Parte 4

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Dal diario...

Qualcosa non va,

in me intendo,

"che faccio?", mi chiedo.

Agisco senza timore.

Mi rimbocco le maniche ma,

risolvendo,

mi ferisco, eppure spingo e,

contorcendomi,

vado avanti

nonostante il dolore.

Penso e agisco verso

qualcosa di esclusivamente

visibile nella mia testa:

una migliore versione di me.

Non fu una tragedia il ritorno a scuola per diversi motivi: l'estate era stata piena ed emozionante, non frequentavo una lezione da quasi un anno e non vedevo l'ora di mettermi in mostra. Avevo un fisico da urlo e avevo imparato i rudimenti della socializzazione e in classe nessuno lo sapeva perché l'ultima volta che avevo visto i miei compagni era stata prima della quarantena. Ricevetti qualche complimento per entrambe le trasformazioni e uno di questi in particolare è da ricordare, non per il contenuto ma per la forma: una mia compagnia, a detta mia leggermente eccitata, si complimentò con me tastandomi i muscoli. Lasciai perdere sul momento perché mi stava abbastanza antipatica, però questo evento mi fece capire di essere desiderabile, non solo in generale, ma anche per quelle compagne che prima mi ignoravano.

Sorpresi anche i professori, in particolare grazie all'impegno che dimostravo nello studio. Anzi, specifichiamo, non ero un grande studente, semplicemente quell'anno facevo qualcosa in confronto a quello precedente. Durante la quarantena non avevo frequentato neanche una videolezione nonostante ero già messo male con i voti e sarebbe stato abbastanza facile recuperare. Invece non feci assolutamente nulla e nella pagella di fine anno ricevetti voti che andavano dall'uno al sei (pochi sei molte insufficienze), fatta eccezione per scienze motorie e religione. Fu semplice, quindi, fare meglio, ma non fu scontato. Mi impegnavo il giusto, cioè facevo inconsapevolmente in modo di avere molto tempo per cazzeggiare e allo stesso tempo di non essere bocciato.

Il primo giorno arrivai qualche minuto prima del suono della campanella credendo di essere in anticipo e di potermi sedere nei posti dietro, invece erano tutti quanti in classe e rimaneva un solo posto libero, in seconda fila accanto ad una ragazza. Mi venne male a sedermi così vicino alla cattedra, ma fu un male in parte soppresso dalla bella presenza. Notai, nel corso delle prime settimane passate insieme, che oltre ad essere attraente di aspetto fisico lo era anche caratterialmente. C'era tra noi due una certa affinità che venne fuori gradualmente fino ad essere talmente evidente da non poter essere ignorata.

Il nostro primo appuntamento fu molto importante per me e la mia crescita personale, poi il resto della frequentazione non vale la pena di raccontarlo, ora capirete perché. Quello che ricordo è che passammo la maggior parte di quel pomeriggio in un giardino pubblico. Passeggiammo poco e rimanemmo seduti molto, ma la cosa fondamentale che devo assolutamente sottolineare è che non ci fu un'attimo di silenzio. Parlavamo di continuo e senza imbarazzo di qualsiasi cosa ed è in queste conversazioni che capii una cosa che cambiò il corso della mia esistenza. Lei mi faceva domande intime e io faticavo a trovare le risposte, perché non mi ero mai guardato dentro, quindi essenzialmente non mi conoscevo abbastanza da poter parlare di me; e quando le risposte ce le avevo non ero capace di esprimermi perché non sapevo parlare. Grazie a quella ragazza emersero dei problemi che avevo che decisi di risolvere cominciando a leggere. Il primo libro che lessi fu "La coscienza di Zeno", che non capii, il che non mi demoralizzò, anzi, fu la prova che avevo bisogno di continuare a leggere e a imparare. Da lì in poi leggevo in media due libri al mese e poche settimane dopo le prime letture cominciai a scrivere, mi ero appassionato notevolmente alla letteratura.

Ora non sarei qui se non fosse stato per quella ragazza. Non sarei qui nemmeno se non avessi cominciato ad allenarmi, perché non avrei acquisito quella mentalità dell'auto miglioramento che fu tanto importante nello sviluppo in generale della mia persona. Senza questo sviluppo non avrei mai parlato a questa mia compagna di classe e, di conseguenza, non avrei mai cominciato a leggere. Senza almeno una delle tappe fondamentali della mia vita non sarei la persona che sono oggi. Con questo voglio dire che è molto importante accettare tutto ciò che ci capita, anche le cose negative (di cui non vi ho ancora parlato ma ve ne parlerò più avanti), perché tutto, se visto nell'insieme generale della propria esistenza, ha avuto un proprio ruolo. Questo è uno dei concetti che voglio trasmettere tramite questo libro: tutto ha una ragione se lo si vede in una visione più ampia. In seguito capirete meglio queste mie parole, per ora accontentatevi di questo. C'è una ragione anche dietro questa mia scelta. Nulla è casuale.

Per qualche ragione con lei non riuscii proprio a fare il passo successivo, quello che forse in futuro ci avrebbe reso una coppia. Finii per non parlare più con questa persona e quando pensai di farlo l'universo decise di impedirmelo. Mi innamorai di un'altra mia compagna di classe, S.

Nel corso di quel primo quadrimestre feci amicizia anche con altri compagni, tra cui S. e gli altri membri del nostro gruppo (in gergo "Los quatros cojones"), che nacque in seguito alla scissione di un gruppo più grande che comprendeva anche quell'altra mia compagna di classe ed una sua amica. Da questa scissione nacquero delle inimicizie fomentate anche, ci tengo ad evidenziare inconsapevolmente, dal sottoscritto, anche a causa del fatto che mi innamorai di S. Non voglio entrare nei particolari e non voglio trattare le altre cause delle inimicizie né, tantomeno, parlare degli altri membri dei "Los quatros cojones" o delle altre persone coinvolte in questi gossip. Non lo faccio perchè non ha senso ai fini del libro, vi volevo solamente creare il contesto e introdurvi S., che ad oggi è stata una delle persone più importanti della mia vita. Come avete potuto intuire finimmo per metterci insieme e la nostra relazione fu duratura, nonostante qualche incidente di percorso.

Tutto cominciò quando i los quatros cojones si riunirono a casa di S. per un pigiama party. Particolarmente rilevante è ciò che accadde la notte. Dormimmo tutti e quattro nello stesso letto e io dormii vicino ad S., la quale rimase avvinghiata a me per tutta quanta la notte. Io rimasi sorpreso, non c'erano stati segnali che sarebbe potuto accadere. Dopo questo primo momento di confusione comincia a godermi quella sensazione. Era la prima dimostrazione fisica d'affetto che avessi mai ricevuto, quindi per me quell'avvenimento aveva avuto una grande valore, in particolare a livello emotivo. Avrei voluto che quella notte non finisse mai, ma il sole sorse anche quel giorno. Ci svegliammo presto e sapevamo di dover aspettare molto prima che gli altri due si alzassero, perciò decidemmo di guardare un film. Era un'animazione con dei draghi mi sembra, non ricordo bene. Comunque sia rimanemmo distanti con i corpi durante la visione e non parlammo di come avevamo dormito. Le sensazioni e le emozioni provate però erano rimaste, in me come che in lei, io sentivo che era così anche per lei.

Quel giorno separarsi fu difficile. Invece che dirci semplicemente "ciao" ci abbracciammo a lungo. Da quella notte magica nacque qualcosa di bellissimo, sebbene meravigliosamente sfocato.

La sorte volle giocarci il brutto scherzo, di lì a poco, di farci entrare in zona rossa. Prima di ciò ci vedemmo ancora ma non mi dichiarai, nonostante continuarono ad esserci quegli abbracci, quei maledetti abbracci. Quella situazione di incertezza data dal non sapere quando ci saremmo potuti rivedere di nuovo mi fece impazzire. Come prima reazione scomparsi, nel senso che non mi feci sentire per un po'. Ho sempre avuto questa tendenza a nascondermi quando capita qualcosa di negativo, almeno inizialmente. Poi mi resi conto che avrei potuto perderla facendo così, quindi mi scusai dell'assenza e cominciai a scriverle. Passavamo ore a chattare e io mi sentivo estremamente felice. Non avevo mai provato nulla di simile in tutta quanta la mia vita. Glielo dovevo dire, doveva sapere che ero innamorato di lei. La chiamai per dirglielo. Dopo le parole "mi sono innamorato di te" ci fu un istante di silenzio che sembrò durare un'eternità. Poi lei lo interruppe involontariamente cercando di trattenersi dalle urla di gioia. "Un attimo", disse, e lasciò il telefono dov'era per correre da sua madre per comunicarle ciò che le avevo detto. Quando tornò si scusò e si dichiarò, confessando che non si aspettava che sarebbe potuto succedere. Di nuovo silenzio, "e adesso che facciamo". L'unica cosa possibile: aspettare che sia possibile rivederci e nel frattempo continuare a sentirci.

A Pasqua andammo, noi cojones, a pranzo da S. Stettimo insieme fino a sera e passammo una bella giornata. Al momento dei saluti feci in modo di stare un po' da solo con S. e lei mi portò in camera sua. Ci sedemmo sul letto e la baciai quasi all'istante. Mi aspettavo un bacio a stampo, essendo il primo, invece, con mia grande sorpresa, mi ficcò la lingua in bocca.

Un'aspirante qualcunoWhere stories live. Discover now