Erano circa le tre del pomeriggio e Ethan stava camminando in direzione del palazzo dei Winkler. Aveva passeggiato per un paio d'ore tra le vie principali di New York, proprio come gli aveva suggerito Morgan, ma adesso aveva solo voglia di tornare in quell'appartamento che ormai definiva casa. Quella mattina, quando si erano incontrati, né lui né Morgan avevano fatto riferimento all'incontro con Nathan. Probabilmente non era ancora arrivato il momento di parlare di quello che avrebbero dovuto fare quando qualcuno si sarebbe avvicinato a Cassie per farle del male. Sicuramente era sotto shock per quello che era successo il giorno precedente e Morgan non le avrebbe fatto riprendere gli allenamenti né l'avrebbe fatta tornare sul campo.
Ancora non riusciva a capire perché qualcuno aveva intenzione di uccidere Cassie. Non aveva fatto niente di male, si era sempre comportato in modo corretto con tutti, anche con chi non lo meritava. Eppure, qualcuno ce l'aveva con lei e lui non poteva fare altro che aspettare che questo qualcuno si facesse vivo. A quel punto lo avrebbe ucciso, senza pietà. Avrebbe tanto voluto fare la stessa cosa con George ma qualcun altro lo aveva fatto al suo posto.
Era quasi arrivato a destinazione quando gli venne in mente che cosa era successo di preciso il giorno dopo. Lui sapeva che Nathan era andato a parlare con Morgan però Cassie gli aveva detto di aver visto George. L'idea che li avesse scambiati non gli passo completamente per la mente. Sapeva benissimo che Cassie avrebbe riconosciuto Nathan anche a un chilometro di distanza. Il legame tra loro era troppo forte perché lei non lo riconoscesse.
Allo stesso tempo era impossibile che George si trovasse nell'ufficio di Morgan: George era morto. Nathan gli aveva detto di aver visto il corpo dell'uomo privo di vita quando aveva ritrovato Cassandra. La sua bara giaceva nella cripta della famiglia Winkler costruita a circa centinaia di metri sottoterra.
C'era qualcosa che non andava ma non riusciva a spiegarsi cosa. Non pensava affatto che Cassie fosse pazza né che George si facesse vivo sotto forma di fantasma. Come la maggior parte della sua specie e di tutte le specie, cacciatori o non cacciatori, non credeva nei fantasmi.
Arrivò davanti alla porta dell'appartamento e, prima ancora di girare la chiave, la porta si spalancò rivelando la figura ormai molto magra di Cassie.
– Dove sei stato? – gli chiese la ragazza in tono gentile.
– A fare un giro.
– Tutta la mattina? Hai girato mezza New York a piedi? – disse in tono scherzoso.
Sorrise e la guardò negli occhi. Non c'era alcuna traccia di paura, non come il giorno precedente. Il modo in cui aveva urlato e si era dimenata tra le sue braccia poco prima che il medico la sedasse lo aveva un po' sconvolto. Pensò che mai e poi mai si sarebbe tolto dalla mente quelle immagini.
Si rabbuio pensando anche a quello che gli aveva detto Nathan e Cassie dovette accorgersene perché anche la sua espressione cambiò – Va tutto bene? – gli chiese mentre si avvicinava un po' a lui.
– Potrei farti la stessa domanda.
Cassie distolse lo sguardo e guardò fuori dalla finestra, come se cercasse la risposta la fuori – Si, sto bene – disse senza guardarlo – Tra qualche giorno torno a Holding.
Si alzò di scatto e si mise davanti a lei – Cosa? A Holding? Ma è troppo pericoloso!
– Ci sarai tu con me – disse la ragazza con un sorriso – Morgan sa che con te sono al sicuro.
– E tu? – La domanda gli venne fuori così, senza neanche pensarci troppo. A quel punto non aveva senso ricacciarla giù – Tu ti senti al sicuro?
Cassie, con sua grande sorpresa, annuì. Il suo cuore si fermò per qualche attimo – Sei una delle persone più importanti della mia vita, mi sei stato accanto nei momenti più difficili. Come potrei non sentirmi al sicuro con te?
Ethan sorrise poco dopo quella conversazione si ritirò nella sua stanza con la scusa di dover riposare un po'.
Quello che gli aveva detto Cassie avrebbe dovuto renderlo felice e in parte era così. La cosa che un po' lo aveva demoralizzato era il fatto che avesse detto che lui era una delle persone più importanti della sua vita e non la persona più importante. Non ce l'aveva con lei, come avrebbe potuto? Cassie non era al corrente di quello che provava per lei e forse non glielo avrebbe mai detto. Non era giusto. Non era giusto né per lei né per lui stesso. Cassie apparteneva a Nathan e Nathan apparteneva a Cassie. Lui non poteva mettersi in mezzo.

Dopo l'incontro con la sorella, Morgan si era recato nel suo ufficio per organizzare le missioni del giorno successivo. Da quando suo nonno era morto, era stato costretto a prendere le redini della famiglia contro la sua volontà. Sapeva che tutto questo un giorno sarebbe successo ma non immaginava che sarebbe stato così pesante.
Gli mancava andare a caccia, prendere parte alle missioni, fare qualcosa di concreto oltre che organizzare il lavoro. Prima non partecipava molto, non andava sempre in missione, però quello che faceva gli piaceva. Gli era piaciuto anche andare ad allenare la classe di Cassie insieme a Robert e Nathan. Probabilmente tutti pensavano che era stato suo nonno a mandarlo la, che era una sorta di raccomandazione, ma la verità era che Morgan aveva pregato George di mandarlo a Holding.
Odiava stare a palazzo, lo aveva sempre odiato. Da quando sua madre era scomparsa e suo nonno aveva iniziato a occuparsi di lui, le cose erano parecchio cambiate e la sua infanzia era stata un incubo. George era sempre stato un tipo molto autoritario e spesso lo puniva, anche per cose banali. Si era ripromesso di non diventare come lui ma giorno dopo giorno si rendeva conto che, inconsciamente, stava iniziando a diventare il suo erede a tutti gli effetti.
Capitava che si sentisse superiore agli altri, che non amasse essere trattato come un cacciatore qualunque perché lui era uno importante. Ma quando si rendeva conto di quanto era sbagliato il suo atteggiamento tornava sui suoi passi e cercava di rimediare anche se non ci riusciva sempre e quello che era successo nel suo breve soggiorno a Holding ne era la prova. Era stato parecchio cattivo con Cassie, soprattutto quando aveva combattuto contro di lei quella volta all'Accademia. Si era ripromesso che si sarebbe scusato ma poi, chissà perché, aveva dimenticato di farlo. Inoltre era anche successa quella brutta faccenda con sua madre. Ancora non riusciva a togliersi dalla mente alcune scene di quello che era successo e sicuramente neanche Casse lo avrebbe mai fatto. Anche se in quel momento era stato soggiogato, qualche giorno dopo aveva iniziato a ricordare per filo e per segno quello che era successo, compreso il fatto che stava per uccidere anche sua sorella e che aveva ferito Cameron.
Quello, però, era il vecchio Morgan. Dopo quegli spiacevoli avvenimenti aveva deciso di non sottostare alle regole di George. Si era avvicinato a Cassie e lei aveva accettato le sue scuse. Non era un vero e proprio perdono, ma il fatto che adesso tra loro c'era un vero rapporto fraterno era abbastanza per lui. Avrebbe fatto qualunque cosa per sua sorella. Anche se non erano cresciuti insieme, l'affetto che provava per lei era indescrivibile. Altrimenti come avrebbe potuto mai accettare la sua proposta di tornare a Holding per qualche giorno? Sapeva che era una cosa a cui lei teneva e che l'avrebbe resa felice quindi aveva accettato senza pensarci due volte. Vista la situazione sarebbe stato molto pericoloso mandarla la e anche se Ethan l'avrebbe sorvegliata tutto il tempo, non sarebbe stato abbastanza. Un solo guerriero, per quanto forte, non potrebbe mai e poi mai affrontare un esercito.
Bussarono alla porta e la sua segretaria, una nephilim che gli faceva una corte spudorata solo perché ambiva al suo patrimonio, gli annunciò che qualcuno aveva urgente bisogno di parlare con lui.
– Fallo entrare – disse senza neanche guardarla negli occhi. Sentì dei passi e alzò lo sguardo non appena il ragazzo si sedette davanti a lei – Daniel! Che succede?
– Sono venuto per parlarti di una cosa – Era molto serio, una cosa piuttosto insolita visto che Daniel aveva sempre quel sorrisetto sfottente sulle labbra
– Ancora problemi con Cassandra?
Il sorriso comparve ma non era affatto sfottente o calcolato. Era un sorriso spontaneo – Tua sorella non si fida molto di me – disse con una punta di amarezza nella voce.
– Cassie non si fida di nessuno – disse serio – Soprattutto non si fida di chi tenta di ucciderla.
Daniel non aggiunse altro. Si sedette davanti a lui e assunse la stessa espressione seria di quando era arrivato nel suo ufficio – Avrei bisogno di un permesso per andare a sbrigare delle cose.
– Posso sapere di cosa si tratta?
– Sono delle cose personali – ribatté secco.
Morgan si rese conto che, in effetti, non era suo compito impicciarsi della vita privata dei cacciatori – Almeno posso sapere dove devi andare?
– Holding.
Subito un'idea gli balenò nella testa. E se avesse mandato lui insieme a Cassie e Ethan? Magari lei non sarebbe stata molto d'accordo e avrebbero litigato per tutto il tempo ma almeno ci sarebbero state due persone a coprirle le spalle in caso di bisogno, altre due a parte Nathan. Lui non gli aveva dato molte informazioni riguardo a dove si trovava o cosa era successo in Antartide ma era quasi convinto che si trovasse a Holding. Inizialmente aveva pensato che Cassie volesse tornare la per incontrarlo ma era certo che lei non sapesse che Nathan fosse tornato e non lo avrebbe saputo fino a quando non sarebbe stato necessario l'intervento del ragazzo.
– Va bene – disse Morgan – Però c'è una cosa che devi fare per me.
– Qualunque cosa – rispose Daniel da fedele guerriero.
– Anche Cassie e Ethan andranno a Holding e tu viaggerai insieme a loro. Non dovrai perdere di vista Cassie neanche per un secondo. Intesi?
Daniel sorrise nuovamente, stranamente soddisfatto dalla notizia, come se non stesse aspettando altro – Lo farò.

La Cacciatrice Ibrida 2Where stories live. Discover now