Parte 24 Dovrebbe interessare anche te

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Ok, forse non sono proprio abbracciati. No, in effetti non lo sono esattamente. Filippo mi dà le spalle, in piedi in mezzo alla stanza, dritto e con le braccia probabilmente davanti al petto. Noto che ha un piede leggermente sollevato, mentre Elena ha le mani poggiate sulle sue spalle, nel tentativo di - presumo - raddrizzare la sua posizione. Ok, gli sta facendo vedere una posizione di yoga?

Inspiro a fondo, con gli occhi lucidi, una scossa che mi attraversa il volto. Ormai mi sono piazzata inconsapevolmente proprio di fronte allo spazio lasciato aperto dalla porta, ed Elena capta improvvisamente il mio sguardo. Si muove con rapidità facendo scivolare le braccia dal collo di Filippo e indossando un altro volto. Esplode in un sorriso tanto largo da avere quasi gli occhi chiusi, mentre Filippo si volta lentamente.

"Oh, Marta! Uao, che imbarazzo." La voce di Elena è tanto stridula che temo possa far esplodere i vetri delle finestre. Si sistema i capelli e si liscia la canotta sportiva che si è leggermente sollevata, con il volto accaldato. Lo sta facendo in un modo che descriverei come teatrale, come se li avessi veramente appena beccati impegnati in una posizione di kamasutra, e non di yoga. Filippo dal canto suo ha gli occhi spalancati, vitrei, e non si muove di un millimetro. Elena invece mi viene incontro superando una serie di oggetti sparsi a terra, e spalanca la porta come niente fosse.

"Vieni, vieni pure dentro. Filippo mi stava aiutando a finire alcuni lavoretti. Forse l'ho trattenuto più del dovuto. E' che non ho resistito, ho sempre pensato avesse il fisico adatto ad alcune posizioni yoga..."

Io sono immobile, paralizzata, il cervello disattivato. Ho le mani cinte intorno alla pancia, solamente i miei occhi si muovono rapidissimi scannerizzando attentamente i dettagli della scena davanti a loro.

A terra c'è una cassetta degli attrezzi, il lungo cavo elettrico di un trapano attraversa la stanza, e due grandi lampadari al neon sono piazzati a terra scompostamente. Filippo intercetta il mio sguardo, e sembra d'un tratto rendersi conto della situazione, dell'ambiguità di quello che i miei occhi devono vedere, del fatto che è tardi, che non si è presentato all'appuntamento, che ora mi dovrà delle spiegazioni.

Io riesco a tornare alla realtà, sorridere il più formalmente possibile ad Elena che mi invita ad entrare, e fare un passo indietro.

"Grazie, ma devo rientrare a casa, ora. Filippo, ti aspetto."



"Ho perso completamente la percezione del tempo. Mi dispiace. Sono davvero desolato."

Apro con forza lo sportello della lavastoviglie facendo tintinnare i bicchieri. Afferro posate e piatti e prendo a ritirarli nei mobili della cucina un po' a caso, senza prestarci troppa attenzione. Sono rossa in volto e mi sento esplodere.

"Desolato. Un'interessante scelta di parole."

Filippo incrocia le braccia al petto, irrigidendosi ancora di più. E' poggiato al muro alla mia destra, guardandomi un po' confuso, un po' indeciso sul da farsi.

"Ok, sono molto dispiaciuto, allora."

Mi blocco, stringendo il manico di una padella. Le nocche si sbiancano dallo sforzo. Mi volto nella direzione di Filippo, perdendo definitivamente la pazienza. Il cuore mi batte all'impazzata.

"Sai, io non sono una cliente della tua banca. Non devi scusarti per aver mancato un appuntamento." Scosto i capelli dal viso, che inizia a bruciarmi. Sento che la rabbia e la vergogna stanno montando senza controllo. "L'appuntamento era per visitare una casa, quella che dovrebbe essere la nostra casa. Questo interessa anche a te. Dovrebbe interessare anche a te."

Dentro il CuoreWhere stories live. Discover now