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Sto arrivando, amore. Resisti ti prego

Questa era l'unica cosa a cui riuscivo a pensare mentre guidavo verso l'ospedale insieme a Liam e Zayn.

Cercavo con tutte le forze di non piangere, stringendo i denti e guardando la strada davanti a me, non volevo che la vista mi si offuscasse e mettesse in pericolo me e i miei amici. Dovevo essere forte. Almeno fino all'arrivo in ospedale.

Se gli fosse successo qualcosa, io-

"Sei sicuro di aver sentito bene, Zay?" chiese cautamente Liam.

Il ragazzo si era seduto nei sedili posteriori cercando di rendersi utile e alleviare almeno un pò la preoccupazione del moro, accarezzandogli dolcemente la spalla e le braccia.

"S-sì," mormorò lui con gli occhi lucidi, tremando leggermente "Un'infermiera mi ha chiamato e...e mi ha detto che ha avuto un incidente e adesso si trova in uno stato di incoscienza. Non--" Scosse la testa e sospirò pesantemente "non so altro"

Liam annuì comprensivo e gli si avvicinò, attirandolo a sè. Gli fece poggiare il capo sul suo solido petto e gli accarezzò i capelli, sussurrandogli parole confortanti all'orecchio.

Li guardai distrattamente dallo specchietto retrovisore e non potei non ammettere a me stesso che quei due erano fatti l'uno per l'altro. Per quanto ci provasse, Liam non sarebbe riuscito a reprimere questa parte di sè e non sarebbe neanche riuscito a restare lontano da Zayn.

Erano solo questione di giorni e lo avrebbe capito anche lui.

Riuscì ad arrivare all'ospedale il più in fretta possibile e rapidamente svoltai verso il parcheggio. Uscimmo dall'auto quasi inciampando sui nostri stessi piedi e quasi mi dimenticai di chiudere a chiave la macchina.

Entrammo dentro il grande edificio e corremmo per trovare qualcuno che ci potesse dare delle informazioni. All'ingresso ci tuffammo senza pensarci due volte sulla ragazza dietro il bancone.

"Louis, Louis Tomlinson?" la sua voce di Zayn era chiaramente ansiosa e frettolosa.

Lei ci lanciò un'occhiata confusa, tuttavia, essendo probabilmente abituata a quelli avvenimenti non così insoliti in un ospedale, rispose gentilmente alle nostre domande, rivelandoci il piano e la stanza del ragazzo che cercavamo.

"Louis Tomlinson." Ripeté la ragazza lentamente, inserendo nel frattempo il nome sul computer "Terzo piano, terapia intensiva. Stanza numero 218"

Annuimmo e subito ci dirigemmo verso le scale.

"Ehi, aspettate!" Gridò l'infermiera dietro di noi "Non potete entrare senza prima essere identificati!"

La ignorammo e proseguimmo per la nostra strada, salendo velocemente le scale. Gli ascensori ci avrebbero solo rallentati e non potevamo permetterci di fermarci un solo istante.

Non avevamo tempo per cose così stupide come il dimostrare i nostri gradi di parentela con Louis. Non c'era tempo.

Dio, appena ti sveglierai ti prenderò a pugni per averci fatto preoccupare così tanto. E poi ti bacerò e ti sussurrerò quanto sono stato stupido ad averti lasciato lì, su quel marciapiede, da solo.

Se gli fosse successo qualcosa, se non si fosse risvegliato, non me lo sarei mai perdonato.

Scossi la testa. Non era questo il momento di pensare.

Riuscimmo a trovare la stanza dopo quelli che sembrarono lunghi ed estenuanti minuti. Entrammo.

Vedemmo Louis sul letto bianco, coperto fino al petto da una coperta piuttosto leggera con il petto e il braccio pieni di strani fili. Lo guardai immobile sul posto.

The Barman ➼ Larry FanfictionWhere stories live. Discover now