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Paese di Lechiem, 1997;

L'orfanotrofio era oramai divenuto la casa di quattro ragazzi, gli unici che fino ad allora non erano stati adottati e non avevano ancora compiuto l'età idonea per uscire e iniziare a vivere.

Lucas aveva oramai compiuto quindici anni, aspettava con ansia il momento in cui avrebbe finalmente mandato tutto al diavolo uscendo da quel posto, aspettava il momento in cui finalmente avrebbe potuto provare a diventare un poliziotto e diventare, così, la legge.

Il ragazzo da circa un anno e mezzo aveva iniziato a frequentare il dottor Lucius, psicologo che si era messo a completa disposizione per trattare un caso come il suo.

«Ragazzo, bentrovato».

«Dottor Lucius».

«Avanti Lucas, chiamami Lucius e basta. Ci conosciamo già da po'».

Il Dottor Lucius era stato convocato per provare a calmare il ragazzo che, secondo la Superiora Louiselle, era troppo impertinente nei confronti dei compagni e dei docenti.

Lucius aveva 34 anni, era riuscito da poco ad aprirsi un suo studio privato grazie, soprattutto, all'aiuto economico del padre; vestiva sempre elegante, sempre ben pettinato e profumato; trovargli un capello fuoriposto era impossibile, barba curata e tenuta rigorosamente corta.

Al Dottore piaceva lavorare con i bambini e con i ragazzi, amava conoscere i piccoli mondi a cui apparteneva ogni suo paziente, anzi, a lui la parola "paziente" non piaceva, per lui erano "piccoli amici".

«Lucas, come stai oggi?».

«Tutto bene, come ogni giorno».

«La Superiora mi diceva che ieri ti sei comportato male, mi ha raccontato che hai provato a spingerla giù dalle scale».

«Non sono stato io».

Lucas abbassò lo sguardo iniziando a fissare il pavimento, quando lo rialzò per continuare il discorso vide che il Dottor Lucius stava leggendo dei fogli che si trovavano all'interno di un plico; la busta conteneva documenti su Lucas, suor Bernadette la consegnò al dottore per far si che sapesse tutta la storia del bambino ancora prima che fosse quest'ultimo a raccontargliela.

Qualche giorno prima di morire la vecchia superiora aveva convocato suor Bernadette nel suo ufficio.

«Superiora, posso entrare?».

«Bernadette, entra pure. Accomodati».

La sorella prese la sedia e si sedette davanti la scrivania di suor Claire.

«Bernadette, io non penso di vivere ancora a lungo. La malattia sta peggiorando».

«Cosa posso fare per farti stare meglio?».

«Non puoi fare nulla, il Signore ha deciso che è giunta la mia ora, dobbiamo solo ringraziarlo per tutto quello che ci ha dato».

La superiora fece una lunga pausa, poi si alzò e girò dal lato in cui si trovava suor Bernadette; si sedette nella sedia di fronte e le mise una mano sulla gamba.

«Dobbiamo parlare di Lucas».

«E' proprio un bravo ragazzo vero? Riesce ad aiutarci nonostante la sua giovane età. Gli altri bambini lo prendono come esempio».

Suor Claire sorrise a quelle parole, poi tornò nuovamente seria.

«Sì, è un bravo bambino, se seguito bene potrebbe diventare una persona di valore... una persona buona. Suor Bernadette, lo affido alle tue mani, crescilo bene. Fagli capire quanto bene c'è nel mondo, non fargli mai pensare di essere solo, indesiderato».

Come una MedagliaWhere stories live. Discover now