Capitolo 6

312 34 9
                                    

CALENDULA

Una farfalla che succhia il nettare
di un fiore delicato che si prostra ai suoi servigi.
Io e Azzurra non ci vediamo da settimane. Non le ho più chiesto di uscire, pensavo mi avrebbe scritto quando le ho lasciato il mio numero. Calligrafia rosa su un pezzo di tovagliolo del bar in fondo alla strada. Forse ho osato troppo e lei non ha gradito il mio passo avanti. Sospiro e mi asciugo i capelli con il diffusore. Non posso sempre vedere il lato negativo di tutto. Purtroppo non riesco a farne a meno, la mia testa pensa senza freni quando si tratta di pensieri grigi.
Sistemo qualche riccio con l'aiuto delle dita. Sento la porta di casa chiudersi con un tonfo sordo.
"Sono io!" Esclama Savannah dall'ingresso. A volte mi dimentico che lei ha le chiavi del mio appartamento. Spesse volte lei necessita di scappare dalla sua famiglia, è stata una mia scelta condividere il mio luogo sicuro. Devo ammettere che spesse volte il suo trambusto mi manca, è bello non sentirsi sola la sera.
"Tutto okay?" Sposto lo sguardo dallo specchio al suo viso. Non noto ombre malinconiche nei suoi occhi.
"Ho portato le pizze, hai fame? O stavi per uscire?" Spesse volte fatico a risponderle che subito ricomincia a parlare. È una ragazza irrefrenabile, in tutti gli aspetti possibili. Credo lo faccia per autodifesa, un po' come quando io mi mordo le guance.
"Non mi ero accorta di che ora si fosse fatta, ma si ho fame ora che me lo hai fatto notare." Mi accorgo che è in pigiama, sorrido. Indosso dei pantaloncini morbidi e una felpa oversize.
La raggiungo sul divano e prendo il cartone con la mia pizza fumante. Tonno e olive, la mia preferita.
"Allora," esita un secondo "con Azzurra?"
"Sparita." Liquido il discorso, non ne voglio sapere nulla. Savannah sospira e preme start per avviare un film Disney. Rapunzel, ci avrei scommesso che avesse scelto il nostro cartone preferito.

Trangugiamo Coca Cola e schifezze da quasi tre ore. Qualcuno suona al campanello. Guardo Savannah corrucciata.
"Vado io," si alza sicura di sé, come se sapesse chi si celerà dietro quella porta.
Due occhi color ghiaccio mi investono, trattengo il respiro.
"Ciao," sorride "grazie per l'invito."
Invito? Sicuramente è opera della mia amica.
Azzurra toglie le scarpe, prende un paio di ciabatte degli ospiti e si accomoda. Nel mentre non ho ancora proferito parola, mi sono limitata ad ascoltare loro due che parlano di lavoro.

"No, non è stato facile". Sono seduta sul letto. Guardo le pareti rosa antico della mia camera.
Savannah è crollata sul divano poco fa, abbiamo deciso di non disturbarla con le nostre chiacchiere, ma l'unica zona neutra disponibile è la mia camera. La stanza che rispecchia la mia anima. L'appartamento non è immenso, basta per la mia presenza.
Azzurra si guarda intorno, ogni mia sfaccettatura è scritta su queste quattro mura. Indaga su di me, lo vedo dal suo sguardo: vorrebbe sapere di più prima di tenere fra le mani questa rosa fatta di sole spine. Non la biasimo.
"Le foto appese sono la mia infanzia, le mie amiche in Italia e i viaggi che ho fatto," minimizzo le parole come se non ci fosse nulla nella mia vita di interessante.
Azzurra sta osservando le foto appese accanto alla porta della stanza da letto, le guardo con lei, a debita distanza dal suo corpo, ma mi sento un'estranea nel mio mondo.
"Non oso immaginare cos'hai passato per spingerti fino all'altro capo del mondo," mi guarda.
"Tante esperienze che mi hanno resa la persona che sono ora. Ho sofferto, ma sono fiera di me," sospiro evitando il suo sguardo. L'elettricità nella stanza è palpabile, mi tremano impercettibilmente le gambe. L'aria inizia a mancare, mi stacco una pellicina dall'interno guancia, senza farmi notare.
"L'Italia è indietro su questo aspetto, ci sono ancora leggi che discriminano l'amore". Guardo il mio comodino, custodisco ancora una foto della mia ex in una piccola cornice. Eravamo migliori amiche, una complicità sovrumana che per una piccolezza è andata in frantumi.
"Qua è normale, solo una minima parte si stupisce se due donne o due uomini si amano e hanno una famiglia," mi sorride dolcemente. Mi sento al sicuro.
"Sei nel posto giusto," con la mano libera mi accarezza la guancia. Il suo tocco caldo mi fa rabbrividire.
"Accanto a te," mormoro timida. Sento le guance infiammarsi in uno schiocco di dita. Come mi è venuta in mente una risposta simile? Cerco di tenere lo sguardo basso.
Alice, pensa prima di parlare.
Azzurra mi alza dolcemente il viso, i nostri nasi per pochi millimetri non si sfiorano.
Le guardo fugacemente le labbra, lei se ne accorge. Mi mordicchio una volta la guancia, l'agitazione cresce dentro di me. Non so come mi sia venuta in mente una risposta simile, ma ormai il danno è fatto. Anche se, ...
"Posso?" Mi accarezza il labbro inferiore con il pollice. Mi riscuoto dai miei pensieri, il corpo intorpidito da quel semplice tocco.
Faccio cenno di sì.
Le sue labbra incontrano le mie, così delicate, come una farfalla che si appoggia su un fiore. Il fiore più fragile che possa esistere.
Le nostre lingue si accarezzano lente, è un bacio dolce. Percepisco il calore delle sue mani sui miei fianchi anche attraverso la stoffa pesante della felpa.
Separo le mie labbra dalle sue, il respiro un po' affannato. Mi sento catapultata su un altro pianeta. La stanza non esiste più. Ci siamo solo noi e i nostri respiri caldi che si sfiorano le guance. Il desiderio nel mio petto aumenta, vorrei sfiorare le sue labbra con le mie all'infinito.
Sorrido spontaneamente quando mi accorgo di suoi occhi che mi scrutano. Sta studiando la mia reazione, ma l'unica cosa che può cogliere è il caos totale nella mia mente. È così intenso che non sento alcun pensiero se non la brama di quell'attimo.
Mi mancava rivivere il sapore di un bacio. Sentire ogni singolo istante del momento scorrere nelle vene.
"Devo andare," soffia sul mio viso interrompendo quella magia "buonanotte." Aggiunge prima di alzarsi e andare verso la sala.
Lei può essere la soluzione alle mie paranoie, a quei momenti che non so perché mi assalgono durante la giornata. Attimi in cui mi manca il respiro e vedo annebbiato, Savannah mi dice che è lo stress che li incrementa. Io credo siano pensieri nascosti nel profondo di me, che nei momenti peggiori mi sfiorano il cervello e non me ne accorgo finché sto male.
Ci metto una manciata di secondi a riprendermi.
Chiudo la porta a chiave e copro Savannah con una coperta in pile.
Mi tuffo nel letto e chiudo gli occhi.
Il sapore di quel bacio è tatuato sulle mie labbra.

Unexpected ~ lesbianWhere stories live. Discover now