Capitolo 38

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BIANCOSPINO

Non avere mai timore
verso le sfaccettature sconosciute,
è nell'ignoto che si nasconde la forza.

Quando ti svegli avvolta da tranquillità e beatitudine non concretizzi il mondo reale.
Ecco come mi sono sentita qualche ora fa, mentre mi infilavo un paio di jeans e una camicia oversize gialla per uscire a pranzo con Daedran.
Ieri notte è stata un tocca sana per il mio animo. Sono felice e con il cuore colmo di amore per Azzurra. Lentamente sta scovando i pezzi di puzzle corretti, così da poterli assemblare per avere la visuale del meraviglioso disastro che sono.
Oggi, però, mi sono concessa solo pensieri positivi. Devo mantenere il mio corpo rilassato per aiutare me stessa con la gestione dell'ansia. Voglio superare questo conflitto interiore che si ripercuote sulle mie guance ogni giorno. Non posso essere autolesionista per sempre.
D'altronde nascondo degli sfregi di velluto, che hanno lo stesso colore della luna, sotto i braccialetti sui miei polsi minuti. Segni di una guerra che non ho mai smesso di combattere contro mia madre.
Il suo odio, a volte, scorre nelle mie vene e ruba ossigeno al cervello. Mi impedisce di pensare lucidamente offuscando la mia ragione e innescando una rabbia cieca e pericolosa.
La tengo a bada mordendomi le guance, ma temo che prima o poi scoppierò perdendo un frammento di me stessa.
"Ciao," Daedran si avvicina sorridente. Quel ragazzo non è mai di malumore, chissà come fa.
"Ehi." Abbandono i miei pensieri, che si facciano compagnia fra di loro senza tormentarmi.
"Non so te, ma io sto morendo di fame!" Daedran alza le braccia per stiracchiarsi un po', i muscoli si flettono e contraggono, gonfiandosi a ogni minimo movimento.
"Anche io," cammino al suo fianco.
"Come mai oggi indossi una camicia giallo banana?" Ridacchia tirandomi una gomitata leggera.
Sbuffo infastidita, ma non riesco a trattenere il sorriso che mi increspa le labbra. Con lui la mia felicità si accende come una lampadina.
"Sono felice, tutto qui."
"Tu odi le maniche lunghe."
"Ero in ufficio e ho fatto una call stamattina, dovevo essere formale," sottolineo l'ultima parola.
"Vestendoti come una banana!" La sua risata fragorosa mi contagia, non posso fare a meno di ridere con lui.
"Okay, forse il colore non è azzeccassimo."
"Menomale lo sai," sogghigna mentre mi apre, da gentil uomo quale è, la porta del ristorante.
Ordiniamo dal totem due menù fish and chips, ci accomodiamo a un tavolo impazienti per l'arrivo del nostro ordine. Ho davvero tantissima fame, devo smetterla di ridurmi all'ultimo quando si tratta dei pasti.
"Beh," sbuffa verso l'alto per spostarsi un ciuffo di capelli "dato che oggi sei particolarmente felice..." lascia la frase sospesa nel tempo. Il clima frizzante che ci avvolge rimane vivido nella nostra chiacchierata.
Lo guardo ironicamente male, vorrei leggergli il pensiero tante volte.
"Finisci la frase, Daedran." Il mio finto tono minaccioso non fa altro che accrescere il suo sorriso goliardico.
"Cafoni!" Savannah si siede al mio fianco, interrompendo il nostro discorso. Il suo profumo zuccherato maschera subito quello di fritto all'interno del locale. Ha fatto i colpi di sole da poco, i suoi capelli sono quasi bianchi alla luce del giorno. Indossa dei jeans vita alta a zampa di elefante e un top troppo aderente bianco, che lascia spazio all'immaginazione verso il suo seno prosperoso.
"Da quando stai con questo decerebrato non mi consideri più." Mette il broncio, ma la conosco troppo bene per sapere che sta fingendo ed è notevole come un sorrisetto minaccia le sue fossette. Non è bravissima a nascondere i sentimenti e la verità, anzi è proprio una pessima bugiarda.
"Hai ragione Sav, ma credimi è tutto lavoro," mi giustifico.
"Però Azzurra la vedi, come stanotte." Mi guarda storto. Sospiro e ammetto a me stessa che è vero, ho trascurato un po' le mie amiche. Non so nemmeno come giustificarmi, ma solo perchè non ho scuse plausibili per Savannah. Mi sono lasciata prendere la mano dalla situazione, isolandomi da tutto ciò che mi circonda.
"Con lei è complicato, siamo in fase di conoscenza..."
"La sua lingua fra le tue gambe la chiami conoscenza?" Savannah mi guarda con gli occhi con un misto di divertimento e gelosia. Io sprofondo nella sedia, il sangue inevitabilmente affiora sulle mie guance imporporandole a vista d'occhio. Errore mio, l'ho creata io questa situazione e ora devo per forza uscirne.
"Io vi adoro." Daedran ci guarda senza trattenere una risata.
"Stai zitto," borbotto ancora paonazza. Il calore avvolge il mio corpo, resisto all'impulso inutile di mordermi le pellicine delle guance.
Savannah resta con noi a pranzo, quando il cameriere ci porta i nostri vassoi ci abbuffiamo avvolti da un silenzio tombale. Quando scrivo non mi accorgo della fame che bussa alla bocca dello stomaco, mi perdo nel mio mondo ignorando tutto e tutti.
"Comunque," esordisce Daedran serio, ma sempre con quel sorriso furbo che gli illumina il viso "in quarantotto ore dall'annuncio del tuo romanzo hai avuto un pre-ordine di cento milioni di copie."
Per poco non mi strozzo con le bollicine della coca cola che sto ingerendo.
"Cosa?" Lo guardo attonita.
"Piaci alle persone Alice, piace anche la tua storia e il lavoro sui social che stiamo facendo è formidabile."
"L'ho sempre detto che hai talento," sbuffa Savannah "non mi ascolti mai!"
"Come sei polemica oggi," sorrido guardandola.
"Concedimelo, sono settimane che non ti trovo in casa quando vengo a trovarti! Immancabilmente sei con Daedran o con Azzurra. Non ci siamo viste nemmeno per sbaglio a cena da Danny e Rhea."
Purtroppo ha ragione, sono stata un pessima amica in questo periodo.
"Ti ho pedinata per vederti dieci minuti." Nei suoi occhi leggo il dolore nel non vederci così spesso come prima. Il lavoro e l'amore hanno cambiato la mia quotidianità, ma non devo escludere Sav e Cam dai miei piani. Purtroppo, inconsciamente, le ho ignorate per settimane.
"Scusami," lancio un'occhiata a Daedran, si alza ed esce a fumare una sigaretta. Io e lui ci capiamo con un semplice sguardo, è pazzesca la chimica che due individui possono condividere.
"Mi sono lasciata coinvolgere troppo dal romanzo, tant'è che lavoro anche nelle mie ore libere. Azzurra è come un salto nel vuoto, non conosco ancora le emozioni che potrei provare a buttarmici se lei resta avvolta nel mistero della sua vita."
"Lo so, Alice, lo so. Devi anche trovare del tempo per te stessa però, non puoi annullarti per il lavoro o una relazione."
"Ti va di prendere un po' di sole domani in spiaggia?" Propongo, anche se devo chiedere ancora il permesso a Danny.
"Che domanda, ovvio!" Sorride.
"Solo io e te." Le porgo il mignolino che lei stringe contenta della proposta. Mi sento meglio ora che abbiamo risolto, d'altronde lei è stata la prima amica qui, in California, che mi ha apprezzata così come mi sono presentata.
"Avete fatto la pace ora?" Scherza Daedran risedendosi al tavolo, di fronte a noi.
"Forse," ridacchio per prenderlo in giro, lui alza gli occhi al cielo.
"Farai dei firma copie?" Savannah mi guarda entusiasta, cambia repentinamente discorso, mandandomi in confusione troppe volte.
"Non saprei..." guardo Daedran pensieroso tanto quanto me.
"Sarebbe una bella idea!"
"Che imbarazzo!" Esclamo coprendomi il viso. Non capisco come certe idee gli vengano in mente, pur sapendo la mia difficoltà nel relazionarmi con persone estranee. Non penso che la mia ansia mi permetterebbe emozioni così forti e frequenti, ho paura di crollare ancora nel mio pozzo senza fine.
"Smettila, devi solo affrontare il primo passo e poi vedrai che sarà facilissimo. Sei nata per vivere questa vita, Alice."
Faccio tesoro delle parole di Daedran sapendo che sono state dette con il cuore. Lui è il classico ragazzo che quello che pensa dice, senza il timore del giudizio degli altri. Io vorrei avere il suo dono, ma riesco a farlo soltanto scrivendo.
Forse un giorno affronterò davvero una situazione simile, dove il coraggio prevarrà sulla paura.

Unexpected ~ lesbianWhere stories live. Discover now