Capitolo 8

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Cazzo!

È passato quasi un mese. Un mese da quando, spinto da non so quale problema mentale, ho consegnato alla casa editrice un manoscritto. Un manoscritto che ho rubato. Be', più o meno. Diciamo che la biondina era consenziente ma comunque l'ho ingannata.

Da quel nefasto momento, non passa giorno in cui io non mi senta sopraffatto dai sensi di colpa. Sono in astinenza da tutto: sonno, caffè, donne... La mia coscienza è prepotente e non mi permette di svagarmi in alcun modo.

I primi giorni ho provato a far finta di niente ma poi, quando esattamente una settimana dopo la consegna del libro ho ricevuto una telefonata da Miranda, tutto è cambiato.

«Vieni domani in ufficio. Devo parlarti.»

Aveva detto solo questo. Non un ciao, non un convenevole di alcun tipo.

Ero entrato nel suo ufficio senza la mia solita spavalderia e mi ero preparato al peggio.

Aveva capito cosa avevo fatto e mi avrebbe preso per buttarmi fuori dalla finestra.

Stavo calcolando i modi per sopravvivere a un volo di circa centotrenta metri quando, neanche il tempo di avvicinarmi alla sua scrivania, mi salutò con un «Geniale!»

Mi bloccai sul posto e scelsi di non dire una parola. Qualsiasi cosa avrei potuto proferire, avrebbe compromesso la mia situazione e, senza un avvocato al mio fianco, optai per il mutismo.

Per mia fortuna, Miranda continuò: «Tutto mi sarei aspettata da te meno che questo, Mike, te lo concedo».

«Lo prendo per un complimento» azzardai mentre mi sedevo dinanzi a lei.

Mi fissava con uno sguardo che tuttora non saprei decifrare ma ci misi poco a capire che in parte esprimeva almeno un pizzico di approvazione.

«E fai bene. Perché non me ne avevi parlato? Lo hai abbandonato sulla scrivania di Judy con quel bigliettino nemmeno un'ora dopo il nostro incontro e non credo che tu lo abbia scritto in così poco tempo. Da come eri preoccupato, pensavo che non saresti venuto da me nemmeno con uno straccio di idea e invece mi consegni un intero manoscritto!»

«Sono Michael Jones, io posso tutto, lo hai detto anche te» dissi con fare sornione mentre iniziavo a rilassarmi.

Non potevo credere che avesse abboccato.

«Stavolta non hai deluso le mie aspettative, questo è vero. Però...»

«Però?» Chiesi allarmato.

«Nemmeno questo è nel tuo stile. L'ultimo... no, quello è proprio pessimo. Questo invece è buono ma... grezzo. Te e Logan avrete molto su cui lavorare. Va smussato, migliorato, perfezionato, ma ti dirò: la tua penna rosa non mi dispiace affatto» affermò con un sorrisetto, a cui risposi con uno stiramento di labbra. «Lavorateci. Lo voglio pronto per il primo di agosto, ma inizieremo a pubblicizzarlo fin da subito.»

«Come fin da subito?» Domandai, sistemandomi sulla sedia.

«I lettori devono abituarsi al nuovo te e dobbiamo far vedere che stiamo tornando in carreggiata. Immagina che impatto mediatico avrà, soprattutto quando annunceremo la tua promozione» continuò a dire, con una strana luce negli occhi. «Prepareremo tutto al più presto ed entro un paio di settimane dalla consegna vedrai il tuo nome sui più grandi cartelloni pubblicitari di New York! Faccio partire i lavori per le bozze della copertina, tu intanto lavoraci e trova un titolo accattivante. Questo libro può essere il tuo nuovo trampolino di lancio!»

Dopodiché mi cacciò via e io passai le successive settimane a crogiolarmi nei sensi di colpa.

Non solo ho dovuto raccontare una balla al mio amico per coprire l'uscita di questo manoscritto segreto senza metterlo in allerta, ma ho anche dovuto inventarmi una scusa per posticipare l'inizio dei lavori sul libro.

Ho capito però di essere nella merda un paio di giorni fa, quando sono apparsi i primi articoli di giornale e cartelloni che riportavano l'annuncio sulla mia prossima uscita e sul fatto che si tratti di un romanzo d'amore. Un romanzo d'amore che non ho nemmeno letto, per giunta!

Ho consegnato il plico a Miranda e lei, ovviamente, se l'è tenuto! D'altronde, perché dovrebbe pensare che io non sia in possesso del file originale?

Vaglielo a spiegare che il documento non si trova sul mio computer perché è su quello di una barista di cui non so nemmeno il nome!

Alla quinta crisi isterica della settimana ho preso una decisione: svuotare il sacco e dire la verità.

Ecco perché ora mi trovo qui, alla reception del palazzo della P&P.

Sono davanti all'ascensore e non ho il coraggio di premere quel maledetto pulsante.

Riesco solo a pensare a cosa dirà il prossimo articolo di giornale che uscirà su di me: "Il famoso scrittore di gialli, Michael Jones, è caduto dal quarantesimo piano di un palazzo il 23 giugno intorno alle nove di mattina".

Non ce la posso fare.

Forzo il mio dito a muoversi e proprio quando sto per riuscirci, proprio quando sto per chiamare l'ascensore che mi porterà a una fine brutta e dolorosa, sento alle mie spalle una voce familiare.

Mi volto in direzione dell'ingresso e ci metto poco a capire che questo sarà il giorno peggiore della mia vita.

A litigare con il receptionist c'è la biondina del manoscritto e sembra una furia scatenata. Urla agitando le braccia come un'ossessa e in mano tiene un foglio di giornale che non smette di mostrare a Paul, l'uomo che sta subendo, come solo un santo sa fare, l'attacco di quella pazza.

Che abbia scoperto tutto? No, impossibile. Non sono state rivelate informazioni precise sul libro.

O forse... mi volto verso l'ascensore facendo finta di niente e sperando vivamente che lei non mi abbia visto.

Non appena le porte si aprono metto un piede nell'abitacolo ma un urlo minaccioso mi fa congelare sul posto.

«Tu!»

La mia vita è finita. 

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Se nell'ultimo capitolo era Jane a essere nei guai, ora direi che è Michael a trovarsi nella cosiddetta 💩.

Jane lo ucciderà nel prossimo?😤​


Lo scoprirai prestissimo!👀


Ely🤎​

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