Capitolo 24

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É marzo. Le giornate si allungano, il sole scalda l'aria... e si avvicina la maturità... e anche l'esame pratico della mia patente.
Vado giù per le scale di casa mia legandomi i capelli, stasera la band suona e io avevo promesso a Viola che mi sarei presa cura di lei. Incontro mia madre in cucina, fa strano vederla in giro. "Ciao mamma... avevi il turno stamattina?" Chiedo sull'uscio della porta tra il corridoio e il cucinino. "No, in realtà devo andare stasera" si gira a guardarmi "vai da Alessio?" Mi chiede. "No, in realtà sto andando a casa di Viola, sai la ragazza che é venuta qui anche per il mio compleanno... stasera andiamo insieme a vedere i ragazzi" le spiego. "Quindi immagino che in quel borsone ci sia la roba da vestire" sospira. "Si... tranquilla, l'ho piegata bene" sorrido. "Chi vi porta stasera?" Chiede premurosa. "Riccardo, i suoi genitori gli hanno prestato la macchina da 7 posti" tento di capire se si riccorda di Rick... si okay, sa di chi sto parlando. "Ma puó guidare una macchina grande? É un neopatentato" chiede dubbiosa. "Ma lui ha un anno in più di noi, é da più tempo che ha la patente" le spiego. Annuisce poco convinta. "Con Alessio come va?" Mi chiede. Ah, domani nevica quindi. "Bene, perché?" Chiedo sedendomi sulla sedia, ho capito che staró qui ancora un po'. "Così, ho visto la collana e l'anello che ti ha regalato... sono molto belli" sorride. Sorrido anche io e guardo l'anello che brilla sul mio anulare. "É un bravo ragazzo, vero?" Mi chiede. "Si, si mamma" affermo. "Non ti usa solo per le cavolate spero" sospira. "No, mi ama davvero" la rassicuro. "Okay, ti lascio andare" si alza dalla sedia. "Ah, oggi Giuseppe parte due o tre giorni per lavoro, stasera Flora va da sua madre ma domattina dobbiamo andarla a prendere" annuisco sperando che ora mi lasci andare seriamente. "Magari vai tu. A prenderla, dico. Tanto Alessio non ha la patente?" Mi chiede. "Si, se tu torni che sei stanca andiamo a prenderla noi." Rispondo avvicinandomi alla porta. "Non bevete troppo, specialmente chi guida" mi raccomanda. "Si, ciao mamma" mi saluta mentre chiudo la porta di casa. Dopo un interrogatorio durato ore, almeno stanotte ho la casa libera.

Suono a casa di Viola e dopo una manciata di secondi viene ad aprirmi sua madre, che non ho mai visto. "Tu devi essere Cleo" sorride facendomi entrare. In quel momento vedo un cane corrermi incontro. "Lei é Luna, puoi accarezzarla mentre aspetti che Viola finisca la doccia." Mi spiega sua madre. "Comunque io sono Agnese, piacere" mi porge la mano che io stringo. "Avete una bellissima casa" sorrido. "Grazie, e tu dove abiti, cara? Viola mi ha parlato tanto di te, voglio sapere un po' di cose!" Mi spiega. "Io abito in fianco alla famiglia Bernabei, non so se conosce Alessio" affermo. "Ah, ho capito! Ma tu ti sei trasferita da poco, giusto?" Chiede premurosa. "Si, da settembre. I miei si sono separati e per cambiare aria sono venuta qui con mia madre" spiego cercando di non far vedere che sto raccontando una bugia, dato che non sono brava. "Capisco. Siediti se vuoi, mia figlia ci mette un po' di solito" sorride. La ringrazio mentre mi siedo, e Luna spunta con le zampette sulle mie ginocchia. Inizio ad accarezzarla mentre Agnese é in cucina, é proprio vero che le mamme sono tutte uguali. O sono in cucina o a pulire. Dopo circa 5 minuti sento la voce di Viola chiamarmi. Mi alzo e la abbraccio, mentre noto che ha i capelli ancora bagnati. "Tesoro! Da quanto sei qui?" Mi chiede. "Poco" affermo. "Mamma noi andiamo in camera" grida dirigendosi verso il corridoio dove, alla fine di esso, apre una porta, mostrandomi camera sua. "Non guardare il casino, e nemmeno gli spartiti in giro" mi raccomanda.
É una stanza molto accogliente. Bianca e celeste, con un letto matrimoniale simile al mio, un armadio, un tavolo messo come scrivania, una piccola libreria e la batteria vicino alla finestra. "Scommetto che i tuoi vicini ti odieranno per quella" sorrido indicando lo strumento. "S'attaccano" alza le spalle ridendo. Apro il borsone e cerco il beauty case tra i vestiti piegati. "Dai su, apri l'armadio" la incito. Apre le ante e dentro, ordinatamente, sono messi i vestiti da tutti i giorni, quelli eleganti e quelli per uscire. "Faccio io o fai tu?" Chiedo, ma vedo che non é molto convinta quindi inizio a far scorrere gli appendiabiti. "Oddio, ma questo é stupendo!" Tiro fuori un semplice abito nero, stretto in vita e con la gonna larga. Sulla schiena ha una scollatura ovale ricamata con del pizzo e ha le maniche a tre quarti. "Non lo metto mai" alza le spalle. "Ma tu sei matta, é stupendo! Dai provalo" le consiglio e lei inizia a togliersi i pantaloni da ginnastica. "Tu non vuoi provare niente?" Mi chiede. "Io ho già i vestiti per me" sorrido sedendomi sul letto.
"Sei proprio scema, ti sta da Dio 'sto vestito!" La rimprovero. Si guarda allo specchio e si lega i capelli per non dargli fastidio. "Forse si, con delle calze e gli stivaletti" sorride. "mi pettini tu?" Mi chiede mordendosi il labbro. "Certo, mi vesto mentre ti asciughi i capelli" sospiro tirando fuori il mio vestito. É una camicia lunga, mi arriva fino alle ginocchia, nera, senza maniche, con dei bottoni lavorati e delle catenine dorate appese tra bottoni e cuciture. Lo indosso mentre la mia amica, con il phon attaccato alla spina si asciuga i lunghi capelli ramati. Indosso anche le calze e, alla fine, sono seduta dietro di lei che vedo di sistemarle i capelli. "Dimmi se ti tiro i capelli" sussurro prima di iniziare. Inizio a farle due codini alti ai lati della testa. Li fermo con due elastici, e già ora ho le dita incastrate tra i nodi. "Ce la faccio, dammi un secondo per non farti male" ridacchio districando le lunghe ciocche. Alla fine ricavo due piccoli chignon che fermo con delle forcine. Si alza in piedi e si guarda allo specchio, per l'ennesima volta. "La smetti di guardarti allo specchio? Sei bella" sorrido, lei ride. "Ora aiuto io a pettinare te" afferma mettendosi in ginocchio dietro di me. "Ti faccio le trecce" prosegue iniziando a lavorarmi i capelli. Mentre chiacchieriamo, lei riesce a farmi due trecce che partono dalle tempie, seguono l'attaccatura dei capelli e arrivano fino al mio collo, girando intorno all'orecchio. "Sono bellissime" sussurro guardandomi allo specchio.

Resta anche domani (Alessio Bernabei) #Wattys2017Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora