Playing time!

22 0 0
                                    

N.A.

È una cosa stupida, ma il gioco menzionato in questo capitolo lo abbiamo inventato io e un mio compagno, quindi è normale se non capite le regole. Non copiatelo (potete giocarci ma non dite che è vostro).

3 PERSONA

Ovviamente Lily, preoccupata per Ela, aveva avvertito i ragazzi riguardo il suo pianto.
I ragazzi (non sapendo cosa era la parola privacy) erano subito andati a parlarle.
O almeno, tutti tranne Peter e Remus, Che sapevano che se andavano ora magari non avrebbe detto niente.

«James, Sirius, quando sarà pronta verrà lei» provò a farli ragionare Remus, senza riuscirci.

I due ragazzi andarono a cercare Elaila nella Sala Comune, chiedendole subito tante domande.
Troppe.

«Potete smetterla per favore?» continuava a chiedere la ragazza, ma i due non parevano sentirla e continuarono a parlarle sopra chiedendole cose.

Elaila cercò ancora di farli stare zitti, senza riuscirci.

«Sirius, James!» si sentì una voce arrivare, mentre Elaila cercava di calmarsi.
Non doveva piangere. Ovvio che non doveva piangere, specialmente per una cosa così stupida, o almeno, per lei lo era.

Lily cercò di trascinare via i due ragazzi, che quando notarono che Elaila si stava impacciando provarono ad aiutarla. Diciamo che non ha funzionato benissimo.

«LA SMETTETE?!» urlò alla fine Elaila, facendo girare le teste delle poche persone la dentro.
Aveva le guance rigate dalle lacrime.
Non aveva paura di nasconderle però. Da sempre, piangere significava che uno era vivo, quindi perché nasconderle?

«Lala?» chiese Sirius, avvicinandosi lentamente verso la ragazza.
La mora, non potendo più stare lì, prese le sue cose e uscì dalla sala Comune, andando verso la Torre di Astronomia.

Quello era il posto perfetto per lei: calma, buio, solitudine.
Da piccola non era così, ma troppe cose erano successe.

Pianse. Pianse senza pentirsene, senza sentire il bisogno di nascondersi dagli altri per paura di essere presa in giro.
Come se gli altri non lo avessero mai fatto.

«Lala?» una voce disse dopo un po' di tempo. Le lacrime avevano finito di scendere.

«Lala» ripetè la voce, stavolta con più fermezza.
«Sirius» rispose invece Elaila, come per salutarlo.

«Tutto bene?»
«Secondo te? Guardami» disse Ela, indicando si con la mano.

«Guardandoti non sembra che stai bene» disse Sirius, prima di sedersi assieme alla ragazza.

«Che è successo? Lily ci ha detto che era per colpa di tuo fratello. So che non è vero» disse il corvino.
«Non ti preoccupare. Va tutto bene» disse Ela.

«Be, so cosa ti può aiutare» disse Sirius, mettendo un braccio sopra le spalle di Ela.
Nessuna risposta.

«Domani. Lily conosce un gioco babbano. Lo avevamo provato nel nostro secondo anno. Carino» disse Sirius, facendo rallegrare Ela.

«Ci sto» affermò la ragazza, baciando velocemente Sirius.

<><><>

Il giro o dopo, essendo sabato, tutti si permisero di dormire di più, anche se a mezzogiorno tutti uscirono.

Erano solo i malandrini, le ragazze e un'amica di Dorcas, Pandora.

«Allora, il gioco è semplice. C'è una palla-Potter, non tirarla addosso a Ela- e bisogna passarsela. Sapete giocare a pallavolo, giusto? ok, quando uno la ferma si dice 'Salvala se no la salvi' e quando la si rilancia lo si ridice. Facile, no?»

ELAILA

Si, facilissimo.
O almeno, le regole sembravano difficili ma in realtà era facile.

Era come uno scioglilingua, quindi molti di noi (Lily, Mary, Dorcas, Remus, Pandora e Peter) furono eliminati in fretta.
Eravamo solo io, James, Marlene e Sirius.

Sirius tirò la palla, dicendo la frase e James, dato che era scemo, decise di fermarla, fallendo. Riuscì a fermarla, ma non a dire la frase in tempo.

«Restano solo in tre!» James iniziò a fare il commentatore.
Notai dopo che molti alunni e alcuni professori ci stavano osservando. Non so da quanto.

Marlene tirò, e io la presi schiacciandola contro Sirius, che riuscì a fermarla e a dire la frase.
Marlene non lo aveva fatto.

Eravamo in due.

Sirius tirò e parlò, e io la presi normalmente, rimandandogliela. Continuammo così per un po', finché non gli schiacciai ancora contro. Era un tiro veloce, quindi pensò solo a prenderla. Non parlò.

Io (ovviamente) vinsi.

James venne e mi prese sulle spalle, quasi facendomi cadere.
«James, se non mi ammazzi mi fai un favore. Non voglio tornare in infermeria» dissi, mentre Remus arrivò dietro, assicurandosi che non cadevo.

Questa era famiglia.

Just the moon and us- S.O.B.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora