𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝟕

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Harry era seduto nella Sala Comune. Aveva lo sguardo spento e la mente altrove. Nonostante la sua felicità iniziale nel rivedere i membri del 1949, non era sicuro che seguirlo fosse una cosa del tutto positiva... Era il modo più carino possibile di dire che non si fidava di loro.

Vedeva ancora di meno Ron e Hermione... erano i suoi migliori amici e sapeva quando c'era qualcosa li infastidiva. I Serpeverde stavano iniziando a mettere a dura prova la loro riserva di pazienza. Cosa sarebbe accaduto poi?

Anche gli altri Grifondoro, a parte certi individui, cominciavano a diventare ostile nei suoi confronti. Da quando era ritornato dal passato non era stato in grado di entrare in sintonia con loro e di tollerare le loro stranezze con la stessa facilità con cui aveva fatto in precedenza. Si era abituato alla (relativa) privacy dei Serpeverde e ora tutti lo cercavano. 

A volte si chiedeva cosa diavolo avesse pensato Tom quando aveva deciso di seguirlo tra lo spazio e il tempo... Ok, solo il tempo ma la parte dello spazio suonava così bene.
Zevi aveva ragione: Tom non avrebbe viaggiato nel tempo per la maggior parte delle persone. Ad essere onesti, Tom faceva le cose che gli davano un beneficio. Il che gli aveva portato a chiedersi quale fosse il suo vero obiettivo. Forse era giunto il momento per il "Trio d'oro" di indagare di nuovo. Non riusciva ancora a credere che la gente li chiamasse così. Primo passo: infastidire Tom il più possibile e divulgare le sue intenzioni.

***

"Harry." 

Tom gli si avvicinò, appoggiandosi al tavolo dei Grifondoro. Hermione, vedendo ciò, sembrò scioccata. Ron sembrava solo un po' compiaciuto. Ah, quanto voleva bene ai suoi amici.

"Tom." lo mimò, senza alzare lo sguardo. Poco dopo guardò Ron e Hermione. "Allora, venite al campo di Quidditch più tardi?" .

"Devi proprio chiederlo, amico?" rispose Ron con disinvoltura. 

Il rosso poi si mosse per prendere dell'altro bacon, spingendo Hermione a picchiarlo con un libro.

"Smetterai mai di mangiare?" chiese. 

Harry sorrise e poco dopo scosse la testa. Entrambi i suoi amici, vedendo quella scena, si scambiarono un'occhiata.

"Che domanda stupida, Mione. Che domanda stupida."

"Harry." 

Lo chiamò nuovamente Tom, questa volta con una voce più fredda. Nonostante ciò, il ragazzo non lo degnava ancora di uno sguardo.

"Ciao... lo sai che hai già pronunciato il mio nome più di una volta oggi?" 

Ron quasi si strozzò con il suo succo di zucca, costringendo il futuro Signore Oscuro a lanciargli uno sguardo torvo. Hermione, invece, sembrò un po' nervosa quando la magia di Tom iniziò a esplodere.

"Smettila di ignorarmi."

"Non ti sto affatto ignorando." rispose l'altro con calma. "Se ti stessi ignorando non ti risponderei, no?" 

Ormai quasi tutti li stavano fissando. Abraxas e Draco erano seduti vicini, congelati a metà discorso, mentre Zevi aveva un'espressione di sofferenza sul viso, come Piton.
Era una somiglianza piuttosto inquietante. Ah! Entrambi stavano mangiando del riso soffiato e una banana. Negli occhi di Silente vi era uno strano luccichio che non prometteva nulla di buono e Theodore Nott sembrava essere in soggezione nell'assistere uno dei loro "leggendari" conflitti.

Gli occhi di Tom si socchiusero con irritazione e una leggera sfumatura di rosso apparve in essi. Nel frattempo una potente aura aveva avvolto il ragazzo, ma questa svanì quasi subito e sul volto di Tom apparve un bel e seducente sorriso.

"Credi davvero che questa tattica funzioni ancora? Non ci casco più a questo giochetto." 

Dannazione. L'aveva capito. Pazienza.

Harry fece spallucce.

"Voldemort ci casca ogni volta... È incredibilmente divertente.'

"Lord Voldemort." disse Tom impassibile, apparentemente incapace di liberarsi dall'abitudine di correggerlo.

"Sì, lui. Faccia da serpente e occhi rossi? Il tuo io futuro megalomane e folle?'

"E ti chiedi perché la maggior parte del lato oscuro ti voglia morto." 

Solo allora si era reso conto di quello che stava facendo e mentalmente aveva imprecato. Niente più battuta! Doveva tenersele per sé, anche se era così tentato di doverle dirle.

"Credi davvero che questa tattica funzioni ancora? Non ci casco più a questo giochetto." chiese la stessa cosa a Tom.

"No?" disse Tom, sogghignando. "È divertente come, ogni singola volta, cadi nel tuo complesso del salvatore e salvi le persone." 

Silenzio. 

Dannazione.

"Non ho un complesso del salvatore." 

Tom gli accarezzò la testa.

"Certo che no, Potter. Certo che no."

Detto ciò, se ne andò dopo aver rivolto una smorfia a Ron e Hermione.

***

Harry era seduto in fondo, all'aula di Difesa Contro le Arti Oscure, annoiato a morte mentre fissava svogliatamente le pagine del libro di testo di Slinkhard... Anche se non si poteva nemmeno definirlo tale. Era inutile.
Sospirò, inclinando la testa all'indietro per fissare il soffitto... rosa! Salazar, gli veniva da vomitare. 

"Signor Potter." 

Egli spostò lentamente lo sguardo, posandolo su una figura meno interessante del soffitto. La donna era appena entrata nell'aula, stringendo la sua vile borsetta rosa al suo disgustoso cappotto rosa. 

"C'è per caso un problema?" domandò la Umbridge con quella orribile voce mielata. 

"Perché qua non ci sono qui incantesimi difensivi da imparare?" 

"Intende che vorrebbe usarli? Non vedo perché dovrebbe usare incantesimi nella mia classe."

"Sarebbe lo scopo di questa materia. Imparare incantesimi per difenderci dalle Creature e dalle Arti Oscure."

"Harry!" esclamò Hermione, lanciandogli uno sguardo di avvertimento anche se lui stava fissando la donna dalla faccia da rospo.

"Lei sta imparando in un ambiente privo di rischi e migliorato dal Ministero della Magia, signor Potter... A meno che non pensa di saperne di più sul Ministero della Magia?'

"Un bambino di cinque anni..." disse lentamente. "...lo saprebbe meglio del Minestro della Magia." ¨

Il viso della donna si contorse e dalla sua bocca si levò uno strillo acuto.

"DETENZIONE!"

"Solo per aver fatto una domanda?" 

Sapeva che stava sfidando la sua fortuna. Ma l'intera faccenda sul viaggio nel tempo/Voldemort/insegnante incompetente lo aveva reso nervoso e quel modo di sfogarsi era molto piacevole.

"Per aver disobbedito agli ordini del Ministero della Magia." sussurrò, ora più calma.

"Il ministero è un branco di sciocchi." disse Tom. 

Oh.

"Punizione anche per lei, signor Riddle." sorrise lei. 

I Mangiamorte fecero tutti per alzarsi, solo per fermarsi allo sguardo tagliente di Tom.

"Posso chiamare il mio avvocato per questo?"

"Un babbano non può lavorare nel nostro mondo, mia caro."

Oh, cielo. Lei era fuori di testa.

"E i Maghinò?" domandò Tom, schernendola. "Perché in tal caso non è proprio degna di insegnarci."

Spezzati...

La matita della Umbridge si spezzò tra le sue mani.

𝐈𝐥 𝐏𝐫𝐞𝐟𝐞𝐫𝐢𝐭𝐨 𝐝𝐞𝐥 𝐅𝐚𝐭𝐨Where stories live. Discover now