Parte 3

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Le due principali fonti di insicurezza che mi sono reso conto di avere sono state il fisico e la timidezza. In prima superiore pesavo quasi novanta chili ed ero alto solo un metro e settantaquattro. Mi faceva così male questa mia condizione che mi vergognavo persino a farmi vedere per scuola durante l'intervallo, così restavo sempre in classe. Una cosa che facevo per sentirmi un po' meglio con me stesso era avvolgermi il petto con dello scotch, cosicché non sembrasse che avevo le "tette". Anche in classe mi nascondevo, dietro allo schermo del telefono. Non parlavo mai con nessuno, fatta eccezione per un compagno di classe di cui ero estremamente geloso. Fu proprio grazie a lui che cominciai a giocare a calcio, il che mi fece bene per diversi aspetti: dimagrii una decina di chili e mi feci degli amici, cosa che non riuscii a fare a scuola o in altri contesti. Grazie ad uno sport di squadra riuscii ad unirmi ad un gruppo di miei coetanei. Condividemmo vittorie e sconfitte, sofferenze e piaceri e l'assimilazione dei primi rudimenti di quella disciplina che avrei compreso completamente più avanti. Passai momenti meravigliosi e conobbi persone che mi tengo come amiche ancora oggi. Il calcio ha fatto veramente tanto per me.

Dopo un anno circa dal mio arrivo, dopo una stagione piena di qualsiasi tipo di emozione ed esperienza che possa donare il gioco del calcio, un compagno di allora mi informò casualmente che c'era una palestra nascosta dietro agli spogliatoi che noi giocatori potevamo usare gratuitamente. Per qualche strana ragione non l'avevo mai vista e mai sentita nominare, però appena scoperta la sua esistenza provai un desiderio irrefrenabile di andarci. Ci misi un paio di mesi a convincere mia madre a lasciarmi andare e cominciai i miei allenamenti a gennaio del 2020. Divenni ossessionato di bodybuilding e di calisthenics. Divoravo video su video riguardanti esecuzione di esercizi, schede di allenamento, diete, suddivisione e modalità dei workout ecc... In un paio di mesi uscirono i primi due addominali e mi sentivo molto più agile in campo. Mi resi conto dei miei primi risultati in una partita quando riuscii a saltare molto in alto in uno stacco di testa. Ebbi l'impressione di volare e così fu, metaforicamente parlando. La trasformazione fisica è stata il punto di partenza del mio percorso di miglioramento personale. E' grazie alla palestra (e ai video relativi ad essa) che ho acquisito una certa mentalità, quella basata sull'idea fondamentale del "miglioramento personale". Fu così che cominciai a vedere me stesso diversamente e ciò mi portò a ricercare i cambiamenti positivi. Il primo tra tutti riguardava la mia timidezza: volevo distruggerla. Sfortunatamente arrivò il Covid e questo nuovo obbiettivo lo dovetti rimandare alla fine della quarantena, la quale fu un'incubo per me. Divenni uno zombie che non faceva altro che giocare ai videogiochi. Non parlavo con nessuno e non mi presentavo alle videolezioni. L'unica cosa a cui utile che facevo era allenarmi e rimanere in deficit calorico.

Arrivò l'estate e io, con il mio nuovo fisico di cui andavo veramente fiero (pesavo 73 chili), decisi che era arrivato il momento di svegliarsi dal letargo, combattere le mie paure e rimorchiare qualche ragazza. Uscii con alcuni miei compagni di calcio, ma dovevo conoscere gente nuova per affrontare le mie insicurezze, così chiamai un mio amico delle medie che non sentivo da un po' e gli chiesi di uscire. Mi invitò ad andare al mare con dei suoi amici ed io accettai. Era la prima volta che facevo una cosa del genere ma sentivo di potercela fare.

Ci incontrammo sul lungomare di Barcola (Trieste) in una zona famosa per tuffarsi. Mi venne incontro velocemente separandosi dalle ragazze con cui era stato fino a poco tempo prima. Ci salutammo, mi fece i complimenti per il fisico e mi indicò i suoi amici per poi andarsene via con le sue amiche. Mi disse che sarebbe tornato dopo poco e che intanto potevo presentarmi agli altri. Mi avvicinai al gruppo, che aveva sentito quello che ci eravamo detti, e mi unii a loro. Stavano palleggiando tutti insieme quindi non fu troppo complicato inserirsi. Posso giocare? Sì. Sono con Z., voi come lo conoscete? Scuola.

Capitava spesso che ci fossero dei tempi morti in cui la palla finiva in acqua e io ne approfittavo per conoscere meglio quelle persone. Quel pomeriggio mi divertii, nonostante mi fossi ritrovato solo con degli sconosciuti, e fui fiero di me per aver fatto nuove conoscenze. Fu così che nei giorni successivi mi mossi per incontrare nuovamente Z. e i suoi amici. Alcune volte, sempre al mare ma in una zona diversa del lungomare di Barcola, vennero anche delle ragazze le quali, per la maggior parte, mi erano abbastanza indifferenti, fatta eccezione per una. Era bellissima e per quello che ne sapevo allora dell'amore pensai di essermi innamorato a prima vista. La vidi in lontananza e mi sentii abbagliato, non sapevo se fosse con noi ma lo sperai ardentemente. Mi promisi di parlarci appena possibile se così fosse stato e rispettai la mia promessa. Alla prima occasione mi buttai: stava giocando a carte con una sua amica e con un mio amico, il quale aveva puntato all'amica di lei. Mi misi vicino a loro e aspettai che finissero la partita, per poi partecipare a quella successiva. Lei era timida quindi non parlò molto, però riuscii comunque ad ottenere una conversazione e a fare colpo. Prima che se ne andò le chiesi il suo Instagram, il che fu una grande intuizione perché non la vidi più con il gruppo di Z. Le scrissi quasi subito e cominciammo a chattare, fino al fatidico primo appuntamento. Ci incontrammo in una zona vicino a casa sua e facemmo una passeggiata sotto la pioggia. Parlammo del più e del meno finché non ci toccò interromperci a causa di un diluvio particolarmente intenso. Prima ci riparammo sotto uno scivolo, successivamente, dopo aver notato che ci serviva un riparo migliore, lei mi portò all'entrata di una biblioteca lì vicino, perché riparata. Una lavoratrice ci vide e ci fece rimanere dentro fino alla fine del temporale. Ci sedemmo in un angolino a continuare la conversazione di prima e tutto mi sembrava magnifico. Ero arrivato dove fino a qualche mese prima non mi sarei mai potuto aspettare di arrivare, cioè a vivere un momento di intimità con una ragazza. Avrei voluto baciarla, ma non ce l'avevo fatta a causa della mia timidezza. Mi ero ripromesso di farlo un paio di giorni dopo alla mia festa di compleanno. Invece non ce la feci anche se avevo avuto l'opportunità di farlo. Ci sentimmo sempre meno perchè non c'era l'occasione di vederci ( visto che ero prima stato in ospedale e poi in vacanza) e non trovavamo argomenti di cui parlare in chat. Mentre ero in vacanza ad un centinaio di chilometri da casa mi arrivò un messaggio abbastanza lungo da parte sua che diceva sostanzialmente: "io per te non conto nulla". Io la presi come un'invito a compiere un gesto folle come quelli dei film, quindi, per dimostrarle che invece per me lei contava molto, le proposi di incontrarci il giorno dopo. Lei rifiutò, ma io, sopraffatto da una visione fanciullesca e troppo romantica della realtà, il giorno dopo presi il treno per Trieste senza dirle nulla. Andai nella zona in cui abitava e la chiamai per vederla. Lei non volle incontrarmi e io tornai nei dintorni della stazione di Trieste. Qualche speranza ce l'avevo ancora. Chiamai Z. per raccontargli l'accaduto e per chiedergli una mano e lui mi consigliò di impormi. E così feci, peggiorando le cose. Presi il treno di ritorno con il cuoricino spezzato. Ovviamente non le mandai più alcun messaggio, fatta eccezione al "no" che le inviai in risposta alla sua richiesta di perdono avvenuta un paio di settimane dopo. Lo feci per puro orgoglio ma va bene così. Nonostante la piccola disavventura ottenni un po' di confidenza e di consapevolezza. Ogni esperienza è utile se la si guarda dal punto di vista giusto, ovvero quello di una persona improntata al miglioramento personale.

Un'aspirante qualcunoOù les histoires vivent. Découvrez maintenant