3 - Buone intenzioni

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Mi trovavo al Tortuga, uno dei tanti bar situati al porto della Cullen Bay Marina, seduta a un tavolo e intenta a bere un tè freddo, mentre il sudore mi colava lungo la schiena

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Mi trovavo al Tortuga, uno dei tanti bar situati al porto della Cullen Bay Marina, seduta a un tavolo e intenta a bere un tè freddo, mentre il sudore mi colava lungo la schiena.

Stavo osservando il cavalluccio marino sul mio polso, simbolo di forza, guida e trasformazione, che rappresentava coraggio e resistenza alle difficoltà della vita, e che mi ero fatta tatuare dopo aver perso mia madre. Mi piaceva pensare che fosse grazie a quel tratteggio se, fino a quel momento, ero riuscita a superare le avversità.

Ce l'avrei fatta anche quella volta? Non ne avevo idea, non mi ero mai trovata in una situazione così disperata. Dovevo smetterla di cacciarmi nei guai, ma temevo che sarebbe stato molto difficile risalire dal pozzo nero in cui ero finita. Però dalla mia esperienza avevo imparato qualcosa: mai cercare di risolvere i problemi con l'alcol. Non sai mai che cosa succederà una volta che ti sei scolata qualche cocktail dal nome impronunciabile.

Il rumore di un bicchiere che cadeva mi riportò alla realtà. Mi guardai attorno: la coppia seduta al tavolo vicino al mio, se ne era finalmente andata, dopo aver cercato, inutilmente, di attaccare bottone con me. Considerai di dover riprendere la ricerca di un lavoro, di non potere permettermi di restare ferma, ma ero esausta. Erano tre giorni che setacciavo tutti i negozi, i ristoranti e i bar del posto. Mi ero proposta per qualsiasi lavoro, anche quello di lavapiatti, ma sembrava che nessuno avesse bisogno di personale, e non avevo ancora trovato uno straccio d'impiego.

Avevo mentito al mio patrigno: gli avevo detto che suo fratello era già partito, e che avevo trovato un'alternativa migliore a quella di passare in mare le due settimane successive. Peccato che fosse l'ennesima menzogna che gli propinavo.

Stavo pensando a quanto fosse assurda la mia situazione, quando vidi Mr. Scontroso e Sessista entrare spedito nel pub.

Accidenti, che fisico... Nella mia fantasia, lo zio Rhys era un uomo maturo con la pancetta da birra, un inizio di stempiatura e una moltitudine di rughe sul viso. La descrizione, invece, non combaciava per niente con l'uomo alto, muscoloso e con un paio di spalle larghe che avevo davanti. Dovevo ammettere che era un tipo che faceva colpo, e che sembrava più un surfista sexy che un avvocato mancato.

Mi soffermai a guardarlo.

Fisico perfetto, abbronzato, capelli scuri raccolti in alto con un elastico, occhi nocciola chiaro, che sembravano quelli di un predatore, il tipo di occhi in cui una donna potrebbe perdersi, labbra piene, di quelle che sapevano attirare l'attenzione, filo di barba che gli ricopriva la mandibola, cordoncino di pelle con un ciondolo in argento al collo, tatuaggi e cipiglio che gli dava un'aria ombrosa. Gli abiti che indossava erano comodi e stropicciati, ma gli calzavano a pennello e facevano risaltare il suo fisico ben proporzionato.

Mio zio era decisamente un bell'uomo, peccato per i suoi modi bruschi e il suo fare da maleducato. Ed era un bene che non mi avesse riconosciuto, così avrei potuto mandarlo ancora una volta a quel paese.

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