5. Just A Dream

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Luke se ne stava di spalle di fronte a lui, in silenzio, probabilmente non si era nemmeno accorto che Michael fosse lì.
Il ragazzo dai capelli blu camminò verso la schiena del suo migliore amico, ogni volta che il piede toccava terra lui si sentiva più leggero perché nessun rumore veniva emesso dalle suole delle sue Converse nere.
Il biondo davanti a lui fece scattare la testa e sorrise quando vide l'espressione di Michael, era così tenero.
Mikey schiuse la bocca e respirò per qualche secondo, sentendo già le lacrime punzecchiargli agli occhi color smeraldo.
«Luke...» sussurrò, per paura che con un tono di voce troppo alta qualcuno avrebbe sentito.
«Mikey, prima che tutto questo finisca volevo chiederti scusa.»
«Perché "finisca"? Vuol dire che questo finirà?» domandò, un mare in tempesta gli galleggiava dentro agli occhi. Bruciava. Faceva male. Era difficile respirare.
«No, per favore. Fa' parlare me!» stridulò, scuotendo le mani davanti al petto. «Volevo chiederti scusa Michael. Lo so che sono un coglione, che ora ti ho lasciato da solo, lo so che ti manco da morire e credimi, davvero, tu mi manchi da vivere! Ma non posso tornare indietro. Se avessi potuto, avrei evitato di sbandare, avrei evitato di morire, solo per stare con te. Però non ho potuto amico.»
Tutto iniziò ad allontanarsi, Michael allungò la mano ma Luke era troppo lontano per essere toccato, come sempre ultimamente. Non l'aveva nemmeno abbracciato per quella che sapeva sarebbe stata l'ultima volta.
«Ti prego, non ancora, non lasciarmi un'altra volta!» piagnucolò.
Tutto ciò che Luke fece in segno di risposta fu sorridere. Si sorride per felicità, ma lui in quel momento era triste. Era un sorriso di tristezza il suo.
«Luke! Luke!» gridò.
La fioca luce si stava dissolvendo, il volto di Luke stava scomparendo piano piano inghiottito dal nero intorno a loro.
Michael chiuse gli occhi. L'aveva perso una volta, non voleva guardare mentre lo perdeva anche una seconda.
Li riaprì poco dopo, saltando dal materasso sul quale era sdraiato. Intorno al lui non c'era più nero, era buio, ma non nero. I mobili di camera sua si intravedevano sotto alla luce della luna che entrava dalla finestra.
«NO! NO!» urlò a squarciagola mentre si stringeva delle ciocche di capelli tra le dita, tirandole. «NO, LUKE!»
La sua voce era rotta, era spezzata, quasi quanto il suo cuore.
Scese ciecamente dal letto, gettando i piedi nel vuoto. Si girò sui suoi piedi in mezzo alla stanza in cerca di qualcosa. Appariva così disordinato, lo era. Si accasciò sulle sue stesse ginocchia, tirando sempre di più i capelli blu. Abbassò la testa facendola combaciare con le sue ginocchia rannicchiate.
«Luke, torna.» Singhiozzò.
Era solo.

Wanna fly with me? [Muke]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora