Capitolo 4

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«Che fai, dormi in piedi?»

La biondina di fronte a me riapre gli occhi e lo fa solo per rivolgermi uno sguardo accigliato.

Ci ho messo un po' per metabolizzare che lo Starbucks di fronte alla P&P fosse chiuso per lavori. O almeno, questo è quello che dice Logan.

Avrei voluto chiamarlo dopo una bella tazza di caffè ma mi ha preceduto e, proprio mentre stavo imprecando per quel dannato cartello con su scritto chiuso, mi sono sentito vibrare il telefono in tasca. Non appena ho letto il nome del mio amico sullo schermo la mia frustrazione è diventata rabbia pura ma ho cercato di darmi un contegno. Dopotutto ero nel bel mezzo della strada.

«Potevi anche avvisarmi» ho esordito, trattenendo sulla lingua l'insulto che avrei voluto rivolgergli.

«Buongiorno anche a te, Mike. Non te la prendere con me, l'ho saputo ieri sera uscendo dall'ufficio» mi ha risposto lui dall'altra parte del telefono, con il solito tono amichevole che lo contraddistingue. Quanto lo odio quando fa così.

«Un "Miranda vuole tagliarti fuori" o "il romanzo è da buttare" avrebbe aiutato ma no, figurati se mi devi avvisare per certe cose» gli ho urlato nell'altoparlante del cellulare.

«Di cosa diavolo stai parlando?»

«Che fai, mi prendi anche in giro adesso? Di cosa credi stia parlando, scusa?»

«Dello Starbucks chiuso per lavori, di cosa sennò?»

Se lo avessi avuto davanti a me, in quel momento la sua faccia sarebbe cambiata da rosa a rosso e da rosso avrebbe assunto una strana tonalità di viola per quanto forte lo avrei strozzato con le mie stesse mani.

Non sentendo una mia risposta, ha continuato: «Se vuoi, c'è una caffetteria a qualche passo da lì che serve dei cappuccini favolosi».

«Non...»

«Ehi Mike, ci sentiamo dopo, ora dev–» e ha riagganciato.

In sottofondo avevo sentito degli schiamazzi infantili e molto probabilmente i suoi figli lo stavano torturando al posto mio. Ben gli sta. Quei bambini sono due piccole pesti e si divertono a usare loro padre come sacco da boxe. Li adoro.

Decisi di richiamarlo più tardi ed esigere delle spiegazioni in merito alla nostra, anzi, alla mia situazione.

Intanto scelgo di seguire il suo consiglio e mi guardo intorno alla ricerca del bar di cui parlava. Ora come ora mi basta assumere della caffeina, non mi importa se è sovrastata dal lattosio. Mi ci vuole poco per notare un'insegna di legno che dondola vicino a una tenda a strisce bianche e verdi.

Con pochi passi raggiungo la meta e riesco a leggere l'iscrizione sull'insegna decorata da una decina di cuori rosa: Coffee Love.

Con un sospiro rassegnato spingo la porta ed entro nel locale. Vengo subito travolto da un forte profumo di... non so cosa sia ma è maledettamente buono.

Ok, forse posso anche non uccidere Logan e limitarmi a un po' di semplice tortura fisica. L'ambiente è accogliente e non mi sarei aspettato di trovare qualcosa di simile qui a Manhattan. Strano che non l'avessi mai notato prima.

Da quando ho iniziato a bere caffè, l'ho sempre e solo preso da Starbucks e il mio ordine è sempre e solo lo stesso: caffè, nero, senza zucchero. Cambiare non potrà farmi male, giusto? In fondo, è quello che Miranda vuole da me: un cambiamento. Perché quindi non iniziare dalle piccole abitudini? Cerco di autoconvincermi mentre mi avvicino al bancone.

In bella vista ci sono decine e decine di dolci ricoperti di glassa, zuccherini e cioccolato e dietro al bancone vedo qualcosa di ancora più dolce.

Di solito non mi lascio affascinare così facilmente da una donna ma la ragazza che vedo vicino alla macchina per il caffè emana una strana energia e una forte curiosità mi spinge ad avvicinarmi ancora di più.

Inchiostro e CappuccinoWhere stories live. Discover now