Capitolo 27

127 11 4
                                    

AZALEA

Fai si che i nuovi inizi
non abbiano mai fine
con il punto,
ma con il punto e virgola.

"Sono stanca Sav, qualsiasi persona che conosco infrange i miei sogni." Sospiro, la situazione degli ultimi giorni mi agita parecchio. Mi sento costantemente bloccata con ostacoli sempre più grandi dalle persone che amo.
Guardo la mia amica camminare sul bagno asciuga della spiaggia. I capelli biondissimi le ricadono sulle spalle abbronzate. A differenza mia, lei ha la pelle sempre caramellata.
Sono due giorni che il caldo inizia a farsi sentire, infatti oggi la camicia sbottonata bianca e il top fluorescente ci volevano proprio.
"Io non potrei mai farlo, mi suona strano che Azzurra ti stia ostacolando."
Azzurra non mi ha più cercata dopo aver letto la delusione nei miei occhi. Speravo in un amore vero, di quelli genuini che ti scaldano l'anima anche nelle giornate più fredde d'inverno. Mi sbagliavo, il suo carattere misterioso non sta facendo altro che allontanarmi da lei. La sua incostanza verso di me mi confonde e l'ultima cosa di cui ho bisogno è l'ennesimo rapporto senza senso. Il mio stomaco, però, mi tormenta la mente con sensazioni spregevoli. Provo davvero qualcosa per Azzurra, ma non mi da modo di avvicinarmi a lei. Questo pensiero mi agita troppo spesso negli ultimi giorni, le guance sanguinano troppo spesso e l'ansia per aver sbagliato qualcosa mi colpisce. Mi sono sempre sentita sbagliata in questo mondo, ma non amo la solitudine, quindi la scelta di convivere con i miei casini è la migliore.
Danny, invece, mi ha ignorata tutta mattina, ma non avevo nemmeno voglia di parlargli quindi il silenzio è stato piacevole. Ha annullato il mio contratto per il romanzo a cui sto lavorando da una vita ormai e questo pensiero mi spezza il cuore.
L'eco di questo dolore rimbomba fra le pareti del mio petto. Mi stringe la gola, impedendomi di respirare.
Rallento il passo sentendo gli occhi inumidirsi. Prendo dei respiri profondi, ma l'aria intorno a me è solo che una nube spessa. La sabbia sotto al mio corpo è una sensazione improvvisa, calda e morbida. Il viso sfocato della mia amica scompare nel buio delle mie paure.
Sto soffocando in un mare di incertezze e sogni infranti.

La testa pulsa, il respiro pesa nei polmoni. È stanco e forzato, mi infiamma il petto.
Apro piano gli occhi, mettendo a fuoco le pareti bianche che mi circondano. Una mano calda stringe la mia, percepisco l'agitazione nello sguardo di Savannah.
"Va tutto bene," mormora con un soffio di voce tremolante. La delicatezza dei suoi gesti è impressionante mentre mi sistema una ciocca di capelli.
Riconosco le lenzuola bianche e le pareti asettiche. Sono in ospedale.
"Hai avuto un attacco d'asma."
Sospiro, non mi capitano da quando avevo cinque anni. Ero proprio al limite dello stress e il mio corpo ora ne risente.
Storco il naso, il sondino mi da fastidio. Provo a prendere un respiro con la bocca, ma il fischio della trachea me lo impedisce, facendomi tossire.
"Mi spiace," riesco a dire a fatica.
"Devi riposare. I parametri generali sono apposto, ma vogliono tenerti qua un paio di giorni per accertamenti."
Ho gli occhi lucidi, mi mordo una guancia per ricordarmi che il dolore è reale tanto quanto questa situazione.
Savannah mi lascia un tenero bacio sulla fronte prima di lasciarmi da sola con i miei pensieri.
Non ero mai arrivata a tanto, ho sempre controllato tutte le emozioni con le mie forze. Ho sempre nascosto come vivo le situazioni, celando dietro una maschera i miei sentimenti. Prima o poi dovevo scoppiare.
"È colpa tua, devi lasciarla in pace." La voce di Savannah rimbomba nel corridoio fuori dalla porta.
Vorrei tanto sollevarmi e sporgermi a vedere, ma la crisi asmatica mi ha prosciugato tutte le forze. Non ho nemmeno la voglia di formulare un pensiero sensato.
"Non posso."
Azzurra. Il cuore riprende vita, segnalando il cambio di frequenza sul monitor che i medici mi hanno collegato. Fisso la riga, sembra la catena delle Alpi. Non posso più scappare a questo sentimento, la sua voce è stata una scossa di vita per tutto il mio corpo.
Riesco a sedermi a fatica, la testa vortica per qualche secondo prima che riesco a mettere a fuoco la figura sulla porta.
"Devi stare sdraiata." Si avvicina, lancia uno sguardo fugace al monitor. Sorride notando la reazione che causa in me. Quanto odio sentirmi debole di fronte agli altri, possono ferirmi e non voglio permetterglielo. L'unica che può ferirmi è la me stessa tormentata che abita negli abissi della mia anima.
"Non devi dirmi cosa fare." Guardo quegli occhi azzurri, che tanto amo, trafiggermi l'anima. La sicurezza nello sguardo di Azzurra non mi impedirà di essere forte, non dopo quello che mi è successo oggi. Non posso mostrarle le mie debolezze, altrimenti potrebbe usarle contro di me.
"Va bene, bambolina." Lo fa apposta, sento il cuore in gola.
Si siede ai piedi del letto singolo, i suoi occhi si spengono di una tonalità di azzurro, come il mare prima della tempesta quando il cielo inizia a cospargersi di nuvole. Lei è il mio temporale, mi ha incasinato i sentimenti più di chiunque altro.
"Ho paura di affezionarmi a te." resto in silenzio mentre lei parla. Cerco di stare attenta, anche se i farmaci iniziano ad avere effetto affaticando il mio corpo ulteriormente.
"Sai, mi fa paura mettere in gioco il mio cuore, rischiando di farmi male. Ho paura ad innamorarmi di te, il rischio di svegliarmi in piena notte e domandarmi perchè piango per una ragazza è troppo alto. Alice, mi sono accorta di questa paura quando ormai era troppo tardi. Mi sono resa conto, dopo la telefonata con Savannah, che non posso perderti." Prende un respiro.
"Tu hai cambiato il mio mondo, hai portato il sole dove non c'era. Voglio essere tutto ciò di cui hai bisogno e, soprattutto, voglio aiutarti a placare le tue ansie." Allunga una mano verso la mia, ormai il mio corpo ha ceduto al materasso, sdraiandosi su esso.
La stringo piano, i pensieri in subbuglio dalle sue parole. Sta aprendo il suo cuore alla mia anima. Non si è mai esposta così tanto verso di me prima d'ora. Nel suo sguardo brilla la speranza.
"Non deludermi."
"Scusami. Scusami se non ho voluto credere in te." Un lampo di esitazione rovina questo momento.
C'è qualcosa che la turba, ma non me ne vuole parlare.
"Non voglio accanto una persona che infrange i miei sogni, ho già avuto mia madre in passato." Il petto brucia, le parole sono aspre sulla punta della lingua.
Azzurra abbassa lo sguardo in silenzio. A cosa sta pensando?
Il silenzio minaccia il sonno sulle mie palpebre cadenti.
"Dimmi la verità."
I suoi occhi lucidi si inchiodano ai miei. Le lacrime le bagnano le guance.
"Io ti amo."
Il freddo della stanza asettica diventa glaciale. Rimango immobile di fronte a quelle parole, mordendomi l'interno di una guancia già consumata fino allo sfinimento.
Stringe la mia mano, le lacrime scivolano dolcemente sulle sue gote rosate. Se fuori ci sono trenta gradi, io ne percepisco dieci. Vorrei nascondermi fra le coperte, ripararmi nel bozzolo della solitudine per evitare questa situazione. Vorrei farlo per sfuggire dalla verità che mi si legge in faccia, perchè anche io provo qualcosa per lei di inspiegabile.
Non devo negare la verità a me stessa, soprattutto quando è il cuore a parlare al posto mio.
"Mi fido di te." Sorrido e intreccio le mie dita, della mano che stringe, alle sue.
Si asciuga le lacrime con la manica della camicia a quadri che indossa, sollevata della mia risposta.
Come potevo respingere la donna che ha conquistato ogni fibra del mio corpo?

Unexpected ~ lesbianDove le storie prendono vita. Scoprilo ora