38 - Mi manca...

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10 marzo

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10 marzo

«Allora, tu e il fratello del tuo patrigno, vi siete più sentiti?»

Le parole di Cameron, che era tornato a trovarmi, mi fecero sobbalzare. Mi voltai, gli gettai un'occhiataccia e la tristezza mi finì addosso un'altra volta. Lui e io ci conoscevamo da anni, ed era sempre stato un tipo molto arguto.

«È il suo fratellastro, per l'esattezza.»

Lui mi strizzò un occhio. «Fratello, fratellastro, cugino, chi se ne frega, è l'uomo che ami, giusto?»

La domanda mi colse alla sprovvista e non riuscii a negare. Rhys mi mancava.

Piegò la testa di lato e mi puntò addosso uno sguardo inquisitore. «E allora perché non vai a riprendertelo?»

Sprofondai tra i cuscini del divano. «È finita, ha scelto un'altra. È successo che è tornata la sua ex e se lo è ripreso» dissi cambiando argomento. «Vuoi qualcosa da bere?»

Cameron si voltò stranito. «No, grazie, comunque mi pare insensato, dopo di quello che mi hai raccontato.»

«L'ho visto accadere con i miei occhi» commentai sconsolata. Quando mi ero voltata, lo avevo trovato tutto preso a guardare una donna dai capelli lunghi e rossi che lo abbracciava con passione e sorrideva per qualcosa che lui le aveva detto. Lei sembrava felice di vederlo. L'avevo riconosciuta subito, era la sua ex, la famosa influencer, una femme fatale con i fianchi generosi, il seno prosperoso e le gambe lunghe un chilometro. Il tipo di donna che piaceva agli uomini, perché era un invito al peccato.

«Questa storia mi puzza di bruciato. Non è che ti sei sbagliata?»

Per un attimo mi chiesi se fosse possibile, ma poi ricordai il momento in cui avevo lanciato un'ultima occhiata alla coppia. In quello lui si era voltato verso di me, e mi aveva inviato uno sguardo distaccato che aveva lacerato il mio cuore. Vederlo andarsene con lei era stato come ricevere uno schiaffo in pieno viso. Erano rimasti amici, o erano ancora amanti?

«Difficile farlo, ho visto bene come la baciava» gli dissi, cercando di scacciare quel ricordo. Da quando ero tornata, non avevo fatto altro che girare intorno a quel pensiero. Perché si era comportato a quel modo?

Lui sospirò contrariato. «Quella stronza!»

«Io le ho dato epiteti peggiori» dissi brusca. In fin dei conti, aveva portato via l'uomo per il quale avevo preso una cotta colossale. No, non si trattava di una semplice e banale infatuazione, riflettei. Dovevo prenderne atto. Io ero innamorata persa di lui. Rhys mi mancava da morire. Mi mancavano i suoi abbracci, i suoi baci e i suoi sorrisi. Mi mancavano la sua voce, e il suo corpo caldo accanto al mio mentre dormivo.

«Quella è una manipolatrice della peggior specie, un'opportunista» riprese il mio amico, «avrà visto un'occasione facile per racimolare dei like e...»

«E l'ha colta al volo» terminai al posto suo. Forse l'attrazione non era stata reciproca. Forse anche lui, come tutti gli altri, non voleva me, ma qualcuno con cui passare del tempo in attesa di qualcosa di migliore. In definitiva ero stata un diversivo, una tappabuchi, la ragazzina da accalappiare per sentire il brivido della caccia. «Tu e io l'abbiamo capito, ma lui evidentemente no, oppure gli sta bene così» frignai.

«Ivy, no.» Mi abbracciò. «Rimetteremo tutto a posto, vedrai, tutto deve avere una spiegazione.»

«Non si può, è passato troppo tempo ormai.» Tirai su con il naso per il mio amore non ricambiato. «Lui non mi ha voluto e devo farmene una ragione.» Aveva interrotto di colpo la nostra relazione senza darmi neanche uno straccio di spiegazione. Ricordarlo mi fece male, e sospirai.

«Ne dubito» commentò, dispiaciuto. «Sei una cosina tremendamente sexy.»

Sorrisi per quell'affettuosa ammissione. «Non è vero, sono una piantagrane, una che è sistematicamente rifiutata dall'uomo di turno.»

«Solo perché finora hai incontrato sempre degli idioti.»

Annuii. «Non riesco neanche a immaginare di non vederlo più.»

«Chiamalo, che ti costa?» m'incitò, facendo una smorfia.

«Chi, io? Ma neanche per sogno!»

Non aveva mai detto di amarmi, mentre io gli avevo rivelato di essere innamorata di lui. Lui non aveva di certo mai dato importanza alla nostra storia. Povera illusa che ero. Per lui ero stata solo un passatempo, un'avventura. Faceva un male cane scoprire che era come tutti gli altri.

«Magari lui sta aspettando un incoraggiamento da parte tua.»

«Ma che dici? Sono io quella umiliata tra i due. Sono io quella che è stata usata, sedotta e abbandonata.»

«E allora dimenticalo!»

Come avrei potuto farlo? Era come se avessi assaggiato il gelato più buono del mondo e mi fosse stata tolta la possibilità di gustarlo di nuovo.

«No, sì, ma...» Sentii il mio cellulare vibrare. Lo afferrai, carica di aspettative. Rimasi delusa quando scoprii che era un messaggio di Max.

«È lui?»

Distolsi lo sguardo dal telefono. «No, è il mio patrigno.»

«Scusa se insisto, ma non è che potresti aver frainteso?»

Avrei voluto aver capito male, lo avrei voluto dal profondo del mio cuore, ma non era così. In un mese e mezzo non mi aveva inviato neanche un miserabile messaggio. Lui non mi aveva più cercato, neanche per chiedermi se stessi bene. Non mi amava abbastanza, decretai. Tornai a sfogare le mie incertezze sulla spalla del mio amico. Sarebbe passata anche questa, mi dissi. Doveva passare.

«Allora, amica mia, faresti bene a togliertelo dalla testa.»

Sospirai. Aveva ragione Cameron, ma sapevo che non sarebbe stato semplice, non quando lui era sempre nei miei pensieri.


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