Capitolo 1

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18 febbraio 2012, Hartford, Connecticut

"Sei proprio sicura di quello che fai?" Chiede in modo ansioso nonno Alexander mentre Emma fa le valigie in camera sua.
Il nonno si trova all'entrata, in piedi, con le mani in tasca, fra la porta e il pavimento della stanza, mentre Emma è accovacciata davanti all'estremità del letto, la valigia a rotelle color rosa confetto poggiata sopra, di schiena, con la zip aperta.
Per l'uomo, come lo è per sua moglie, è difficile accettare che la sua nipotina adorata lasci il nido dove ha vissuto per quasi dodici anni.
"Sono più che sicura, nonno" risponde Emma sicura di sè.
Ormai, Emma è più che sicura: vuole andare a Los Angeles, dove la sua carriera da attrice sarebbe iniziata. Certo, non sarebbe stato facile, almeno all'inizio, ma la giovane continua, nonostante questa triste verità, a sperare di realizzare il suo sogno. Sembra banale da dire, ma Emma vuole seguire il suo cuore ed essere artefice del proprio destino.
"Emma, sono preoccupato per te" le dice il nonno con tono apprensivo "ho paura che tu stia per compiere lo sbaglio più grande della tua vita".
La ragazza lo ignora e continua a fare le valigie. Dopo aver messo gli assorbenti, Emma infila anche vari trucchi, nel caso debba andare a qualche evento importante che richiede un certo abbigliamento. Perchè, altrimenti, Emma non è una ragazza che di solito si trucca. Non è neanche una ragazza particolarmente attenta alla moda, difatti, al liceo, veniva derisa per il modo in cui si vestiva, giudicato "da barbone".
L'uomo, notando che la nipote non gli presta la giusta attenzione e fa come se lui non fosse lì presente, fa un sospiro molto pesante e dice a volte molto alta e con tono severo : "Emma, quando ti parlo, gradirei che tu mi ascolti".
Emma alza lo sguardo dalla valigia e risponde sorridendo al nonno : "ma io ti ascolto, nonno. Solo che sono impegnata, come vedi. Anche tu saresti impegnato se sei consapevole di star realizzando un sogno".
Alexander si porta una mano sul volto e dice leggermente esasperato : "quello che sto cercando di dire è... non potresti avere un sogno più semplice? Uno in cui non devi lasciare la città? Uno in cui c'è la certezza concreta che ce la potresti fare?".
Emma, di colpo, smette di fare quello che sta facendo, si alza dal pavimento, si gira e va verso il nonno, colmando la distanza fra loro, e gli dice : "ascolta nonno: in realtà, il mio sogno è molto semplice: voglio solo diventare un'attrice. Tutto qui. Non voglio diventare la prossima Cate Blanchett, Kate Winslet o Natalie Portman. Non sono alla ricerca ossessiva della fama. Mi accontento anche di interpretare ruoli marginali o comparse. Non mi interessa vincere l'Oscar del 2013, del 2014, del 2015 o di qualsiasi altro anno che verrà dopo questo. Voglio solo fare la cosa che mi piace di più: recitare. Ma non su un palco teatrale, bensì su uno schermo, dove tutti mi possono guardare e dove posso essere d'ispirazione per tutte le ragazzi e per tutti i ragazzi che hanno la mia stessa passione".
Finito il discorso, nonno Alexander esprime subito la sua opinione in merito : "ma perchè ti piace così tanto recitare? Cosa c'è di così speciale nel fingere di essere qualcuno?".
Questa frase, seppur lievemente, ha ferito molto Emma.
Come poteva non averlo capito? Come poteva non aver capitato che tutto è nato dalla morte dei suoi genitori? Che lei, per non pensare a loro e quindi deprimersi, si metteva nei panni della piccola Alexis, il suo alterego. Una bambina uguale a lei che aveva ancora i suoi genitori alsuo fianco.
Alexis fu il primo personaggio che Emma ha mai interpretato ed era per lei un modo per evadere dalla realtà: mentre Emma viveva un esistenza velatamente triste presso i suoi nonni, Alexis viveva con i suoi genitori, un'esploratrice e un archeologo, un'avventura dopo l'altra. Quando Emma era Alexis, era felice perchè, per un attimo, si dimenticava della sua situazione per concentrarsi su quella di un'altra.
Da questo alterego infantile nacque la passione che ad oggi Emma nutre ancora per la recitazione perchè, recitando,ti dimentichi dei tuoi problemi per pensare alla persona che stai interpretando. Quindi, inconsciamente, cominci a notare i sentimenti altrui, non solo i tuoi, e qui di diventi meno egocentrico.
"Beh... a me piace. Non c'è un vero motivo dietro" risponde infine Emma al nonno "ti è mai piaciuta una cosa senza sapere bene il motivo?".
"No" risponde seccamente Alexander.
Emma, leggermente sorpresa, ritorna alla valigia per mettere le ultime cose e poi partire.
"Se tu parti, tua nonna ci starà molto male" le dice seriamente il nonno "vuoi vivere con questo senso di colpa per tutta la tua vita?".
Emma si ferma di colpo. Suo nonno sta, in modo evidente, usando il senso di colpa per dissuaderla dal partire. A quanto pare, lui è così preoccupato che lei segua la strada sbagliata che le impedisce anche solo di provarci, perché da per scontato che non ce la farà.
"Se mi vuole davvero bene, capirà la mia scelta" dice infine Emma e continua a finire di fare le valigie.
Alla fine, la ragazza chiude la zip del trolley, lo prende, lo posa sul pavimento in posizione verticale, tira su la maniglia allungabile e va con esso verso la porta d'uscita, ove è rimasto ben piantato il corpo tarchiato di Alexander.
Nonno e nipote si guardano negli occhi per vari minuti.
Alexander la guarda deluso, Emma leggermente malinconica.
Alla fine, dopo cinque buoni minuti, Alexander la lascia passare e la ragazza esce dalla stanza.
Dopo aver finito di scendere le scale, si imbatte nella nonna.
La donna ha uno sguardo duro e severo, uno di quelli che ti fulminano.
Emma chiude gli occhi per non vedere lo sguardo e prosegue fino alla porta d'ingresso.
Una volta arrivata dinanzi alla porta, la ragazza riapre gli occhi, apre la porta ed esce.
Prima di partire con la sua auto, che il nonno le ha comprato al suo sedicesimo compleanno, Emma si gira a guardare casa sua.
Facciata in legno color bianca, finestre piccole dalle tende blu opaco e tetto color grigio scuro. La classica casa di periferia americana.
Dopo averci dato un ultimo sguardo, Emma va verso la macchina, mette il trolley nel bagagliaio, entra in macchina e mette in moto.
Prima di partire, Emma ha un breve flusso di coscienza.
"Respira Emma Briggs stai per prendere in mano la tua vita per la primo volta mi raccomando guida con cautela sei troppo giovane per morire ok andiamo o feramo tardi".
Detto ciò, Emma parte verso la città di Hollywood.

Emma Briggs and The SevenWo Geschichten leben. Entdecke jetzt