Capitolo undici

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Era il solito giorno di scuola per Louis Tomlinson: il solito banco in fondo all'aula, il solito professore di matematica che faceva lezione, i soliti compagni che si fingevano interessati all'argomento, quando in realtà facevano e pensavano tutt'altro. Era l'unico lì dentro a non avere il compagno di banco, era l'unico lì dentro ad essere omosessuale e quindi era l'unico ad essere preso di mira ed escluso. Eppure Louis era uno di quei ragazzi dannatamente attraenti e con la passione per quella squadra che tutti in quel paese adoravano, lo United, ma tutti i suoi amici, quelle serate accennate ad Harles in cui giocava a calcio, quella felicità che lo caratterizzava, erano scomparsi da due anni a questa parte. Louis era gay e aveva fatto 'coming out' nella maniera più brutta possibile. E come dimenticarsi quel giorno? Quella mattina in cui, parlando di una delle tante partite della sua squadra, si era lasciato sfuggire dei complimenti un po' troppo spinti verso il capitano, cosa che non era passata inosservata ai suoi compagni di classe.
-Aspetta, ma sei gay?- gli avevano allora chiesto. E il povero Lou aveva annuito, come se fosse la cosa più naturale al mondo, come se non si aspettava niente di tutto quello che sarebbe successo dopo. Perche non c'era niente di male, no? E invece da quel giorno iniziò ad essere allontanato da quelle persone che considerava 'amici', ad essere picchiato, ad essere escluso, persino dai Doncaster Rovers, dove era uno dei più bravi. Ma a chi importava del talento se c'era qualcuno che poteva far sfigurare la squadra con la sua omosessualità?
Ridicolo.
Ma quel giorno, ci fu un rumore che distrasse tutti, professore compreso: un qualcuno che stava bussando alla porta, per poi aprirla e fare il suo ingresso. E tutti potevano entrare da essa, tutti, ma mai Louis avrebbe pensato di vedere quel riccio che tanto amava e seguiva, varcare la soglia della sua classe.
Una marea di urla, di grida e di cori si alzarono subito tra le mura di quell'aula, comprendendo anche il professore, ovviamente, che per quell'ora aveva detto 'addio' a quelle formule geometriche scarabocchiate sulla lavagna.
Harry Styles, in tutta la sua bellezza, era lì, in quelle mura e Louis non poteva far altro che rimanere paralizzato, mentre lo osservava sorridere difronte a quell'accoglienza calorosa.
-Capitano, mi lascia dire che è per tutti un grande onore averla qui oggi.- Disse subito il professore prendendo la mano del riccio e stringendola, in un saluto cordiale.
Harry mostrò un sorriso al professore, ma con lo sguardo analizzava tutte le persone lì presenti, alla ricerca del suo LouUnited, che tanto l'aveva colpito. E quel sorriso si spense nel vedere il suo piccolo in fondo all'aula, da solo, che si torturava le mani per l'imbarazzo, mentre un coglione dei tanti gli tirava addosso una pallina di carta.
-Tu- disse il capitano, con voce seria, allo stronzo di turno, puntandolo con un dito. -Che cazzo fai?-
-Mi scusi capitano, pensavo fosse il cestino-
Una risata di gruppo non tardò a scoppiare nell'aula, mentre Harry guardava il suo Louis che, con gli occhi gonfi, cercava di asciugare alcune lacrime che non era riuscito a trattenere. E il riccio non riuscì a sopportare tutto questo, non se era Louis al centro di tutto questo. Però sapeva che, come aveva detto Liam, lui è famoso, così evitò di prendere a pugni quel deficiente e si avvicinò al banco del liscio che, notando il riccio farsi sempre più vicino, sgranò gli occhi, iniziando a tremare impaurito.
Harry allora, prese posto sulla sedia vuota accanto al suo tifoso preferito, aprì le braccia ed avvolse Louis nella sua stretta, creando con il pollice una serie di disegni immaginari sulla sua schiena.
-Ehy, non piangere, va tutto bene- Sussurrò dolcemente al suo orecchio, senza ottenere dei risultati significativi.
-N-no.. Io-Io.. L-loro-
-Shht, ci sono io ora, tranquillo.-
Detto questo, il riccio asciugò le lacrime dalle guance del suo piccolo, per poi alzarsi e parlare a tutta la classe.
-Lou-Questo ragazzo sta piangendo, mi spiegate il motivo?-
-Capitano, con tutto il rispetto, le consiglio vivamente di allontanarsi da lui- Rispose un ragazzo, con un sorriso divertito.
Louis scoppiò di nuovo a piangere, così Harry gli strinse la mano e -Perchè dovrei farlo?- chiese innocentemente.
-Capitano, quel ragazzo è omosessuale ed è innamorato di lei da parecchio tempo- Ne aggiunse un altro.
-Scappi, prima di trovarsi una sorpresa spiacevole nel fondo schiena- Continuò un altro ancora.
Harry rimase allibito di fronte a quella scena: davvero esistevano persone del genere? Davvero il suo piccolo doveva affrontare tutto quello?
-Avete problemi con gli omosessuali?- Disse allora, continuando a tenere la mano del liscio nella sua, stringendola appena per dargli più sicurezza.
-Perchè, sapete, anche io lo sono. Il vostro capitano è omosessuale e voi siete degli stronzi-

CONTINUA..

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