Capitolo 2

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Oggi nulla può andare storto.

Entro con sicurezza all'interno del grattacielo e, dopo aver superato la hall senza bisogno di controlli, chiamo l'ascensore che mi porterà dritto al successo di questa mattina. Arriva in una manciata di secondi e fortunatamente non c'è nessuno al suo interno. Meglio, preferisco stare da solo. Una volta entrato mi volto verso i pulsanti dei piani e premo quello dell'ultimo.

Non appena le porte si chiudono e inizia la mia salita verso gli uffici della P&P Publishing, chiudo gli occhi assaporando per un attimo ciò che mi aspetta da qui a poco.

Quel pallone gonfiato di Tom Wallace sbiancherà quando gli diranno del mio ultimo bestseller. Così impara a superarmi in classifica, stronzo.

Il rumore dell'ascensore mi desta dai miei pensieri e, con mio sommo piacere, al trentesimo piano vedo entrare una brunetta niente male. China sul suo smartphone, preme d'istinto il pulsante del trentacinquesimo. Non appena si accorge della mia presenza alza lo sguardo e mi rivolge un sorriso a trentadue denti.

Ricambio piegando leggermente le labbra e mi si sistema vicino. Troppo vicino. Fa finta di niente e continua a smanettare con il suo cellulare ma ogni due secondi sento i suoi occhi su di me. Non appena i nostri sguardi si incrociano vedo comparire una scintilla di malizia nelle sue pupille. Però, questa non perde tempo!

Sto per aprire bocca quando le porte si riaprono: lei è arrivata al capolinea. Scende con una smorfia di insoddisfazione sul volto e quando si volta nella mia direzione le faccio un occhiolino che la fa vacillare. Mi godo la sua espressione sognante mentre l'ascensore si richiude e la mia corsa continua.

Sono consapevole dell'effetto che ho sulle donne e non nego di aver usato la cosa a mio vantaggio in passato. Probabilmente se ci fossimo incontrati in un altro momento avrei tentato di approfondire la nostra conoscenza, ma non stavolta.

Oggi non posso permettermi distrazioni. Se c'è una cosa a cui tengo di più delle dolci compagnie è il mio lavoro e nessuno può distogliermi dal raggiungere i miei obiettivi.

Un ding mi comunica di essere arrivato a destinazione e con passo sicuro esco dall'ascensore per dirigermi verso la mia ultima meta.

«Buongiorno signor Jones, la signora Blaine l'attende nel suo ufficio.»

Ringrazio con un cenno del capo l'assistente di Miranda e procedo lungo il corridoio, fino ad arrivare davanti alla porta giusta. Faccio il mio ingresso trionfale senza bisogno di bussare.

«Siediti, Mike.»

Il tono della donna non ammette repliche e faccio come mi dice. Non siamo mai stati amanti dei convenevoli ma mi sarei aspettato un'accoglienza più calorosa di un ordine che di solito si dà a un bambino di cinque anni.

Miranda non mi degna di uno sguardo, continua a digitare sulla tastiera del suo computer con un'espressione neutrale sul volto. A volte sa incutere davvero timore con il suo caschetto sale e pepe e gli occhiali dalle lenti a punta. Se non mi chiamassi Michael Jones sarei intimorito dalla figura esile e spaventosa dell'editrice di fronte a me... ma io sono Michael Jones.

Decido di spezzare l'atmosfera di tensione che si sta iniziando a creare.

«Buongiorno, Miranda» le dico con tono affabile sbottonandomi la giacca.

Solo in quel momento decide di distogliere gli occhi dallo schermo del suo pc e lo fa per gettarmi addosso un'occhiata tutto meno che cordiale.

«C'è forse qualcosa che non va?» Mi azzardo a chiedere. Non ha mai avuto un comportamento simile prima e, visto che mi ero immaginato questo incontro come un momento di gloria e riconoscimenti, la sua accoglienza mi ha del tutto spiazzato.

Inchiostro e CappuccinoWhere stories live. Discover now