26 - Portami in paradiso

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Sesto giorno sull'isola

Rhys aveva intenzione di fare rifornimento di derrate alimentari a metà tragitto, su un'isola di cui non ricordavo il nome, ma non ci eravamo mai arrivati, e adesso il cibo cominciava a scarseggiare. La prima a finire era stata la frutta, poi la verdura fresca, e per finire avevamo mangiato tutto quello che aveva una scadenza a breve. Era rimasto solo lo scatolame.

«Non ci è rimasto molto: tre scatole di tonno sott'olio, due di pesche sciroppate e un barattolo di burro di noccioline. Ah, e anche questo vasetto; credo sia marmellata, ma l'etichetta è venuta via e quindi non ne sono sicura.»

Rhys non mi rispose. Fissava il mare attraverso la finestra, chiuso nei suoi drammi esistenziali.

«Rhys?»

«Fa un po' vedere?» disse con tono burbero.

Mi costrinsi a staccare gli occhi dalla dispensa mezza vuota per puntarli su di lui. Mi stava invitando a passargli il vasetto e qualcosa si rimescolò nel mio stomaco.

Ero terribilmente attratta da Rhys. Lo desideravo in un modo folle e sbagliato, proibito e osceno. Non passava notte che ricordassi l'episodio di autoerotismo, o che immaginassi come sarebbe stato avere le sue mani e la sua bocca sul mio corpo. Avrei voluto essere toccata e baciata, ma dopo l'episodio sulla spiaggia, lui si era chiuso in un mutismo risoluto, e aveva ripreso a trattarmi con insolenza. Per lui ero solo una ragazzina disobbediente, una palla al piede, una piantagrane, una mocciosa, come si ostinava a chiamarmi.

Mi dava l'idea di essere un uomo solo e pieno di cicatrici, che cercava di nasconderle dietro barriere fatte d'indifferenza e sarcasmo. Un uomo che non aveva ancora trovato chi potesse capirlo. Avevamo due personalità completamente diverse, non saremmo mai diventati qualcosa di più che amici, lui non lo avrebbe permesso.

Aggirai il tavolo e spinsi il barattolo dalla sua parte.

«Controlliamo subito, sono curioso.» Il tappo si svitò con un clic impercettibile, e solo dopo diversi tentativi. Rhys si portò il barattolo vicino al naso e annusò il contenuto. «L'odore sembra invitante.»

«Che cos'è?» gli chiesi curiosa.

«Tu cosa credi?»

Sparai la mia ipotesi. «Marmellata?»

Mi guardò. Aprì la bocca per dire qualcosa ma ci ripensò. Mi mostrò il barattolo aperto. Ci infilò un dito dentro, raccolse un po' di composta e me lo portò alle labbra. «Assaggia» mi esortò.

Ormai mi era chiaro che il suo carattere fosse autoritario. Osservai diffidente il suo dito ricoperto di una sostanza violacea e gelatinosa.

«Avanti, mangia, ma non mordere.»

Allungai il collo, aprii la bocca e lasciai che il suo dito ci finisse dentro, prima di stringerlo con le labbra. Subito un sapore dolce e fruttato si sprigionò nella mia bocca. More! La mia preferita. Il profumo di rovi, di frutta succosa scaldata dal sole, m'invase le papille gustative, e mi lasciai scappare un gemito di godurioso compiacimento.

Rhys piegò il braccio, e io mi ritrovai a fare due passi verso di lui per non perdere la presa sul suo dito.

«Buona?»

«Sì.»

«Che sapore ha?»

«Delizioso» mugugnai mentre, a occhi chiusi, mi godevo quel dolce inaspettato.

«Posso assaggiarla anch'io?»

Com'era possibile che il suo tono di voce fosse seducente e imperativo allo stesso tempo? Aprii gli occhi. Lo trovai con il volto pericolosamente vicino al mio, in una palese invasione di spazio, che mi fissava le labbra. Mi scoprii a fare altrettanto.

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