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Città di Gardenia, 2020;

Il tempo passa ed io non sono ancora riuscito ad alzarmi dal tavolo della cucina, sono chiuso a riccio, i piedi sulla sedia e la fronte sulle ginocchia. Rimango in silenzio, l'unica voce costante è quella di Carlos che mi invita a rialzarmi.

«Forza Lucas, non pensarci, ci sono io con te. Sono l'unica persona che ti serve davvero».

Non gli rispondo, so per certo che non considerandolo prima o poi sparirà.

«So che pensi che non parlandomi smetterò di parlarti, ma non è così».

«Cosa vuoi ancora da me? Vuoi che ti dia il pieno controllo? Vuoi che ti permetta di uccidere come hai fatto fino ad ora?».

«Finalmente parli, peccato solo che dalla tua bocca stia uscendo molta cattiveria. Io non uccido per divertimento, la mia è solo pulizia».

«Non sei tu che decidi chi vive e chi muore».

«Ed allora perché c'è qualcuno che ancora riesce a reputare "innocente" delle persone che commettono atti come la pedofilia? Io non sono nessuno per decidere chi vive e chi muore è vero, ma posso evitare che gente come loro torni a terrorizzare delle povere anime».

«La tua causa ti fa onore, davvero. È solo il metodo che usi sbagliato. Io ho provato a fare quello che fai tu legalmente, dall'interno».

«Ed il risultato? Dopo 6 mesi, erano già liberi di tornare a fare quel cazzo che gli pareva, a volte, come ti ho dimostrato, non entravano nemmeno a scontare la pena».

«Cosa cazzo pretendi?!».

Mi alzo di scatto sbattendo i pugni sul tavolo.

«Pretendo quello che è giusto. Pretendo pulizia, la cancellazione della feccia».

«Reputo abbastanza egoistico che tu usi me per i tuoi scopi».

«Non ti uso, io nasco dal tuo desiderio, io nasco dal tuo bisogno di vendetta e giustizia. Porto a compimento quello che tu non hai il coraggio di fare».

Rimango a guardarlo, fisso negli occhi. Il telefono squilla, è Arya, lo afferro e rispondo.

«Arya, dimmi tutto».

«Lucas... ho cambiato idea, che ne diresti di passare adesso da casa mia? Ho bisogno di qualcuno con cui parlare».

«Certo arrivo subito»

Stacco il telefono, guardo nuovamente Carlos-

«Qualsiasi cosa succeda, non fare cazzate».

«Amico mio, io prendo il controllo solo quando tu non sei abbastanza forte da mantenerlo. Sta a te non farmi intervenire».

Prendo le chiavi della macchina e scendo da casa. Arrivato in macchina faccio un grosso respiro, prendo la posizione della casa di Arya e collego il telefono alla macchina per attivare il navigatore.

«Hai paura che qualcosa possa andare storto?».

«E' come un presentimento in realtà».

Metto in moto la macchina e parto, mentre vado verso casa di Arya penso a cosa dirle per tirarle su il morale, in realtà mi trova sprovvisto, anche io sono abbastanza abbattuto, non penso di esserle molto d'aiuto.

Arrivato sotto casa di Arya parcheggio l'auto e, prima di scendere, mi controllo allo specchietto retrovisore.

«Ti stai facendo bello per la tua collega?».

«Stavo solo controllando che non sembrassi troppo sconvolto».

«Giusto, l'apparenza prima di tutto, è solo morto un tuo amico».

Come una MedagliaWhere stories live. Discover now