Capitolo trentacinque

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'H-harles? C-come fai a sap-perlo?'
La voce di Louis era un sussurro a malapena udibile: quel proiettile nel fianco gli stava provocando un grande dolore e Harry si stava ancora chiedendo che cazzo di fine aveva fatto l'ambulanza. Non voleva vedere il suo piccolo soffrire, voleva solo farlo guarire e portarlo con sè nella sua immensa villa, a passare giornate intere a coccolarsi e rotolarsi tra le coperte del letto.
'Amore mio, non parlare e non sforzarti.' Sussurrò Harry, passando il pollice sul labbro inferiore del ragazzo più piccolo, che ancora lo guardava con occhi spalancati, non riuscendo a capacitarsi della presenza del suo idolo che, oltre tutto, lo chiamava 'amore' e gli parlava di Harles.
Ma Louis se ne fregò altamente delle sue fitte al fianco e ignorò il consiglio di Harry: aveva di fronte quel ragazzo che sognava e amava da troppo tempo, non poteva di certo starsene in silenzio ed inoltre voleva capirci di più su quella storia al limite del ridicolo.
'T-tu non sei H-Harles, i m-miei, ouch, c-compagni lo s-sono'
Ed Harry allora capì: capì perchè Louis era salito su quella macchina, quando era arrivato in stazione; capì che quegli stronzi avevano detto lui di essere Harles e, con l'inganno, l'avevano portato qui e fatto soffrire. Ancora non sapeva come fossero riusciti a scoprire di lui, ma l'avrebbe saputo presto. L'importante era che tutta questa situazione era finita in meglio: ora c'era lui che avrebbe ammazzato di botte, chiunque avesse avuto la stupidità di avvicinarsi al suo piccolo, che aveva sofferto davvero troppo ed ora meritava solo di essere amato, con quell'amore che solo lui doveva dargli, lui e nessun altro.
'No, amore mio, sono io Harles e quel giorno ero anche alla stazione e ti ho visto salire su quella macchina. Allora ho preso la targa ed io, i miei compagni e il cugino di Lucas, abbiamo iniziato a fare ricerche su ricerche per riuscire a trovarti, ma poi hanno trovato il cellulare e tu non c'eri ed io ero così.. Sto stra parlando vero?'
Louis sorrise per la sua tenerezza, sorrise perchè il suo sogno più grande si era avverato, ma soprattutto, sorrise perchè allora si era innamorato della persona giusta, perchè aveva visto in Harles un ragazzo splendido e non si era sbagliato.
'Facciamo che ti racconterò tutto, quando starai meglio, abbiamo tutta la vita davanti, da adesso in poi e nessuno ti allontanerà di nuovo da me.'
Così, il ragazzo dagli occhi azzurri e, in questo momento anche lucidi, aprì le braccia, in una richiesta silenziosa di un abbraccio, che il riccio gli diede subito. Ed era quello che si provava nello stare tra le sue braccia: quella strana sensazione alla bocca dello stomaco, che ti convince di essere accanto alla persona giusta.
Stette attento a non appoggiarsi sul fianco, che vedeva ricoperto da una specie di garza, per poi lasciare un piccolo bacio sul naso del più piccolo, che non aveva smesso un attimo di sorridere, come lui d'altronde.
'P-perchè mi hai s-scritto?' Chiese Louis, ancora tra le braccia del suo idolo, dopo un lasso di tempo che poteva sembrare infinito: tra le braccia di Harry era come se il tempo si fosse fermato e al diavolo il dolore al fianco, Louis non si era mai sentito meglio di così.
'Perchè mi sono innamorato di te, dal primo momento che ti ho visto'
E se quel proiettile non l'aveva ucciso, ci pensò questa frase.

• Footballer •Where stories live. Discover now