43 - La resa dei conti

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Mezz'ora dopo, mentre gustavo l'ultima fetta di pizza, Cameron annunciò

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Mezz'ora dopo, mentre gustavo l'ultima fetta di pizza, Cameron annunciò. «Bene, direi che è arrivato il momento di andare.»

Ivy lo guardò sorpresa. «Avevi detto che avremo guardato un film insieme.»

«Sì, uno d'avventura e azione, ma temo che il programma della serata sia cambiato, e non mi va di sorbirmi una pellicola romantica oppure a luci rosse.»

Lei strabuzzò gli occhi, mentre io rivolsi un sorrisetto d'intesa con il ragazzo. Mi piacevano le persone perspicaci.

«È tutta tua, fustacchione, falle vedere chi comanda.»

«Cameron!» strillò Ivy fissandolo truce.

«Ascolta il tuo cuore, amica mia, e risolvi la questione in modo definitivo» la avvisò lui prima di accomiatarsi, lasciandomi da solo con la mia nemesi.

Non persi tempo. «Ivy... devo parlarti.»

«Non ho nessuna intenzione di affrontare quell'argomento con te» la sentii sibilare combattiva.

«Ma mi starai ad ascoltare.»

Proprio in quel momento, quasi che il destino volesse impedirle di farlo, le squillò lo smartphone. Lo prese con uno scatto e rispose: «Ciao, Max, stai arrivando?»

Avevo saputo da mia madre che era andato a Sidney a trovarli, e lui mi aveva confermato che ci sarebbe rimasto per tutto il fine settimana. Sperai che i suoi piani non fossero cambiati.

«Ah, okay» le sentii dire. «No, no, ti aspetto, fai presto.»

Cazzo! «Quindi? Tra quanto arriva?» le chiesi quando chiuse la comunicazione e mi trovai di fronte ai suoi occhi che, seppur incastonati in un'espressione guardinga e pensierosa, riuscivano a mostrare anche una punta di delusione.

«Farai meglio a smammare, perché sarà qui tra poco» mi rispose, filando in cucina. «Questione di minuti.»

La tallonai. «Diventi rossa quando racconti balle.» La raggiunsi. Lei indietreggiò fino a sbattere la schiena contro il frigorifero e, per l'impeto che ci mise, caddero a terra alcune calamite. Volevo baciarla, ma lei si scostò e fece qualche passo di lato.

«Che stai facendo?»

Mi avvicinai lento. «Voglio chiarire la questione.»

I suoi occhi si dilatarono di preoccupazione. Scosse la testa, ostinata, e mi trovai a respirare il suo profumo dolce. «Non ho intenzione di ascoltare delle patetiche scuse.»

Inalai una boccata di essenza femminile al cocco e il mio corpo reagì con un brivido, eccitandosi contro la mia volontà. Lanciai però un sorrisetto sarcastico quando mi accorsi di averla mandata all'angolo. «Ma lo farai.»

«Urlerò se mi tocchi, e il mio vicino arriverebbe in un attimo.»

«Ho il benestare di Cameron, il tuo vicino» le rammentai, posando le mani sul bancone, ingabbiandola, riempiendo il vuoto tra di noi. «E so che Max si trova a Sidney, dove rimarrà fino a lunedì; il tuo era solo un bluff.» Il mio corpo era contro il suo, talmente vicino che il mio respiro si infrangeva sulle sue labbra perfette.

Sgranò gli occhi. «Hai studiato, lo ammetto. Sei venuto qua armato di brutte intenzioni, sapendo di trovarmi da sola» sentenziò, e mascherò la sconfitta abbassando il mento.

«Io non le chiamerei brutte intenzioni..»

Cercò di divincolarsi, ma io strinsi la presa sui suoi fianchi.

«Questione di punti di vista» sibilò.

«Ivy, smettila di fare la sostenuta e ascoltami, ti prego» la supplicai con lo sguardo.

S'incupii. «Pretendi che ti ascolti perché, tutto a un tratto, hai riflettuto sui tuoi errori e deciso di alleggerirti la coscienza?» domandò, costernata, fissandomi truce.

«Se sarò costretto, ti legherò a una sedia e ti imbavaglierò» la minacciai. Ero disposto a tutto pur di fare in modo che mi ascoltasse.

«Va bene, momento di confessione sia. Lo farò, ti ascolterò, ma non puoi costringermi a perdonarti.» Scosse la testa, affranta. «Hai soltanto tre minuti per farlo.»

«Me ne bastano due» replicai in fretta, col tono secco, arrabbiato con me stesso, per il coglione che ero stato.


Forbidden tripWhere stories live. Discover now