10 Capitolo

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Tra i corridoi della scuola molti ragazzi si scambiano pacche amichevoli sorridendo e parlottando tra di loro.

Non ho idea di quanti hanno salutato Tyler, sono davvero molti quelli che lo conoscono e non immagino con quanta facilità riesca a fare amicizia. Quasi lo invidio per il fatto che conosca tanta gente anche se a me piace avete pochi ma buoni amici.

"Ehilà Ty" fa cenno un ragazzo bruno, molto alto, forse del quarto anno passandogli di fianco e dandogli una pacca sulla spalla prima di lanciarmi un occhiata strana "ciao bambolina" ammicca guardandomi da capo a piedi per poi proseguire la sua strada.

Ty Ricambia anche questo saluto con un ennesimo cenno amichevole incenerendolo un attimo dopo per quell'affermazione poco consona. Che mi stesse proteggendo (?).

Faccio una smorfia di disgusto reagendo malamente a quelle occhiatine che ormai tutti i ragazzi che si sono fatti vivi attorno a Tyler mi hanno lanciato senza ritegno e trattenendo un conato di vomito per il nomignolo disgustoso che molti attribuiscono a quelle ritenute poco di buono. Quasi maliziosi direi...e anche troppo.

Il mio sguardo vaga inizialmente su di loro incenerendoli uno ad uno anche se con un velo di rossore sul viso per quei atteggiamenti poco adeguati nei miei confronti e per l'imbarazzo primordiale che mi caratterizza.

Mi chiedo il perché del suo comportamento. Ha fatto effetto vedere Ty in quello stato di 'quasi protezione' anche se non ne capisco bene il motivo, fino a poco fa ero quasi per dire niente per lui. Non ha nemmeno mostrato molta strafottenza nei miei confronti , durante il tragitto verso classe, e volendo con qualche sforzo qualche parola ce la siamo anche scambiata.

"Wao quanti amici che hai!" La voce mi esce molto schifata e lui si volta verso di me distraendosi dall'apparire figo mentre saluta tutti e cammina come in passerella.

"E finiscila di fare il fighetto, sembri un cretino" intervengo posando gli occhi sulla sua figura in movimento.

"Non sarai di certo tu a dirmi come devo comportarmi" la sua risposta è arrogante e inizio a pensare che quel poco di positivo che ha sviluppato nel suo comportamento precedente si sia totalmente volatilizzato.

Ci lanciamo occhiate sprezzanti quasi come ad insultarci in silenzio. Una sorta di litigata fatta di sguardi omicida e musi incavolati.

Siamo come cane e gatto. Ogni singola cosa è un buon pretesto per odiarsi.

"Ecco sei arrivata" la sua voce spezza quel litigio di sguardi con tono deciso e altamente indifferente come se avessi fatto cambiare il suo umore in modo radicale e in poco tempo.

La campanella suona proprio in quel momento che diventa lo stesso in cui Tyler se ne va senza salutare, con le mani in tasca, il solito sbuffo e sguardo basso differente da quello precedente fermo e deciso, lasciandomi con lo sguardo fisso sulla porta della classe di storia.

È aperta e già molti ragazzi sono seduti tra i banchi, altri invece su di essi o in piedi parlottando copiosamente tra di loro, ridendo e scherzando animamente come se il luogo in cui si trovano in questo momento non sia la scuola ma un bar.

Il professore è già in cattedra che consulta il registro con i piccoli occhiali da vista sulla punta del naso e talmente distratto da non badare alla leggera confusione che regna in questa stanza.

Per non essere scortese, dò due colpetti sulla porta prima di entrare attirando solo l'attenzione di tutti e facendo calare un silenzio imbarazzante e molto acuto che sta solo aumentando il mio disagio.

Mi concentro sulla figura dell'uomo seduto che accortosi del cambiamento radicale dei rumori nella classe si distrae dal suo lavoro per guardare tutti che sono rimasti immobili a fissarmi dai loro posti.

Al ritmo del mio cuoreWhere stories live. Discover now