Chapter 20

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[AMY]

Non so cosa siamo ora io e Gennaro.
Più che amici, questo è sicuro.
Ma per quanto lo ami non voglio averlo.
Strano, vero?
Non voglio essere una che si crede proprietaria di qualcosa, voglio essere una persona libera, da ogni dovere, da tutto e da tutti.

È per questo che da quando ho compiuto tredici anni ho deciso che avrei fatto un viaggio.

Che mi sarei lasciato tutto e tutti alle spalle e sarei partita.
Senza meta.
Senza mappe.
Solo l'orizzonte davanti che si espande e non finisce più.

Questo voglio per me.
La libertà.
Voglio essere libera di poter fare della mia vita quello che voglio.

Voglio buttarmi da un cornicione? Posso.
Voglio farmi bocciare? Posso.
Voglio ferirmi per infliggermi dolore? Posso.

Posso fare ciò che voglio e nessuno me lo impedirà.

Suona la campanella, distolgo lo sguardo dalla finestra e chiudo i libri aperti senza senso sul banco.
Metto tutto nello zaino ed esco dall'aula.

Mi fermo difronte al mio armadietto e aprendolo cade un foglietto scritto a biro rossa sbavata con qualche disegnino e gli angoli strappati.

Più che amici, ora?

Lo accartoccio e lo metto in tasca.
Poi afferro il telefono e sbatto l'armadietto per chiuderlo.

Mi ci appoggiò contro e mi fermo a fissare tutti gli studenti, o almeno la buona parte che c'è qui fuori a quest'ora.

Alcuni si baciano.
Altri litigano.
Ragazze che stanno con le cuffie nelle orecchie sedute sulle scale.
Ragazzi che filmano qualunque persona o cosa gli passi davanti e professori che fanno presto a chiudersi nelle rispettive classi.

Poi ci sono io.
Che credo di essere diversa da tutte queste persone.
Ma forse mi sbaglio.
Infondo siamo tutti uguali.

Perché il mondo è così monotono?
Non si può fare qualcosa di diverso che vieni giudicato male.

Delle mani mi afferrano da dietro per i fianchi e mi cingono.

"Genn.."

"Piccola?"

"No"
Mi fa girare verso di lui.

"Cosa no?Non ti piace piccola?"

"L'hai scritto tu il bigliettino?"

"Si"

Lo prendo fuori dalla tasca e lo spiego, mettendoglielo in mano.
Prendo un sospiro e ripeto ciò che ho detto prima.

"La risposta è no"
Dico e mi volto.
Riprendo a camminare ma Gennaro mi si piazza davanti.

"Dimmi perchè"

"Perché ti amo Gennaro. Ti amo e non voglio farti soffrire"

"MA NON LO CAPISCI CHE COSÌ MI FAI SOFFRIRE?" Urla ormai con le lacrime agli occhi.

"Non urlare" è tutto quello che riesci a dirgli.
Perchè il mio cuore in questo momento si è fermato e contemporaneamente frantumato.
E vederlo così mi fa stare male.

"Più che amici?"
Mi ripete.

"Non voglio appartenere a nessuno Genna.."
Ma poggia le sue labbra possessivamente sulle mie, impedendomi di finire la frase.

Cerco di staccarlo ma lui spinge i suoi denti più affondo nelle mie labbra, provocandomi dolore, e non riesco a reagire.

Per farlo finire devo finire io.
Allora sto ferma, e le mie labbra non si muovono se non spostate dalle sue accompagnate dalla sua lingua.

Si stacca non ricambiato.

"Amy io ho bisogno di te"
Fa peso su quella parola.

"Non sarai mia.
Non ti tratterò possessivamente. Ma ti prego, ho bisogno di te, del tuo amore" mi supplica.

"Genn io..non lo so"

Lo abbraccio ma lui non fa una piega.
Poi apro le braccia per scostarmi ma in quell'instante me le prende e le avvinghia al suo collo più forte, premendo le sue nella mia schiena.

L'abbraccio dura molto ma non abbastanza.
Lui si sposta e io mi sposto.

"Ho bisogno di te" ripete.

Poi si gira, ed esce dalla porta.

fall » g.b.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora