ritmo lento e distratto dei mesi freddi.

   Era un sabato mattina luminoso, preludio di un distensivo e tranquillo weekend. Erano davvero pochi quelli che anche in una giornata del genere si sarebbero alzati all'alba per sbrigare le ultime seccanti faccende lavorative.

   Dave aveva sempre desiderato un lavoro indipendente (come gli piaceva definirlo), proprio come il suo attuale, in cui l'individuo è libero di organizzarsi come meglio crede. Non nascose mai questa aspirazione ad Ellen. Il suo obiettivo dichiarato era quello di starle vicino il più possibile, magari un giorno di lavorare assieme a qualcosa, qualcosa di importante da condividere. Ellen aveva sempre espresso forti dubbi a proposito di quelle idee, affermando che ciò significa portare a casa nostra, nel nostro rapporto, le snervanti tensioni lavorative. Addirittura, quando le insistenze del marito la indispettivano, aggiungeva e se in qualcosa la pensassimo diversamente, qualcosa in cui nessuno dei due vorrebbero cedere il passo all'altro, cosa accadrebbe? Litigheremmo pesantemente, immagino? Perderemmo la stima l'uno dell'altro? Bella prospettiva!, con il tipico atteggiamento di chi non ammette che il discorso possa proseguire. Non che i due non avessero mai avuto discussioni o diverbi. Certo, screzi o divergenze di vedute c'erano stati più di una volta, anche su argomenti piuttosto rilevanti. Durante tutto il loro rapporto, fino a quel momento, si era arrivati anche ad alzare decisamente la voce in qualche circostanza, eppure le situazioni si erano sempre appianate senza alcun tipo di difficoltà.

   Con il tempo, Dave aveva penetrato la spessa corazza della moglie sullo scottante argomento del dibattito, fino a creare una breccia consistente. Poi, appena se ne era presentata l'occasione, Dave aveva trovato un posto di lavoro che gli concesse l'opportunità desiderata. In breve divenne sempre più indipendente, libero di poter organizzare a suo piacimento il tempo, le uscite, gli incontri.

   Inaspettatamente, nelle ultime settimane, Ellen aveva cominciato ad apprezzare la nuova situazione. Probabilmente quel nuovo stato d'animo della signora Metzelder era da imputarsi all'incertezza sulla situazione della sua salute, che ultimamente non appariva certo ottima (salute che oramai se ne era andata del tutto). Violenti mal di testa, insistenti nausee e prolungati stati di stanchezza le avevano dato non pochi problemi, soprattutto nelle ultimissime settimane.

   Lei aveva un impiego dirigenziale, tra le altre cose ben remunerato ed appagante, altrettanto qualificato e di sostanza quanto quello del marito, presso un'agenzia pubblicitaria della zona anche se non godeva di tutte le libertà organizzative, che tanto decantava il marito. Quel lavoro le piaceva molto.

   Quella mattina Dave benedisse tutte le scelte intraprese in passato in ambito professionale.

   Inspirò profondamente una fresca sorsata d'ossigeno. Aveva deciso che da ora in avanti avrebbe passato più tempo possibile con sua moglie, a costo di sacrificare relazioni, riunioni e presentazioni varie. Le sarebbe stato vicino ed avrebbero parlato, parlato molto, deciso insieme il da farsi. In qualche modo avrebbero superato assieme quel periodo difficile.

   <<Hai visto che bella giornata Ellen?>>

   Si trovavano all'angolo tra l'affollata Main Street e la più tranquilla Liberty Street, non molto lontani da casa loro.

   Un bambino passò distrattamente accanto a loro canticchiando qualcosa che ad Ellen ricordò la sigla di un simpatico cartone animato. Quando il piccolo si accorse delle due alte figure alla sua sinistra, interruppe bruscamente la sua melodia, visibilmente in preda alla vergogna. Ellen se ne accorse e sorrise in direzione di Dave.

   <<Adesso però mi devi spiegare cosa hai per la testa... Dove stiamo andando?>>

   <<Ma che impaziente che sei. Tra poco lo scoprirai.>>, tagliò corto Dave prendendola per la sua morbida e ancora rosea mano sinistra, tirandola verso di sé e baciandola furtivamente sulle labbra. Infine le sorrise furbescamente ed accelerò il passo.

   <<Perché stiamo correndo adesso?>>, sorrise Ellen.

   <<Non stiamo correndo.>>, le mentì lui.

   <<A me pare proprio di sì.>>

   <<Smettila di fare la rompiscatole.>>. Dave si girò guardando di sfuggita negli occhi la moglie, per poi tornare ad inquadrare la strada dinanzi a loro. Svoltò nella modesta B. Franklin Street.

   E fu allora che cominciò davvero a correre. In breve arrivarono al Greenville Park, dagli abitanti del luogo considerato il loro Central Park, un Central Park adatto alle misure di Greenville: piccolo, verde e ben attrezzato... ma Ellen sapeva che era un Central Park per bambini. Quel posto rappresentava per i ragazzini dell zona un habitat perfetto per passare pomeriggi divertenti, lontani dagli indigesti obblighi rappresentati dai compiti per il giorno dopo.

   La ragazza ansimava a ritmo sostenuto quanto Dave per la lunga galoppata; poi prese un'abbondante boccata di piacevole aria fresca, riprendendosi quanto bastava. Infine interrogò:

   <<Cosa ci facciamo qua noi due?>>

   <<Chi lo sa?>>, la canzonò il compagno, che nel frattempo aveva varcato il cancello d'ingresso, un intreccio metallico ricamato di un vivace color rosso.

   Esitò nell'attesa che lei lo seguisse, ma poi la esortò:

   <<Allora? Entri o ti ci devo tirare di peso?>>

   La donna esitò un attimo, poi mosse qualche passo titubante; ma quando lui la prese energicamente per la vita accelerando di nuovo il passo, intuì cosa aveva in mente l'uomo ed iniziò:

   <<Non ci pensare nemmeno.>>

   <<E' vero che non siamo più bambini, ma in un certo modo non è vero che il tempo passato non torna più: basta desiderarlo.>>

   Una verde distesa di prato si aprì davanti a loro. Poco lontano, sulla sinistra s'imponeva un gruppo di alberi, per lo più non molto alti ed ancora colmi di foglie. Grandi foglie dalle elaborate forme irregolari, un tempo verdi come il prato, ma ora sfumate di diverse tonalità di arancione. Gli alberi erano armoniosamente disposti a semicerchio, probabilmente posti al fine di celare un piccolo specchio d'acqua stagnante ma discretamente pulita. Dal centro di quel micro universo d'acqua si elevavano ad altezza uomo tre massi ruvidi dalla forma completamente irregolare, di cui un paio provocavano una forte sensazione di slancio verso l'alto, mentre quello centrale era piuttosto tozzo. Dai balconi naturali intagliati dal tempo sulle pietre, spuntavano fiori, fiori meravigliosi nella loro semplicità e nei loro colori originali, che davano l'impressione di essere amorevolmente curati da una mano esperta. La piattezza e la calma della superficie dorata dell'acqua (era incantevole il riflesso prodotto dalle foglie soprastanti), sotto la quale pesci di piccole dimensioni conducevano la loro vita subacquea in un mondo parallelo tutto diverso, erano rotte ad intermittenza dal lancio di una manciata di sassolini da parte di un bambino. La madre osservava sorridente e raggiante le manovre divertite del piccolo.

UN DOLORE OSCURODove le storie prendono vita. Scoprilo ora