13. If It Means A Lot To You

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Le braccia di Luke lasciarono il bacino di Michael solo quando i loro piedi toccarono la soffice consistenza della nuvola.

«Oh, diavolo! È così forte qui!», stridulò il nuovo arrivato.

«Michael! Siamo in Paradiso, non nominare il, ehm...», Luke si bloccò guardandosi intorno, per accertarsi che non ci fosse nessuno che potesse sentirli.

«Sì, scusa», disse in imbarazzo, ma una risata lasciò ugualmente le sue labbra. «Comunque», fece qualche passo in avanti, «mi piace questo posto».

Il biondo gli appoggiò una mano sulla spalla e la strinse leggermente. «Te l'avevo detto che ti sarebbe piaciuto. E non ti ho ancora presentato Calum e Sofy», gli prese la mano e lo tirò verso la porta principale, «e non ti ho nemmeno ancora mostrato il giardino...»

«Calmati biondino», asserì una voce sconosciuta alle loro orecchie. Gli occhi di Luke e Michael scattarono velocemente verso quest'ultima, ritrovandosi davanti un ragazzo ricciolo e muscoloso, con delle ali meravigliose. «Non così in fretta».

«E tu saresti...?», domandò Michael, chiudendo leggermente un occhio.

Il ragazzo di fronte ai due scrociò le braccia e sospirò. «Il mio nome è Ashton, sono l'aiutante del Signore». Gli occhi di Luke si strabuzzarono; eccolo finalmente, ce l'aveva davanti. «Sei uno nuovo, vero?», chiese a Michael, quest'ultimo annuì. «Bene, come sei morto?».

Che domanda assurda, pensò Mikey. «Ehm...», si grattò la parte bassa del collo, «abuso di medicinali».

Ashton quasi si strozzò con la sua stessa saliva, poi si ricompose e tornò serio. «Suicidio quindi?», domandò, e vide di nuovo Michael annuire, mentre Luke gli stringeva la mano. «Be', allora... mi dispiace, ma non posso darti le ali».

«Che cosa?», chiese Michael in tono acuto, accigliandosi.

«Perché no?», domandò Luke, lasciando la mano del compagno per avvicinarsi ad Ashton.

«Queste sono le regole. Mi dispiace», sussurrò.

«Non è vero, non ti dispiace affatto! Tu sei semplicemente cattivo e non so il perché!», gridò Luke, spintonandolo.

«Se non sai il perché, allora non parlare», lo interruppe, prima di guardarlo con sufficienza, girare sui tacchi e scomparire nel grande atrio dell'immenso palazzo.

Luke rimase qualche secondo senza parole, mentre lo guardava andare via. Poi si voltò verso Michael e gli si avvicinò con dolcezza. «Mikey, sono così... senza parole. Vedrai, Calum ci aiuterà a trovare un modo».

«Luke», lo richiamò, «non mi sono ucciso per poter aver le ali, sia chiaro. Volevo te, volevo poterti rivedere, poterti toccare un'altra volta», sussurrò, avvicinandosi a lui. «Volevo poter fare questo di nuovo», disse, prima di appoggiare le sue labbra rosee sulla pelle bianca del collo di Luke, mentre gli teneva stretti i fianchi.

Il biondo boccheggiò cercando aria, nel frattempo che il caldo respiro di Michael era così vicino a lui. Spostò leggermente la testa di lato per lasciargli più spazio e venne attirato dai fianchi, per poi scontrarsi con il petto del più grande, il aveva cominciato a lasciargli degli umidi baci lungo tutto il collo.
«Non mi sembra il momento», gemette lui.

«Lo faremo diventare», gli sussurrò Michael in un orecchio. Lo spinse con prepotenza fino a quando la schiena di Luke non finì contro il muro dietro di sé e sul suo petto faceva pressione quello dell'altro, tanto che poteva sentirlo alzarsi ed abbassarsi velocemente. Avrebbe voluto poter sentire anche il battito del suo cuore...

Michael aveva ancora la testa nell'incavo del collo di Luke e le mani che gli stringevano i fianchi. Gli era mancato così disperatamente troppo.
Avvicinò ancora una volta le labbra alla pelle del biondo e, prima di toccarla di nuovo, riprese fiato, respirandoci così vicino, cosa che aumentò in Luke il desiderio di Michael. Il più grande schiuse la bocca e afferrò un lembo di pelle del biondo fra i denti, facendolo gemere sottovoce. Una mano di Luke scivolò fra i suoi capelli, prima di stringerli in un pugno e tirarne leggermente le punte.

Wanna fly with me? [Muke]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora