10. Nikolaus

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«Mi spieghi che razza di segretaria ti sei scelto?»

Mio padre scoppiò a ridere e io mi chiesi dove avessi sbagliato nella vita.

Il momento successivo a quello dove la signorina Werner mi aveva lasciato come un allocco ero tornato nel mio ufficio per afferrare il telefono, comporre il numero di telefono di quel pazzo e porre quella domanda non appena lo squillo sordo dell'apparecchio venne sostituito dalla sua voce.

«Se avessi scommesso sull'esito di questa giornata a quest'ora sarei ricco.»

Che continuasse pure a beffarsi di me, tanto ero io quello che doveva avere a che fare con quella squilibrata! Cominciavo a capire il perché dei consigli dell'altro giorno.

«Mi ha risposto, ti rendi conto!»

Quella poteva sembrare il capriccio di un bambino che corre da papà perché gli hanno levato il giocattolo preferito senza un apparente motivo, e forse lo era, ma ero profondamente costernato da quel comportamento così bizzarro.

«E tu come ti sei posto? Perché in anni che è stata con me, Katharina non ha mai detto una parola fuori posto.»

«Come sempre, come altro mi sarei dovuto porre? Senza contare che non è la prima volta che lo fa.»

Il verso sorpreso che seguì la mia risposta mi ricordò che effettivamente non gli avevo raccontato nulla dell'incontro-scontro con la ragazza del bar.

«Intendi che lo ha fatto più volte o che l'avevi incontrata prima.» Domandò prima che io potessi spiegare nulla, il tono profondamente sorpreso. A scogliere tutte le vicende che avevano coinvolto entrambi e che ci avevano condotto a quella prima, burrascosa giornata, ci misi poco e quando finii il silenzio coprì i secondi che mio padre impiegò per raccogliere le idee.

«Ascolta, lo so che non è nel tuo carattere, ma porgile il ramoscello di ulivo, alla fine lo accetterà.»

«Alla fine?» Ribattei scettico cominciando a giocare con una penna che avevo lasciato distrattamente sulla mia scrivania.

«Prima ti farà scontare ogni cosa.» Lo disse come se fosse la cosa più scontata del mondo avendo anche il coraggio di suonare divertito.

«Sì, e il mondo si è capovolto, ora comandano i dipendenti...» Borbottai con tono irritato, non potevo credere che una frase del genere fosse uscita proprio da lui.

«In realtà è lei che coordina tutto, non ho perso il lume della ragione, c'è un motivo se lei è lì.»

Che evidentemente non riuscivo a vedere, d'altra parte l'impressione che avevo di lei dopo quel primo giorno non era delle più lusinghiere e il fatto che mio padre la tenesse così da conto continuava a rimanere un mistero.

«Beh allora lei ha approfittato del cambio al vertice per decidere di non far nulla visto che per fare l'unica cosa che le ho chiesto ci ha messo mezz'ora buona quando doveva metterci al massimo cinque minuti.»

Stavo giudicando dopo un solo giorno, ne ero consapevole, ma volevo sapere cosa ne pensasse mio padre.

«E non ti ha dato una giustificazione? Mi pare strano.»

Appunto. Il tono scettico che stava continuando a tenere mi faceva pensare che forse la prima impressione poteva non essere dei più giusti.

«Ha detto che si è fermata a dare un parere su non ricordo cosa.» Spiegai ricordando però che non le avevo neanche lasciato la possibilità di finire di spiegarmi cosa l'aveva fatta tardare.

«Tradotto: stava facendo una cosa che ha sempre fatto e che leverà molto lavoro a te. Capisco che il primo incontro non è stato dei migliori ma Katharina è una persona volenterosa e capace, dalle fiducia.» Rispose in tono calmo e io sbuffai.

«Se comincio a lasciar fare una, credo un precedente per gli altri.»

Stavolta fu lui a emettere un verso seccato quasi stesse discutendo con qualcuno non capace di intendere.

«Quanta roba oggi ti è sulla scrivania che hai dovuto mandare al mittente per aggiustarla?»

«Nessuna, in effetti sono più efficienti di quel che credevo.» Realizzai con una punta di sconcerto molleggiando con la sedia girevole. Quando la sua risata sarcastica mi raggiunse alzai gli occhi al cielo consapevole che lui non potesse vedermi.

«Credevo tu fossi meno ingenuo. Tutte le cose passano prima per Katharina, è lei che screma tutto e ti porta solo le cose che hanno bisogno dell'approvazione finale.»

«Cioè non è stata tutto il giorno a non far nulla?»

Mi pentii di quella domanda il momento dopo averla posta, quando le avevo chiesto di portarmi quelle cose avevo notato distrattamente che il file aperto sul suo pc era uno dei progetti su cui mi ero aggiornato quella mattina, non mi ero domandato però cosa stesse facendo, troppo concentrato su altro.

«Chi? Katharina? Ma per favore!» Eruppe mio padre come se avessi detto che la Terra è piatta. «Non è il tipo che si vanta quando fa qualcosa in più di quel che ci si aspetta, anzi forse non se ne prenderà neanche i meriti, ma prima di arrivare a me le cose passavano per lei e ti consiglio di far rimanere le cose così visto che tutto funziona alla perfezione.»

Si interruppe per qualche secondo per raccogliere le idee e io rimasi in attesa di ciò che sarebbe seguito.

«Potreste non trovarvi a livello caratteriale, ma prova a trovare un terreno comune con lei.» E il tono che usò fece suonare quelle frasi quasi come una preghiera, il suo suggerimento però non era sbagliato, dovevamo trovare un modo per far funzionare quella cosa e anche se sarebbe stata una sfida per entrambi. Per quel poco che avevo visto di lei avevo capito che non lasciava il campo di battaglia a meno di non essere lei a decidere di farlo e, se non fossi stato io il bersaglio di quegli scontri, avrei anche apprezzato quella testardaggine.

E poi c'era mio padre che era granitico nell'asserire la validità del suo operato, se si sbilanciava in quel modo mi portava a credere che forse dovevo darle il beneficio del dubbio.

«Ci proverò.» Sentenziai infine con un mezzo sospiro di soddisfazione. Dall'altro lato del telefono sentii la voce di mia madre che sembrava star dicendo qualcosa, non riuscii a capire però l'argomento e attesi per vedere se mio padre avrebbe aggiunto qualcosa.

«Nik?» Mi richiamò infatti non appena la voce di mamma cessò di essere udibile, io gli risposi che ero ancora in linea e lui continuò: «Vacci piano con lei, okay? È forte ma non invincibile.»

Era la seconda volta nell'arco di pochi giorni che mi faceva quella raccomandazione ma questa volta mi domandai quale fosse il motivo di quella richiesta così sentita.

«Non sono insensibile, avrò cura di lei se ci tieni tanto, la tratterò con i guanti bianchi.»

E con quella strana e inaspettata promessa terminai la chiamata.

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Io rido sempre leggendo l'inizio del capitolo🤣
Prossimo appuntamento: lunedì con le novelle e mercoledì qui con un nuovo capitolo❤️
Giorgia

Armonia di sogni e speranzeOnde as histórias ganham vida. Descobre agora