-Papà...- Lo pregai per il dolore.

-Cosa?- Rise raucamente. -Ti fa male?- Mi scosse di nuovo e Ashton si alzò dal divano. -E' il minimo che ti meriti, dovevi solo preparare una cazzo di cena, così difficile era?

-Papà, lasciala andare...- Parlò mantenendo la calma Ashton, per non peggiorare la situazione, ma non funzionò, e la mano di mio padre raggiunse il collo di Ashton per poi stringere.

-Non dirmi quello che devo fare.- Il volto di Ashton diventò rosso, e senza pensare alle conseguenze, cercai di allontanare il braccio di mio padre che stringeva il collo di mio fratello, ma ricevetti uno colpo sulla guancia che mi fece cadere a terra. Ashton si inginocchiò accanto a me mentre io toccavo con le mie mani la zona colpita cercando di trattenere le lacrime per il dolore fisico, ma ancora di più per il dolore psicologico.

-Ashton, non azzardarti mai più a metterti in mezzo.- Minacciò mio padre, essendo consapevole che non aveva ancora finito e che mi avrebbe di nuovo colpito. Ma Ashton mi cinse con le sue braccia impedendo a mio padre di colpirmi. -Togliti, Ashton.- Impose mio padre con quel suo tono di voce roca. Mio fratello non si mosse e sentii un ringhio da parte di mio padre, pochi secondi dopo, mi lasciò andare. Aprii gli occhi e osservai come mio padre lo teneva fermo contro il muro mentre lo afferrava di nuovo dal collo e poi, quando il viso di Ashton non poteva essere più rosso di com'era per la mancanza d'aria, lo colpì nello stomaco causandogli il doppio del dolore. Mio padre così lasciò la stanza e mentre mi avvicinai a Ashton che riusciva a malapena a respirare, lo riempii di insulti mentalmente.

-Mi dispiace, Ashton, mi dispiace.- Singhiozzai, guardando il suo volto contorto dal dolore. Si sedette e mi guardò cercando di sorridere, ma mostrando solamente una faccia che mi fece sentire ancora peggio. -Davvero, io... Io non volevo...- Sussurrai tra le lacrime mentre le sue mani mi incorniciarono il viso.

-Ehi, M, va tutto bene, ok?- Cercò di consolarmi con quella voce rotta per la gola secca, e mi tenne stretta mentre piansi sulla sua spalla. Come ha sempre fatto quando nostro padre ci picchiava. Come ha sempre fatto da due anni.

-o-

-Andiamo, piccola, alzati.- Disse Ashton scuotendomi nel letto, ed io mi voltai verso di lui. Dopo la litigata con nostro padre di ieri sera, avevo chiesto ad Ashton di dormire con me, avevo bisogno di lui. -Fa male?

-Un po'.- Camminai fino allo specchio della stanza per vedere la mia faccia, sulla quale compariva un livido, conseguenza del colpo di ieri sera, che avrei coperto con il trucco. -E tu?

-No, io sto bene.- Però sapevo che stava mentendo. Mi ha sempre mentito quando stava male per non farmi sentire peggio o in colpa. Era forte per entrambi.

Ci incamminammo verso scuola e guardai il cellulare per la prima volta da ieri mattina, mi ritrovai migliaia di chiamate e messaggi di Luke come 'Stai bene? Perché non prendi il telefono?' 'Ieri mi avevi detto che non eri arrabbiata, non lo sei ora, vero?' 'Basta Mickie, se stai cercando di farmi preoccupare, ci stai riuscendo, puoi prendere quel maledetto telefono per una buona volta?' Mi sentii in colpa per non aver guardato il cellulare prima di allora, sicuramente Luke era di pessimo umore, per non aver ricevuto nessuna risposta alle sue chiamate e ai suoi messaggi.

Entrammo a scuola e lasciai Ashton, mi toccava fisica e chimica e dovevo sbrigarmi per prendere un buon posto in classe, dal momento che non andavo molto bene in quel settore. Entrai in classe prima che il professore arrivasse e poi lo vidi, mentre avvolgeva con il braccio la Barbie con cui lo vidi il primo giorno. Puttaniere. E lui lo sapeva anche, l'unica cosa che non sapeva era perché mi importava. Mi guardò, ma questa volta i suoi occhi mostravano solo fastidio, rabbia. Andiamo! Il signore è arrabbiato perché non ho risposto alle sue chiamate!

Mi sedetti in prima fila pronta a partecipare alla lezione insieme a tutta la classe quando sentii una mano, proprio al banco alla mia destra. L'insegnante entrò in classe.

-Perché non hai risposto alle mie chiamate?- Mi chiese sussurrando mentre si avvicinò a me. Lo guardai con indifferenza, con fastidio, ora quella arrabbiata ero io, non era l'unico ad avere un umore facilmente irritabile. -Mickie? Oh, andiamo, piccola, che cazzo hai che non va?

-Vuoi lasciarmi in pace?- Gli lanciai un rapido sguardo per poi riportare i miei occhi verso l'insegnante che stava spiegando.

-No, dannazione, devo essere fottutamente fastidioso qui, Mickie.- Continuò ad insistere.

-Ma ti stai zitto?

-No, non lo faccio.

-Irwin, Hemmings, uscite dalla mia classe.- Ordinò l'insegnante, ormai la mia mandibola non sosteneva più la mia bocca, era già caduta a terra dallo stupore. Non poteva averlo fatto. No.

-Mi dispiace, Mr. Thomas, non parlerò più, davvero.- Lo pregai.

-Non lo ripeterò più, fuori dalla mia classe, se dovete raccontarvi le storielle lo fate fuori da qui.

-Almeno è più divertente di stare in questa classe di merda, con rispetto, Thomas.- Disse Luke, pronunciando in maniere dispregiativa 'Thomas' e, dopo aver preso il suo zaino, camminò fuori dalla classe, così presi scontrosamente la mia borsa e mi diressi fuori come fece lui poco fa.

-Ma che hai che non va, sei idiota?- Gridai appena uscita fuori dalla classe mentre lui si appoggiò su uno degli armadietti.

-Ehi, calmati.

-No, non voglio calmarmi.

-Andiamo fuori a parlare meglio, ti invito a prendere un tè?- Parlò con divertimento ed io chiusi gli occhi per cercare di trattenere la rabbia.

-Sto perdendo la lezione per colpa tua.

-Sei troppo buona... angelo.- Rispose guardandomi con aria divertita. 

-Angelo? Prima ti credi Romeo venendo sotto il mio balcone ed ora Patch Cipriano?- Chiesi ricordandomi di come Patch chiama Nora, Hush Hush.

-Che cosa?

-Patch Cipriano, il personaggio di un libro, Hemmings.- Risposi ovvia.

-Oh, andiamo, piccola, non leggo queste cose.- Rispose alzando gli occhi al cielo.

-Beh, io non capisco perché mi chiami così.- Dissi e vidi come si avvicinò di nuovo a me, quasi ad incollarmi al muro, quando avevo smesso di essere arrabbiata per diventare così fragile davanti a lui? 

-Sei responsabile, odi rompere le regole, sei troppo buona per me, e a me son sempre piaciute le sfide, angelo.- Rispose ed accorciò di poco lo spazio che si era formato tra i nostri corpi e i nostri occhi.


Rebellion || L.H. [ Italian traslation ]Where stories live. Discover now