19. Katharina

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Il Kurfürstendamm era un quartiere considerato ricco ma, per come l'avevo conosciuto io fin a quel momento, si abbinava totalmente a Nikolaus. Anche l'enorme appartamento che mi si parò davanti una volta che fummo all'ultimo piano rispecchiava a pieno lo stile minimalista ma elegante che ormai associavo subito a lui.

Era il trionfo del bianco, del nero e del grigio in tutte le sue fredde sfumature, in realtà non era un ambiente che trasmetteva molto calore e, se avessi dovuto dire la mia, avrei detto che era manchevole di un vissuto. Si vedeva che Nikolaus ci si era appena trasferito e lo rivelavano tanti piccoli dettagli e la patina di nuovo che con il tempo, altrimenti, si sarebbe andata assottigliando.

«Vuoi darmi la giacca?» Mi domandò Nikolaus distogliendomi dall'osservare l'openspace davanti a me, solo quando mi voltai un poco verso di lui notai l'appendiabiti già riempito per metà dai soprabiti che gli altri avevano già posato lì. Con un gesto veloce ma aggraziato, Nikolaus aggiunse al mucchio la mia.

«Allora, fratello, hai rifornito la tua cantina o non hai avuto il tempo?» Tristan Mayer ruppe il ghiaccio facendo un giro casuale su se stesso come per chiedere dove l'uomo accanto a me avesse nascosto il bottino di una caccia interessantissima. Nikolaus piegò le labbra in un sorriso canzonatorio prima di dargli l'indicazione desiderata.

«Alla tua destra, Tris, il mobile nero.»

Ero rimasta ad osservare quella piccola scena, in cui io figuravo come l'unica estranea, ferma nello stesso punto di prima ma Meredith e Marika non persero tempo e con un cenno mi invitarono ad accomodarmi con loro sul grande divano ad L che era posto proprio davanti a un grandissimo televisore a schermo piatto.

«Château Beychevelle del 2015, non male.» Declamò Tristan ancora concentrato sulla bottiglia che aveva selezionato tra quelle intraviste all'interno del mobiletto, con l'aria dell'esperto che aveva reiterato quell'azione più e più volte, stappò la bottiglia giusto in tempo perché Abel e Nikolaus tornarono dalla zona dove i mobili neri ospitavano le varie stoviglie con i bicchieri da vino che poggiarono sul basso tavolino in vetro davanti a noi. Mentre Tristan li riempiva uno passava i bicchieri vuoti al fratello e l'altro quelli pieni a noi, praticamente era una catena ben oliata che ero certa Capitan produttività stesse apprezzando.

«Tu non dovresti bere.» Meredith guardò male il suo ragazzo quando anche lui si riempì il bicchiere. «Devi guidare.»

«Meredith, amore mio, sappiamo tutti che finiremo per dormire qui.»

Tristan fece quell'affermazione con una convinzione tale che fece schizzare la mia attenzione ai picchi massimi per quella sera, non era un problema che loro volessero rimanere, ma io l'indomani avevo promesso a mio padre di andare da lui la mattina, complice anche il fatto che nel pomeriggio Baumgarten non ci sarebbe stato e io volevo avere da lui degli aggiornamenti. Di disturbare in quel modo Nikolaus non se ne parlava comunque in ogni caso. Il problema però era che non sapevo come dirlo al padrone di casa senza sembrare scortese.

«Katharina, se tu non vuoi rimanere, quando ti stanchi ti accompagno a casa.» Con quelle poche parole Nikolaus pose fine alle mie elucubrazioni, era riuscito ad indovinare subito in quale direzione si stavano dirigendo i miei pensieri. Stavo quasi per dirgli che più tardi avrei certamente approfittato del suo passaggio, ma le due ragazze accanto a me misero un freno a quello slancio.

«Ti prego, rimani anche tu, a Nik non dispiacerà e qui c'è spazio a sufficienza per tutti.»

Una cosa l'avevo già capita, nonostante non le conoscessi per nulla, nessuna delle due aveva paura di mostrare le proprie emozioni e lo facevano in due modi completamente diversi tra loro che, in qualche maniera, contrastavano.

Armonia di sogni e speranzeWhere stories live. Discover now