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Paese di Lechiem, 2020;

Abbie è particolarmente preoccupata, passa tutto il viaggio guardando fuori dal finestrino, mentre guido, ogni tanto mi volto a guardarla, è bellissima. Non posso farle questo, dovrei dirle tutto e lasciarle vivere la vita che merita. Sparire dalla sua vita, costituirmi e finire il resto dei miei giorni in un carcere, sono sicuro che lì dentro saprebbero riabilitarmi.

«Fai una cosa del genere e la ammazzo».

Di scatto alzo sguardo verso lo specchietto retrovisore, Carlos è seduto dietro e mi sta guardando dritto negli occhi, il suo sguardo è più cupo, non è più lo sguardo di chi si è pentito di avermi messo in questa situazione. Non gli rispondo per non destare sospetti, continuo a guidare. Poggio una mano sulla coscia di Abbie per tranquillizzarla, lei di risposta si gira e mi fa un sorriso, uno di quei sorrisi che solitamente si fanno per accontentare l'altro.

«Abbie, siamo arrivati. Questo è il posto in cui ho passato la prima parte della mia vita».

Noto Abbie rimanere particolarmente stupita vedendo la struttura fatiscente in cui l'ho portata.

«Abbie, non sarà per sempre, è una cosa momentanea».

Parcheggio davanti al cancello e suono il clacson; la porta dell'orfanotrofio, così come l'ultima volta, si apre e si vede la figura di sorella Bernadette uscire e venirmi incontro.

«Lucas, mio caro, di nuovo qui?».

«Sorella, ho bisogno di stare qui un paio di giorni».

«Ma certo figliolo, è pur sempre casa tua questa. Aiutami ad aprire il cancello così ti faccio entrare la macchina».

Aiuto suor Bernadette a sollevare e aprire il cancello. Una volta fatto salgo in macchina e la porto dentro, nel cortile dove un tempo giocavo con i miei fratelli di vita, adesso diventato un ammasso di sterpaglie. Una volta dentro esco dalla macchina e torno a chiudere il cancello guardandomi intorno nella speranza di non essere stato seguito.

Mi volto e vedo suor Bernadette parlare e sorridere ad Abbie.

«Sorella Bernadette, lei è Abbie, la mia compagna».

«Figliolo, è proprio una bella ragazza ed ha veramente degli ottimi principi, mi ha detto il lavoro che fa. Dio la benedica».

Rimane un attimo ferma a fissarla, poi le sorride e noto che le si avvicina. La guarda negli occhi.

«Vi benedica entrambi».

Noto Abbie scoppiare in lacrime, sarà rimasta felice per questa benedizione, ma io so che se Dio mi avesse benedetto davvero, non saremmo in questa situazione.

Suor Bernadette ci invita ad entrare, l'interno è ancora come l'ultima volta, qualche calcinaccio a terra, qualche ragnatela qua e la, ed un paio di pareti crollate.

La sorella ci porta nella sua stanza.

«Se volete dormire qui, la stanza accanto è una dei pochi dormitori ancora integri, venite, vi faccio vedere».

Seguiamo suor Bernadette, Abbie è molto scossa, mi avvicino a lei e provo ad abbracciarla ma lei si allontana. Una volta dentro la stanza iniziano a riaffiorarmi ricordi di quando stavo lì dentro. Tanti lettini sparsi per tutta la stanza, armadietti in ferro e finestre sbarrate.

«Quanti ricordi, mi sembra ancora di sentire le vocine dei bambini che, la notte quando avrebbero dovuto dormire, echeggiavano tra queste pareti».

«Diciamo che da quando era arrivata la Superiora Louiselle, quelle vocine si erano affievolite parecchio sorella Bernadette».

Come una MedagliaWhere stories live. Discover now