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Città di Gardenia, 2020;

Sorseggio la mia solita tazza di tè seduto sul divano di casa mia. Una volta finito il lavoro nella villetta della signora Rachel ed aver portato le prove alla scientifica, siamo tornati in stazione in attesa che Leopold ci desse gli esiti delle prove che abbiamo trovato; la conferma che quello trovato sul pavimento non fosse un pelo di una pelliccia ma bensì un capello umano arrivò subito, così come il risultato che quel capello non fosse quello della vittima.

La prova che, però, non è ancora arrivata, è quella che potrebbe rivelarci l'identità dell'assassino. Abbiamo aspettato più di due ore nei nostri uffici qualche risultato ma invano; Leopold è venuto da noi e ci ha confessato che ha fatto tutto il possibile ma non è riuscito a risalire al DNA di quel capello, dice non essere negli archivi.

Un po' indispettito ma allo stesso tempo amareggiato mi sono diretto a casa mia cercando un po' di serenità.

Sono sul divano e sto guardando la mia serie Tv preferita, in poco tempo sono riuscito ad organizzare il funerale della signora Marie.

Mi alzo e mi dirigo in bagno, il tè detossinante è molto efficace, afferro il telefono e noto una notifica. È di Abbie.

"Ciao Lucas, capisco come ti sei sentito. Capisco anche che quello che mi hai detto era dettato dalla situazione. Ti perdono. Anche se ti perdonerei meglio se mi invitassi a cena".

Leggo il messaggio ed un piccolo sorriso compare sul mio volto.

"Sono convinto che riuscirò a farmi perdonare allora. Hai impegni domani?".

La risposta non tarda ad arrivare.

"No, penso di avere l'agenda vuota. Sei fortunato".

"Allora confermato domani, se mi dici dove abiti ti vengo a prendere".

"Tranquillo mi faccio trovare nei pressi del parcheggio dell'ospedale. Abito lì vicino".

"Confermato allora! Ci vediamo domani alle 20:30".

Tiro lo sciacquone e abbasso la tavoletta, mi avvicino al lavandino e inizio a lavarmi le mani. Alzo gli occhi verso lo specchio, quante occhiaie... eppure mi sembra di star dormendo bene in questi giorni, nonostante tutto.

Il telefono squilla, è Leopold.

«Pronto Leo?».

«Lucas! Eureka».

«Hai delle novità?».

«Vieni in stazione, ho qualcosa che ti farà gelare il sangue».

Stacca la chiamata, metto il telefono in tasca e corro in camera per mettermi le scarpe e il giubbotto. Afferro le chiavi della macchina dal portachiavi davanti la porta di casa ed esco.

Chiamo l'ascensore ma è occupato, decido di scendere le scale e per essere più veloce le faccio a tre a tre.

Salgo in macchina e, dopo averla messa in moto, premo sull'acceleratore e parto.

Arrivato nei pressi della stazione parcheggio l'auto e salgo i gradini che portano all'ingresso, corro nella stanza dell'obitorio. Insieme a Leopold trovo Arya e Franklyn, entrambi stanno guardano il computer di Leopold.

«Lucas, vieni subito qui. Devo mostrarlo anche a te».

«Che cosa è successo Leopold?».

«Ti faccio vedere quello che ho scoperto. Stavo analizzando il capello trovato sulla scena del delitto e, come ben sapete non è stata riscontrata alcuna similitudine con i DNA nei nostri archivi. Fino a quando...».

Leopold punta il cursore del mouse su un filtro spostando la selezione da "Archivio Condannati" ad "Archivio Generale".

«A questo punto mi è bastato avviare nuovamente la ricerca per trovare il nostro indiziato».

Una volta terminata la ricerca sul computer di Leopold spunta la notifica "Risultato trovato" aprendosi così l'anagrafica dell'indiziato.

«Non posso crederci».

Franklyn rimane a bocca aperta, anche Arya è sconvolta dalla rivelazione. Mi avvicino meglio e leggo il nome del risultato.

«Wilson... ma non può essere, penso ci sia un errore».

Leopold mi guarda dispiaciuto.

«Non penso ci sia un errore Lucas, ho provato più volte e per assicurarmi che il macchinario non si fosse rotto ho provato anche con il DNA mio e di Arya. Il nostro indiziato è proprio l'agente Wilson».

«Ma come? Non era riuscito a trattenersi osservando il cadavere di Daniel Blake».

«Magari è solo un bravo attore».

Arya interrompe la mia linea di pensiero.

«Agente Green, tutti nascondiamo del marcio. Qualcuno più degli altri. L'agente Wilson nascondeva in maniera eccelsa il suo vero io».

Non riesco a crederci, dopo tutto quello che ha fatto mai avrei potuto sospettare di lui. Quando seguivo il corso per diventare un poliziotto ci era stato detto di non fidarci nemmeno dei propri colleghi, ma mai avrei pensato che mi sarei imbattuto in un caso del genere.

«Dobbiamo farlo venire qui prima che commetta un altro omicidio».

«Oppure potremmo andare a prenderlo con la forza».

«Agente Smith, dobbiamo evitare di fargli capire che lo abbiamo in pugno, altrimenti potrebbe scappare».

«Arya, Franklyn ha ragione!».

Osservo impietrito i miei tre colleghi parlare quando mi arriva un messaggio.

«E' l'agente Wilson».

Tutti mi guardano.

«Mi sta chiedendo il giorno del funerale della signora Marie, dice che gli farebbe piacere partecipare per starmi vicino».

«Digli di venire in stazione, così potrete parlarne di presenza».

«E se così sospettasse di qualcosa? In fondo c'era anche lui quando siamo tornati con il capello rinvenuto sulla scena del crimine».

«L'agente Green ha ragione».

Rimaniamo tutti in silenzio.

«Va bene, gli rispondo come se niente fosse. Non è detto che sia a conoscenza di questo filtro».

«Speriamo che tu abbia ragione agente Green».

"Ti va una birra Lucas?".

«Vuole vedermi».

«Sei sicuro di volerci andare?».

«Non vorrei destare sospetti».

"Certo, ci vediamo al bar vicino la stazione?".

"Conosco un bar migliore, ti aspetto qui".

L'agente Wilson mi manda una posizione.

"Raggiungimi".

«Allora, io vado».

«Mi raccomando Lucas, fai finta di nulla».

Come una MedagliaWhere stories live. Discover now