7 - La curiosità è donna

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Aprii per primo l'armadio, trovandolo pieno d'indumenti semplici e pratici, che tastai con circospezione, neanche temessi di lasciarci tracce della mia invasione: boxer neri, bermuda scoloriti e calzoncini con le tasche, felpe e t-shirt di cotone, scolorite dal sole o dai troppi lavaggi, ma ordinatamente piegate una sopra l'altra. Come una pervertita, ne presi una, me la portai alla faccia, ci affondai il naso e respirai a fondo. L'odore era fresco e gradevole, sapeva di biancheria pulita asciugata al sole. Ridacchiai mentre la rimettevo al suo posto e mi sedevo sul letto con un balzo, per saggiare la consistenza del materasso. Sfiorai il lenzuolo con il palmo, e una sensazione piacevole mi attraversò il corpo.

Solo un'altra occhiata. Lui non lo saprà mai.

Prima ancora di rendermene conto, avevo aperto anche il cassetto del comodino, dove una cartellina attirò la mia attenzione. Dentro c'erano delle fotografie. Ne presi una per guardarla meglio. Lo scatto lo ritraeva insieme con Max e mia madre, nell'atto di brindare con un calice di vino bianco. Tutti e tre stavano sorridendo. La foto recava la data del giorno del matrimonio di mia madre con Max.

In un'altra, era insieme a suo padre e sua madre, durante quello che sembrava un barbecue in giardino. Nel terzo scatto, lui era da solo, in piedi sul ponte di una barca a vela dallo scafo azzurro, sulla cui prua era dipinto il nome Barracuda.

Le successive erano di paesaggi e tramonti dai colori incredibili. Chiusi la cartellina e mi concentrai sul libro, un romanzo di Clive Cussler. Imprecai quando, dal suo interno, scivolò fuori un foglio bianco, che forse faceva da segnalibro. Lo raccolsi cauta, e notai che era un biglietto. Ormai dimentica dei divieti cui stavo disobbedendo, lessi il contenuto.

"Anche se sarai lontano da me, ti auguro di fare ciò che ti rende felice e di vivere ogni giorno al meglio. Di tanto in tanto pensami. Chiamami appena puoi. Spero che il tuo viaggio non duri in eterno, una madre ha bisogno di vedere suo figlio, di sapere che sta bene. Ti voglio bene, senza condizioni, sempre. E sono infinitamente grata alla vita per avermi dato l'onore di essere tua madre.

Mamma"

La inserii tra le pagine, a casaccio, e rimisi il libro al suo posto, per andare nel bagno. Decisa a dare una sbirciata anche lì, rovistai tra le sue cose e trovai un contenitore di plastica contenente delle pasticche. Dall'etichetta capii che era un farmaco per aiutare a dormire. Affianco a questo, ce n'era un altro d'identico, ma ancora sigillato. Lo rimisi al suo posto. Dopo una rapida occhiata ai suoi prodotti da bagno, notai una boccetta di profumo. Incuriosita, me lo spruzzai su un polso e lo inspirai a pieni polmoni. Wow, davvero arrapante! Era una fragranza con note di muschio e sandalo, dal sottofondo di cuoio. Un aroma fresco, intenso e virile, che però non avevo mai sentito su di lui.

Oh, se non ci fossero tutti questi anni di differenza, se lui non fosse mio zio...

Scossi la testa per cancellare quei pensieri disturbanti e tornare al presente. Profumato o no, quell'uomo era incapace di ridere ed era scontroso come un orso. Avrà avuto anche due occhi incredibilmente belli, con delle iridi enigmatiche come il mare, però le usava solo per guardarmi storto. Che io sapessi, non amava la compagnia, sebbene avesse scelto me come sua compagna di viaggio. O almeno quella era l'idea che mi ero fatta. l'alternativa era che Max lo avesse costretto promettendogli in cambio chissà che cosa.

Poco importava. Nel giro di due settimane, avrei intascato una somma ragguardevole e lo avrei lasciato al suo destino.

Avevo appena finito di formulare quell'ipotesi, che una fitta di disagio mi attraversò la nuca e lo specchio mi rimandò un volto conosciuto.

Sentii il cuore salirmi in gola e le guance scottare.

Non poteva essere. Lo avevo lasciato sul ponte a governare la sua barca. E invece lui se ne era stato a sbirciare quello che facevo tutto il tempo. Magari mi aveva anche visto annusare la sua biancheria, o leggere la lettera di sua madre. Mi sentii mortificata.

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