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Città di Gardenia, 2020;

Torno a casa, rimango qualche istante fermo in macchina a fissare il portone del palazzo.

«Cosa ti frena Lucas?».

«La consapevolezza di non essere la persona che credevo».

«Hai paura di quello che in realtà sei?».

Sto iniziando a capire, inizio a ricollegare i tasselli. Durante il viaggio di ritorno Carlos mi ha raccontato quello che era successo durante il corso.

«Tu hai ammazzato... IO, io ho ammazzato una persona».

«Suvvia Lucas, non sarà questo che sconvolgerà la tua persona, tu in realtà sei pulito. Sono io l'artefice».

Fisso Carlos negli occhi.

«Tu cosa sei?».

«Vuoi la risposta onesta o vuoi la risposta che ti aspetti?».

«Voglio la verità».

Carlos mi indica i miei fascicoli sul sedile posteriore, quelli che Suor Bernadette mi consegnò poco prima in orfanotrofio. Mi allungo verso i sedili e afferro la cartella, la apro e inizio a sfogliarla.

«Dice che fin da bambino si sono presentati in me i segni della schizofrenia, sono un soggetto raro data l'età in cui si è presentato tale disturbo».

Continuo a leggere, la schizofrenia comporta una perdita del contatto con la realtà e allucinazioni, mi fermo e guardo Carlos.

«Sono stato la tua unica allucinazione Lucas, hai trasformato il tuo disturbo dissociativo in me. Non è facile come sembra amico».

Carlos mi strizza l'occhio mentre io torno a leggere.

«Mi è stato diagnosticato il disturbo dissociativo dell'identità dallo psicologo Lucius».

«Quel bastardo, ha avuto la fine che si meritava».

Sfoglio le pagine dei fascicoli fino a quando un paragrafo mi gela il sangue nelle vene. Denunce di aggressione nella notte da parte dei bambini del dormitorio in cui stavo io, tutti i bambini oltre ai segni di violenza riportavano un numero sotto la pianta del piede. Guardo Carlos.

«Tu... sei tu l'assassino che stiamo cercando».

«Non volevo ci arrivassi in questo modo amico mio, te l'ho detto, sei un tassello fondamentale per il mio piano».

«Il tuo piano? Quale sarebbe?».

«Ripulire il mondo dal marciume che lo abita».

«Sei abbastanza contraddittorio Carlos! La tua giustizia è sbagliata. L'essere umano non ha il diritto di decidere chi è degno di vivere e chi no».

«Senza di me, esseri come quel bastardo di Lucius sarebbero ancora in circolazione e starebbero creando grossi traumi a poveri bambini come Grete».

Metto in moto la macchina.

«Cosa hai intenzione di fare Lucas?».

«Ho intenzione di arrestare l'assassino».

«Vorresti farmi arrestare? E come?».

Carlos scoppia in una sonora risata, con le mani salde sul volante ed il piede sull'acceleratore lo guardo in faccia.

«Se non posso arrivare a far arrestare te, allora mi costituirò».

Carlos rimane in silenzio, sono sicuro di avergliela fatta fino a quando un sorriso beffardo compare sul suo volto.

«Hai ragione Lucas, costituendoti arresteresti l'assassino, ma sei sicuro di volerlo fare? Franklyn farebbe di tutto per non far credere alle tue parole cercando di far cadere la tua denuncia accusandoti di essere stanco, ti darebbe anche dei giorni di riposo. Ti rispedirebbe a casa. Certo, Arya ti crederebbe, quella stronza ce l'ha con te fin da quando l'hanno assegnata al nostro caso e farebbe di tutto pur di trovare delle prove che confermerebbero la tua tesi».

«Ed allora mi arresterebbero ed avrei vinto lo stesso io».

«Certo, certo. E che vittoria, ma possiamo parlare di vittoria quando di mezzo ci andrebbero delle vite innocenti?».

Istintivamente premo il piede sul freno con tutta la mia forza, la macchina dietro di me riesce a fermarsi in tempo e l'uomo alla guida inizia ad inveire su di me. Inizio a sudare, non so nemmeno perché.

«Lucas, Lucas, Lucas, penso tu abbia capito a chi mi sto riferendo».

Non voglio ascoltarlo, prima che l'uomo nella macchina dietro scenda e inizi a sfogarsi fisicamente su di me riparto.

«La povera Abbie non si meriterebbe questa fine».

«Lei non c'entra niente».

«No, ed io non ho alcuna intenzione di farle del male, a meno che tu non mi costringa. Lucas, io ti voglio bene, ti feci una promessa, quella di difenderti da tutto e da tutti. Non costringermi ad infrangerla. Fai inversione, torna a casa e goditi l'amore che solo la tua ragazza può darti, poi vai a letto. Mentre tu starai dormendo io mi sveglierò, andrò a fare il mio solito lavoro e tutto procederà come ogni volta. Troverete il corpo, non troverete tracce dell'assassino, si scoprirà il passato della vittima e per paura di scatenare un caos in città la polizia non farà uscire articoli. Solitamente queste vittime non hanno più legami con i propri cari dopo le accuse ricevute e nessuno denuncerà la loro scomparsa. Come vedi il mio piano è organizzato in ogni suo particolare, non rischiamo di rovinare tutto».

«Non farai del male ad Abbie?».

«Non farò del male a nessuno dei nostri cari. Se tu non mi costringerai a farlo ovviamente».

Deluso da me stesso e dalla mia scelta faccio inversione come suggeritomi da Carlos e torno verso casa. Non posso rischiare che faccia del male ad Abbie. Arrivato davanti casa fermo l'auto e scendo, salgo le scale, prima di aprire la porta e di entrare in casa Carlos mi ferma.

«Nessuno deve sapere di noi, nessuno deve essere a conoscenza del nostro lavoro, altrimenti potrai salutare per sempre Abbie».

Prendo le chiavi, le mani mi tremano e quasi non riesco ad infilarle nella serratura, quando ci riesco e giro la chiave nella toppa la porta si apre. Entro in casa, le luci sono tutte spente e le tapparelle sono chiuse. Forse Abbie starà dormendo.

Mi avvicino in silenzio in camera da letto, il letto è vuoto, sento rumore di acqua provenire dal bagno, busso, nessuna risposta, forse il con il rumore dell'acqua non mi ha sentito.

Apro la porta, la silhouette di Abbi si intravede da fuori la doccia, mi avvicino lentamente iniziandola a chiamare per non farla spaventare.

«Abbie, sono Lucas, sono tornato».

Non riesco nel mio piano, Abbie sussulta spaventata.

«Lucas, non ti ho sentito rientrare».

Abbie chiude l'acqua ed apre la porta della doccia. Rimango fermo a fissare il suo corpo nudo.

«Hai passato una buona giornata Lucas?».

«Abbastanza stancante».

Mi fa un sorrisino mentre con il dito mi fa cenno di avvicinarmi, non appena sono vicino a lei mi da un bacio sulla fronte.

«So io cosa ti serve, un bel bagno caldo».

Si piega chiudendo il tappo della vasca facendo in modo che l'acqua rimanesse al suo interno, fa cadere un po' di bagnoschiuma all'interno. Esce dalla vasca e piano piano mi aiuta a spogliarmi, una volta che anche io sono rimasto nudo mi afferra la mano e dopo avermi dato un lungo bacio mi accompagna nella vasca insieme a lei.

Ci sediamo, io dietro di lei e lei tra le mie gambe, appoggia la sua testa al mio petto e rimaniamo a lungo dentro la vasca.

«E' abbastanza rilassante?».

«Si, ne avevo proprio bisogno».

Per un istante distolgo la mia attenzione da Abbie e mi giro a guardare verso la porta. È proprio in quel momento che mi accorgo di Carlos, ci fissa e mi fa gesto di stare in silenzio mentre un macabro sorriso compare sul suo volto.

Come una MedagliaWhere stories live. Discover now