5

5 2 1
                                    

Paese di Lenia, 2020;

Si chiama Arya, è una delle più importanti agenti che esistano nella città di Gardenia; ha 35 anni è giovane ed ha ancora una lunga carriera davanti a sé. L'agente Arya ama tenersi in forma, ha un fisico forte, spalle larghe e gambe abbastanza muscolose; mi ricordo quando la vidi la prima volta nella palestra della stazione, stava correndo sul tapis roulant, non ha degnato nessuno di uno sguardo, cosa che non era ricambiata; l'agente Arya è proprio una bella donna, il suo unico difetto è il suo carattere un po' troppo scontroso nei confronti del sesso maschile.

Arya ha i capelli neri, che puntualmente tiene raccolti in uno chignon, occhi castani, che ho avuto l'occasione di vedere solamente nella palestra poiché al di fuori di essa sono sempre coperti da un paio di occhiali da sole neri, e delle labbra carnose, non l'ho mai vista truccata o men che meno con vesti femminili.

Sono finalmente arrivato a Lenia, che non è molto distante da Gardenia, la trovo lì; sta parlando con un uomo dalle sembianze quasi orchesche: la canottiera della salute che cercava di richiamare quel bianco che oramai era sparito da secoli sporca di... penso sia sugo... spero, pantaloncini cargo senape strappati e infradito.

Mi avvicino all'agente Arya cercando di capire cosa ci faccia qui a Lenia, più mi avvicino più l'immagine di quest'uomo si fa nitida, un uomo pelato sulla sessantina, barba tendente al grigio, lunga e folta.

«Buongiorno Agente Arya, tutto bene qui?».

Mi avvicino all'agente gonfiando il petto, porgo una mano all'uomo con cui sta parlando presentandomi. L'uomo mi afferra la mano e noto che Arya ha cambiato espressione, guardo senza farmi vedere la mano dell'uomo, una mano pelosa e le unghie sono nere dalla sporcizia. Stacco subito la mano mettendomi a braccia conserte.

«Allora? Serve una mano qui?».

«Giusto prima che arrivasse lei, stavo dicendo alla sua collega che io non ho visto nulla».

Capisco che anche Arya sta seguendo il caso e decido di congedare l'uomo per poter parlare con lei.

L'uomo mi saluta dandomi una pacca sulla spalla, si gira verso Arya e le fa un occhiolino; una volta allontanatosi, Arya si volta e se ne va.

«Arya! Cosa ci fai tu qui?».

«Io per lei sono l'Agente Smith! non siamo amici e non penso lo saremo mai! Stavo investigando sul caso dei due psicologi per conto di Franklyn e lei, agente... non mi ricordo di esserci mai presentati».

«Scusami, il tuo nome è sulla bocca di tutti, sei conosciuta a Gardenia. Io sono Lucas».

«Lucas come?».

«Lucas Green».

Green, il cognome che mi diedero all'orfanotrofio quando mi trovarono davanti la loro porta; Green come verde, il verde della speranza. Mi ricordo che la nonnina me lo ripeteva sempre:

«Lucas figliolo, ti ho dato Green come cognome perché tu possa sempre ricordarti di non perdere mai la speranza, qualsiasi cosa tu faccia».

«Non lo dimenticherò mai nonnina».

La nonnina mi dava sempre una carezza ad ogni fine conversazione, poi mi mandava a giocare con gli altri bambini, se solo fosse rimasta fino ai miei diciotto anni avrebbe capito che nonostante la speranza sia l'ultima a morire... io sarei rimasto in quell'orfanotrofio per tutta la mia infanzia, perdendola completamente.

«Perfetto Agente Green, questo caso è stato affidato a me, cosa ci fa qui?».

Mi mostra il plico contenente i documenti sul caso, le faccio cenno di aspettarmi e vado verso la macchina; una volta arrivato davanti la mia macchina apro lo sportello e prendo dal sedile dei passeggeri la busta color panna contenente anch'essa i documenti sul caso. Una volta presa la busta mi assicuro di aver chiuso bene la macchina, non vorrei dover tornare a casa a piedi o peggio, chiedere un passaggio all'agente Smith.

Come una MedagliaWhere stories live. Discover now