15. Wish You Were Here

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Il sole brillava anche in Paradiso quel giorno e Luke e Michael stavano cominciando a godersi quella piccola vacanza, come la chiamavano loro. Erano sdraiati sull'erba verde del giardino ad ascoltare gli uccellini cinguettare, entrambi con le mani dietro la nuca e un sorriso ad adornarli il volto. Sembrava tuttavia una giornata tranquilla; a dirla tutta, lì era sempre così. Poteva diventare anche noioso quasi, ma se Luke era con Michael e viceversa, niente poteva essere noioso.

«Dov'è Calum?», chiese Mikey girando il viso verso il biondo, il quale fece spallucce.

«Non si è fatto vedere oggi», rispose. «Senti», continuò, attirando nuovamente l'attenzione dell'altro, «non è che vorresti andare a trovare James?».

Michael ci pensò un po' su, fissando la distesa azzurra sopra le loro teste, poi sorrise debolmente.

«Quindi, anche i morti vanno a trovare i vivi», sentenziò con ironia. «Fammi indovinare: quel posto dal quale siamo andati via era un cimitero per vivi; non è così?».

Luke fece scontrare i suoi occhi azzurri contro vari alberi prima di guardare di nuovo verso Michael e alzare un sopracciglio. «Tecnicamente sì», disse, vendendo il ragazzo abbassare la testa.

«Già... un cimitero per vivi nel quale nessuno lascerà mai un fiore», sussurrò, forse più a se stesso.

«Perché dici questo?», domandò Luke in confusione, facendo scattare la testa verso l'amico che se ne stava ancora a testa bassa mentre si osservava i bianchi pantaloni che tanto odiava, sdraiato sull'erba con il busto alzato e le braccia a sorreggere tutto il suo peso.

«Perché è vero, ma forse tu non lo sai», affermò facendogli aggrottare la fronte. «Non ti è mai successo niente di brutto mentre eri laggiù».

«E a te cos'è successo?», quasi grido il biondo.

La testa di Michael si alzò lentamente mentre i suoi occhi verdi avevano già trovato quelli azzurri dell'altro. «Depressione, Luke».

«Cos'è la depressione!?», stridulò una vocina alle loro spalle. I due ragazzi si girarono di poco, quanto bastava per vedere la piccola testa d'orata di Sofia, impacchettata nel suo vestitino bianco, che si sedeva in mezzo a loro.

«Ciao piccola», la salutò Luke.

«Cosa vuol dire depressione?», insistette lei con ingenuità e un viso angelico. Lukey trovò ancora gli occhi di Michael, si fissarono per una manciata di secondi, poi il secondo decise di schiudere la bocca e prendere un grande respiro.

«La depressione è quando ti senti annegare e vedi tutti gli altri intorno a te che respirano», cercò di spiegare Michael.

«Non ho capito», rispose Sofy con un sorriso infantile.

«È come affogare ma non essere in grado di morire».

Lei fissò per un po' i fili d'erba circostanti uno ad uno, poi guardò Mikey con i suoi grandi occhi e sorrise ancora una volta. «Credo che lo capirò quando sarò più grande», constatò.

«Spero per te di no», ridacchiò Luke, distogliendo lo sguardo dalla bambina per poter guardare il cielo ora che anche lui aveva assunto la stessa posizione di Michael.

«Lo sai, sono tanto preoccupata per il mio fratellone», canzonò Sofia. «E se anche lui prende la depressione e mamma non ha più soldi per comprare le medicine perché li hanno spesi tutti per me?», piagnucolò.

La mano di Michael prese ad accarezzarle la schiena e un sorriso si formò anche sul suo viso. «Non sarà quello il caso, piccolina», rise sotto voce.

«Ma se poi prende la depressione per davvero ora che neanche tu sei lì a fargli compagnia?», chiese mentre una lacrima le rigava tristemente la guancia. Lo sguardo di Michael e quello di Luke si scontrarono violentemente, ora nessuno dei due rideva più. «Quando ho dovuto lasciarlo sapevo che tu gli saresti stato accanto e non avevo paura che fosse solo, non avevo paura di mancargli troppo perché aveva il ragazzo che diceva di amare tanto a consolarlo», disse ormai in un pianto isterico. «Ora invece è solo veramente. E se anche lui sta annegando ma non è capace di morire?».

«Michael», affermò Luke, facendo sì che la testa del compagno scattasse verso di lui. «Ti devo parlare. Tu Sofy aspettaci qui», disse, nel frattempo che si alzava e lei annuiva asciugandosi una lacrima. La sua mano strinse il polso di Mikey, trascinandolo poco più in là, vicino al fusto di un albero.

«Che succede?», chiese preoccupato l'amico.

«Che succede!?», stridulò Luke, facendolo sussultare. «Dobbiamo andare Michael! Dobbiamo evitare che James si uccida!». Il suo cuore in quel momento fece una capriola nel vuoto mentre sentiva pronunciare quelle parole dal biondino di fronte a lui.

«Andiamo, andiamo, andiamo!», gridò, afferrando questa volta lui il polso di Luke e cominciando a correre per il lungo e bianco corridoio del grande palazzo.

«Non capisco perché sia dovuto venire con noi», disse Michael mentre Luke lo teneva per le braccia nel loro volo verso casa di James.

«Perché più siamo meglio è, no?», rispose il biondo guardando in direzione di Calum che gli sorrise gentilmente.

A quella scena Michael sospirò pesantemente e fece rotolare gli. «Come vuoi».

«Okay, questa è casa di James, giusto?», domandò, atterrando nel giardinetto della casa in cui aveva accompagnato Sofia una notte. Quando Michael annuì e iniziò ad avvicinarsi all'entrata, Calum e Luke si mossero scompostamente per seguirlo.

James venne trovato dai ragazzi in camera sua, sdraiato sul letto, con le lacrime secche sulla pelle, gli occhi aperti che guardavano fuori dalla finestra. Fortunatamente respirava ancora a quanto poté constatare Michael, il primo ad essere entrato, poi seguito dagli altri due.

«Comunque, vorrei ricordarti che se fai domanda per essere un angelo custode puoi mettere James nelle preferenze, ma non per forza ti sarà assegnato lui. Se invece lui ti sceglie, tu diventerai automaticamente il suo angelo custode, anche se non avevi fatto domanda», spiegò Calum.

«Come fa a scegliermi?», chiese Mikey con curiosità, nel frattempo si era seduto su una delle sedie vicino al muro e Luke accanto a lui.

«Be', non lo so. Tu l'hai fatto con Luke», asserì incrociando le braccia al petto.

«L'ho fatto!?», stridulò saltando in piedi dalla sedia e indicando il biondo sconcertato. «No-non pensavo di averlo fatto, non era una cosa volontaria!», cercò di giustificarsi.

Calum rise sottovoce. «Michael, è tutt'a posto, tranquillo. Non c'è niente di male», disse, cercando di calmarlo.

«Comunque, l'importante è che James stia bene, ma non lo sarà ancora per molto», fece notare Luke.

«Hai acceso questo fiammifero, Michael, per bruciare le vite di tutti quelli che conosci», sentirono dire da James che aveva iniziato a guardare quella foto di loro due sul comodino. «Noi siamo proprio il danno dal quale ti sei liberato, eh?».

«No James, ti giuro che non è così!», gridò, avvicinandosi al letto, ma le mani di Cal e Luke bloccarono giusto in tempo i suoi polsi.

«È inutile Michael, tanto non può sentirti!», urlò il biondo mentre la sua voce si mescolava con i singhiozzi dell'amico.

«Puoi sentirmi?», sussurrò James.

«Sì!», rispose Michael.

«Sei vicino a me?», chiese poi.

«Assolutamente, piccolino», disse Mikey a fior di labbra, nel frattempo che i ragazzi l'avevano lasciato andare e lui si era calmato. Si sedette sul materasso accanto al corpo disteso di James e prese ad accarezzargli i capelli, anche se in realtà non li stava toccando veramente; bastava il gesto.

«Ciao e buonanotte», sussurrò James, stampandosi un bacio sulla mano e appoggiandola poi sul viso di Michael nella foto accanto al suo letto.

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I LOVE U ALL MY BABIES <3 <3!!

Wanna fly with me? [Muke]Where stories live. Discover now