11. Katharina

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Dopo quanto accaduto il giorno prima, la mia voglia di recarmi al lavoro era molto vicino allo zero, la fortuna però era dalla mia parte e io non vidi il signor Mayer fino a poco prima della pausa pranzo, cosa che contribuì a mantenere in auge il buon umore che ero riuscita a riacquistare una volta uscita dell'edificio della Mayer Advertising Society. Ciò era stato coadiuvato da mio padre e da una riproduzione compulsiva di canzoni che sapevo avrebbero migliorato il tutto.

La prima parte della giornata passò quindi in grazia ricevuta e soprattutto senza Capitan produttività a sparare sentenze a destra e a manca, cosa che mi permise di lavorare con la consueta serenità e di portarmi anche avanti con alcune delle cose che di solito lasciavo da fare all'ultimo momento. Nell'arco di quella mattinata ricevetti anche la famosa chiamata che il giorno precedente era stata la pietra dello scandalo e a chiamare fu proprio il direttore del Dark Matter per fissare una riunione preliminare e discutere del nuovo progetto. Dopo una rapida scorsa delle rispettive agende eravamo arrivati alla conclusione che l'ideale sarebbe stato l'indomani mattina e che non ci rimaneva che aspettare l'approvazione del grande capo.

Quel che più mi dava fastidio era che, nel mezzo di un ordine e una critica, il giorno precedente non si era neanche degnato di avvisare che sarebbe arrivato tardi e quindi impiegai parte del tempo che mi separava dalla pausa pranzo a riprogrammare le riunioni con i vari reparti che lui stesso mi aveva detto di organizzare il più celermente possibile.

Non mi ero fatta abbattere da quel piccolo imprevisto e mi ero rimboccata le maniche cercando di fare quanto più riuscivo in tempi relativamente stretti, quando però giunse il momento del pranzo, accolsi quella pausa sentendomi soddisfatta del lavoro svolto fino a quel momento e mi stiracchiai sulla poltrona realizzando che Capitan produttività ancora non si era visto.

Poco male pensai afferrando il ritaglio di carta gialla e la penna, che avevo lasciato chiusa tra l'agenda cartacea che usavo per prendere appunti, per replicare quanto fatto il giorno precedente.

«Sta preparando il simpatico post-it che mi ha lasciato ieri?»

Sobbalzai presa alla sprovvista dalla voce del signor Mayer che mi aveva colto in fragrante.

«Ho visto che ha apprezzato.» Ribattei concedendomi un mezzo sorriso al ricordo del fogliettino del giorno prima ritrovato in una posizione diversa a quella di partenza. «Ma visto che è qui posso dirglielo a voce: torno tra esattamente un'ora.»

Afferrai la tracolla della borsa dallo schienale della sedia e osservai l'uomo davanti a me, quel giorno aveva indossato un maglioncino di un caldo color bordeaux dal cui colletto sembrava spuntare il colletto di una camicia e, lasciando i pensieri liberi di vagare, mi chiesi se fosse uno di quei modelli che simulano solo la presenza di quell'indumento o se davvero l'avesse sotto il maglioncino.

«Mentre lei era via ha chiamato suo fratello e abbiamo organizzato la riunione per domani alle dieci, aspettiamo la sua approvazioni, le riunioni che ha saltato stamattina le ho riprogrammate tutte, potrebbe, gentilmente, dare un'occhiata al calendario e decidere se intende rispettarlo?» Aggiunsi smettendo di seguire ragionamenti che non avrebbero portato a nullo e provando a non lasciar intuire quanto quel mancato avviso mi avesse contrariato.

«In realtà vorrei parlarle prima che vada a pranzo.»

Ignorò l'ultima parte e il mio fastidio salì ancora, ma un piccolo angolo della mia mente riuscì a concentrarsi su quello che aveva appena detto e a replicare con un secco:

«La ascolto.»

Non avevo idea di quale sarebbe stato l'argomento ma sperai che fosse qualcosa di utile e funzionale e non l'ennesima manfrina senza senso su qualcosa che poteva evitare.

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