𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝟐𝟐

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Harry e Tom entrarono nella Sala Grande e, ancora una volta, stavano litigando.
Nel frattempo gli altri li fissarono.

"Come sei riuscito a tirarlo su di morale?" chiese Alphard, sollevando appena lo sguardo, timoroso di attirare la loro ira. 
Molto schietto e tipico dei Black.

"Non ci è riuscito." rispose Harry. "È riuscito solo a darmi fastidio."

"Però ha funzionato, no?" sorrise Tom. "Hai smesso di tenere il broncio."

"Non tenevo il broncio!" sbottò il corvino, rivolgendosi al futuro Signore Oscuro. 

Gli occhi di Tom brillarono. 

"Sì, invece. Dopotutto anche tu tieni il broncio."

"Non è vero!"

"Vuoi che dica 'fallo anche tu' così possiamo avere come si deve una discussione di un bambino di cinque anni?" chiese delicatamente Tom. 

Harry assottigliò pericolosamente gli occhi, mentre Tom si limitò a sorridergli. 
Non poté fare a meno di toccarsi le labbra con un dito per controllare se fosse imbronciato o no. 
Non lo era.

Tom scoppiò a ridere.

"Sei così prezioso, Potter." 

"Stai zitto."

Rimasero seduti in silenzio per un momento, avendo una silenziosa battaglia. 
Poi, in un tacito accordo, si dedicarono alla cena. 
Harry si rese conto tardi che avrebbe dovuto sedersi con i grifoni... ma, poi di nuovo, si era ricordato che a colazione seduto con quest'ultimi. 
Aveva la sensazione che Ron e Hermione sarebbero arrivati comunque entro un secondo…
Già. 
Eccoli lì. 

"Harry! Stai bene?" domandò Hermione. 

Lui le sorrise dolcemente.

"Sto bene, Mi." rispose, per lo più onestamente. 

Ma la ragazza non sembrava convinta di ciò. 

"Cosa gli hai fatto?" chiese Ron. 

Tom sollevò un sopracciglio. 

"Grande. Ho salvato il tuo piccolo salvato-"

"... Ora sono offeso."

"... dalla depressione e dai pensieri suicidi e questa è la gratitudine che ricevo? Ah, questi Weasley..."

"Non avevo certo pensieri suicidi." mormorò furiosamente il corvino. 

Tom piegò la testa indietro e rise con amarezza.

"Certo, Potter. La maggior parte delle persone reagisce come hai fatto tu quando qualcuno dice..."

"... Non ho ancora finito di imprecare." ringhiò, voltandosi per lanciare un'occhiataccia a Riddle. 

Tom lo scrutò con un'espressione illeggibile.

"Dice cosa?" domandò Zevi, accigliandosi. 

"Vuoi dire che hai finalmente trovato il modo per farlo tacere?" borbottò maliziosamente Lestrange. 

Tom si sedette semplicemente, senza distogliere lo sguardo dal viso di Harry.

"Se fossi in te, Harry, mi occuperei di quei problemi."

"Quali problemi?" chiese Hermione, frustrata. 

"Non è niente." disse velocemente Harry.

"Non mi sembra..."

"Stai zitto, Tom!" sbottò. "E poi non sono affari tuoi."

Il viso di Tom si incupì per la palese mancanza di rispetto nel suo tono. 

"Attento a come parli." lo avvertì con freddezza. "E poi, considerando che sono io quello che finisce con tutti i tuoi pensieri deprimenti in testa perché le tue abilità nelle arti mentali sono orrende, direi che sono anche affari miei."

"Harry non è depresso." rispose Ron. 

Amava il rosso per questo…. lo difendeva senza pensare o nemmeno conoscere tutti i fatti. 
Tom lo guardò. 
Aveva una sensazione di sprofondamento e la rabbia gli bruciava nel petto. 
Il Serpeverde tollerava fino a un certo punto i suoi commenti intelligenti, ma non apprezzava l'insolenza. 
Adesso avrebbe pagato per avergli detto di tacere.

"Come no." commentò Tom. "Harry rabbrividisce ogni volta che si menziona Lily Potter... perfettamente normale."

Poi ci fu silenzio.

"Ti odio." 

Doveva proprio dirlo lì?
No, aspetta! 
Questo era Tom. Era un sadico bastardo che riusciva sempre a avere la meglio... Certo che ci riusciva.

"Oh, Harry..." iniziò a dire Hermione.

"Non è niente..."

"Se non è niente, Harry, perché non hai detto qualcosa?" strillò lei. 

Per una volta avrebbe amato che lei non si facesse gli affari altrui.

"Perché lo stai facendo sembrare un problema molto più grande di quanto non sia in realtà!" ringhiò. 

Poteva sentire le sue guance cominciare a bruciare per l'imbarazzo. 
Questa non era proprio la conversazione che voleva avere. In realtà aveva più voglia di maledire qualcuno con delle maledizioni sicuramente non approvate dal Ministero.

"È ridicolo!"

"Oh, quindi adesso..."

"Non avrei mai pensato di essere d'accordo con una mezzosangue." intervenne Abraxas. 

Entrambi si fermarono a fissare l'erede dei Malfoy, che sembrava indifferente sotto il loro sguardo. 

"Che cosa c'è?" chiese.

"Sei d'accordo con me?" chiese Hermione. 

Abraxas fece spallucce. 

"Purtroppo è così. Harry, per essere un Serpeverde sei insolitamente desideroso di prenderti la colpa. Non è normale. E non è nemmeno normale prendere la colpa di un Signore Oscuro come se fosse tua... Lo sai che sono chiamati signori oscuri per un motivo?"

"Non è questo il punto." borbottò, irritato.

"Harry." disse Tom, alzando una mano. Tuttavia, poi fece una pausa prima di riprendere. "Il tuo atteggiamento si sta pericolosamente avvicinando a essere un insulto."

"Oh, mi dispiace tanto." disse sarcastico. "Comunque cosa c'entra il mio atteggiamento con te?" chiese incredulo. 

Riddle inclinò la testa. 

"Considera l'argomento, Prescelt-"

"Non chiamarmi così."

"... Non sei del tutto senza cervello, perciò risolvi il problema." 

Era per caso un complimento? 
Fissò Tom. 
Come poteva avere a che fare qualunque cosa avesse pensato di quella notte con... Oh.

"Mh." mormorò Tom, sembrando capirlo nel momento in cui l'aveva capito. "Non controlli le mie azioni né quelle del mio me stesso del futuro. Quindi rilassati. Non hai il diritto di sentirti in colpa." 

Tom lo guardò con aria arrogante.

Il corvino annuì lentamente in segno di accettazione, o almeno di riconoscimento del punto. 

"Va bene." mormorò. 

Erano tutti alleati contro di lui. Era così ingiusto che l'unica volta che i suoi due gruppi di amici litigavano era stato proprio quando erano contro di lui. 
Dov'era la giustizia? 
Per non parlare del fatto che Tom aveva in mente qualcosa... lo sapeva e basta. 

"Ma..."

Non seppero mai cosa avrebbe detto visto che tutta la Sala Grande venne messa a tacere da voci forti provenienti dall'esterno che si fecero più forti come il rombo di un treno in un tunnel.

"Duddy, non toccare niente..."

"Assolutamente assurdo."

Perché i Dursley erano a Hogwarts?

𝐈𝐥 𝐏𝐫𝐞𝐟𝐞𝐫𝐢𝐭𝐨 𝐝𝐞𝐥 𝐅𝐚𝐭𝐨Where stories live. Discover now