Capitolo 13

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«Dannazione!» gridò Nathan.
Mi ci volle un minuto per vedere quello che credevo stessi vedendo.
«Oh, fantastico.» annunciò Ryan ad alta voce, felice.
Cosa?
Chi?
Mi fermai, riavvolsi il nastro e rividi la scena nella mia testa.
Quando aprii la porta, Nate era sul letto, mezzo svestito e un altro uomo, era sopra di lui. Ora Nate stava prendendo pantaloni, scarpe, calze e profilattici sparsi per la stanza. L'altro uomo, Tyler, mi pareva, ero abbastanza sicuro fosse Tyler, uno dei suoi amici, stava facendo la stessa cosa in maniera frenetica.
«Ma per l'amor del cielo!» urlai, riuscendo finalmente a trovare la voce.
«Questo è formidabile!»
Mi girai e fissai Ryan con sguardo truce.
«Che c'è?»
Alzai le mani al cielo perché doveva essere abbastanza ovvio che 'formidabile' non era esattamente la scelta linguistica appropriata.
Il sorriso di Ryan non avrebbe potuto essere più grande, la delizia sul suo volto era contagiosa e inarcò le sopracciglia nella mia direzione anche mentre la sua mano stava ancora coprendo gli occhi di Charlie.
«Ryan, non riesco a vedere.»
«Lo so, tesoro,» gli disse, mentre ridacchiava mimando la parola 'formidabile' con le labbra ancora una volta, nel caso non l'avessi colta.
«Nate è qui?»
«No,» gli rispose, facendomi l'occhiolino.
«Nate non bacia solo papà.»
«Oh, lo so, tesoro mio,» gli fece, non riuscendo quasi più a trattenersi.
«Ti dispiacerebbe farlo uscire da qui?» Indicai l'altra stanza e Ryan annuì, con un sorriso enorme, scintillante e assolutamente diabolico stile Stregatto. Nell'attimo esatto in cui se ne andò con mio figlio, mi voltai verso Nathan. C'ero cascato di nuovo, ma stavolta era un vero tradimento.
«Che diavolo succede?» gli gridai.
Con le mani alzate, mi si avvicinò. «Gio, tesoro, ascoltami...»
«Stai scherzando?» urlai nuovamente, indicando Tyler. «È Tyler?»
Nathan fece guizzare lo sguardo tra me e Tyler, con gli occhi spalancati.
«È lui?» urlai.
«S-sì,» balbettò.
«Perciò da quant'è che va avanti, Tyler?»
«Oh, no, Gio, è solo... è stato solo...»
«Lo sto chiedendo a Tyler!» interruppi Nathan.  
«Noi stavamo solo...»
«La cosa che non capisco è perché tradirmi proprio nella mia stanza? Siamo a Las Vegas, Cristo Santo! Ci saranno cinquanta miliardi di stanze solo lungo la Strip! E sapevi che sarei tornato! Volevi essere sorpreso? Dovevi proprio farmi incazzare?»
«No, io... Pensavo mi avresti chiamato prima di rientrare.»
«Oh.» Annuii, facendo un passo indietro. «Avrei dovuto chiamarti. Giusto, stavo per avvisarti che pensavo di rientrare in modo che tu potessi farti una doccia per elimare le prove.»
«Gio...» Nathan mi studiò facendo scorrere lentamente i suoi occhi su di me. «Gio!» mi abbaiò, afferrando il risvolto della giacca del completo di Ryan, tirandola di lato in modo da potermi vedere il collo. «C'è qualcosa che vuoi dirmi?»
Ryan era un amante focoso e lasciava sempre dei segni. Ero sicuro che tra le mie labbra gonfie, i capelli spettinati e i marchi scuri Nathan fosse perfettamente in grado di capire cosa era successo.
Lo spinsi via da me. «Lascia stare; questa cosa è stupida.»
«Sei un pezzo di merda, traditore!»
«Ehi!» Ryan batté le mani mentre rientrava nella stanza. «Non dire queste cose. Charlie sta guardando i cartoni,» mi fece presente. «Mi ha detto che andava bene. È così?»
«Sì, va benissimo,» lo rassicurai. Perlomeno Charlie non sarebbe uscito dalla stanza.
«Allora, abbiamo finito qui?»
«Tu!» sibilò Nathan rivolgendosi a lui.
«Oh, no, Nate» Il sorriso di Ryan gli faceva brillare gli occhi. «Non io, tu. È stato tutto merito tuo. E non potrò mai ringraziarti abbastanza. Voglio dire, tutta questa cosa sarebbe potuta essere molto più incasinata se tu fossi stato l'uomo perfetto, lo sai? Cioè, Giovanni si sarebbe sentito in colpa e si sarebbe rimesso alla tua clemenza e tu avresti comunque potuto averlo, perché Giovanni si sarebbe preoccupato di averti ferito e cavolate varie, ma adesso...» Era davvero eccitato. «Cavolo.» Il suo sorriso era stupendo. «Adesso rientriamo e tu ti stai facendo fare... cose... dal tuo amico. Oddio, sembra proprio che Natale sia arrivato in anticipo!»
«Potresti piantarla?» lo ammonii.
«Gio, sto solo...» fece un gesto in direzione di Nathan, «cercando di ringraziare quest'uomo.»
«Basta.»
«Okay,» mi disse, dandomi un colpetto sul sedere. «Muoviti e prendi le tue cose. Io e Charlie abbiamo già preparato le sue.»
«Cosa?» esclamai.
«Cosa?» mi fece eco Nathan.
«Forse dovrei andarmene,» aggiunse Tyler.
«Tu,» ordinò Ryan, indicandomi, «devi preparare le valigie perché io ho una suite e noi stiamo andando là.» Si voltò verso Nathan. «Tu puoi prenderti questa stanza perché ho chiamato la reception e ho cambiato il nome a cui era prenotata. Perciò stai pure qui, datti alla pazza gioia, approfitta del servizio in camera. Pago io, te lo meriti.» Poi si voltò per guardare Tyler. «E tu dovresti portare Nate di sotto, giocare alle slot per circa mezz'ora mentre noi portiamo via tutta la roba e poi potete tornare qui e darvi alla già citata pazza gioia.»
«Ma noi...»
«Non posso venire nella tua suite,» mi lamentai.
Ryan si mise davanti a me e mi prese la faccia tra le mani. «Allora butterai fuori Nathan e poi ti aspetti che io dorma tra le lenzuola su cui loro hanno fatto cosacce?»
Il solo pensarci mi faceva star male. Chiusi gli occhi di scatto.
«Dormirà con te?» Nathan sembrava stupito. «Che ne è del fatto che non lo ami più?»
«Si sbagliava,» lo informò Ryan e sentii il suo respiro come una piuma sul mio viso. «Vero, tesoro?»
Perché quando Ryan mi chiamava 'tesoro' sembrava la cosa giusta da dire e quando Nathan usava la stessa parola mi sembrava finta e stupida?
«Mi dispiace tanto, Nate.» Esalai un respiro che non mi ero accorto di trattenere. Mi stavo controllando e aprii lentamente gli occhi per vedere quegli occhi nocciola che apparivano solo nei miei sogni. «Sono un codardo e non ti merito.»
«Non è per caso che vuoi dirlo a me?» urlò Nathan.
Ma non riuscivo a distogliere lo sguardo dall'uomo che avevo amato da quando avevo ventisette anni. Chi avrebbe mai detto che a trentasei ci sarebbe ancora stato Ryan Anderson?
«Hai ragione,» mi disse Ryan, asciugandomi le lacrime dagli occhi con i pollici. «Non ti meriti Nathan.» Si chinò per baciarmi la fronte prima di voltarsi, lasciando cadere le mani lungo i fianchi. «Ti meriti me.»
Feci un respiro tremolante.
«E, ammettilo, io sono proprio attraente.» Il sorriso gli fece brillare gli occhi. «Ma sono anche il padre di tuo figlio e non c'è nessuno che ti ami più di me.»
A quel punto Nathan si lanciò verso Ryan, ma sfortunatamente non aveva indossato i pantaloni del tutto e finì per rimanerci impigliato. Inciampò, colpì l'angolo del materasso, rimbalzò e scivolò di lato, finendo per cadere sul pavimento.
«Sei decisamente maldestro.» Il sorriso di Ryan era, se possibile, sempre più grande; si stava divertendo da morire.
«Perché?» chiesi, torreggiando sopra Nathan. «Ho solo bisogno di saperlo. Voglio dire, questa cosa non è da te.»
«Oh, al diavolo, Giovanni, ho bisogno di avere rapporti intimi.»
Tutto il romanticismo, l'attesa, erano state tutte cavolate.
«Alla fine ho capito che non ti piace farlo. Avrei voluto che tu me lo dicessi e basta, perché a me piace e mi manca. Voglio dire, forse nessuno ti ha mai fatto vedere quanto può essere bello, che ne so, ma andava bene lo stesso perché ti volevo.» Si alzò. «Ma ogni tanto ne ho bisogno e allora me lo vado a cercare.»
Annuii. «Quindi la storia tra te e Tyler non è recente.»
«Con Tyler è una cosa nuova.» Mi informò. «Ma non importa perché io e te non siamo mai stati esclusivi.»
Feci un passo all'indietro verso Ryan. Non mi ero reso conto che fosse così vicino, pronto a prendermi e stringermi. Finii subito tra le sue braccia.
«Tesoro,» la sua voce mi rimbombò nell'orecchio. «Scordati tutta questa faccenda; non vale la pena perderci tempo.»
Inghiottii il groppo che avevo in gola, sentendo arrossire il volto per il calore.
«E sappiamo entrambi che non ti conosce per niente né a letto né fuori dal letto.»
E Ryan aveva ragione; era venuto fuori che Nathan non mi conosceva per nulla.
«Voglio portarti a ballare.» Ryan sembrava eccitato e felice, la sua bocca appoggiata dietro al mio orecchio. «Mi manca ballare con te.»
Mi allontanai da lui, diretto verso l'armadio.
«Se voi due poteste uscire finché non abbiamo radunato le nostre cose, sarebbe fantastico.»
«Voglio salutare Charlie,» mi fece Nathan.
Prima che potessi parlare, Ryan gli rispose, con la voce che era puro ghiaccio. «Non provare neanche ad avvicinarti alla porta.»
«Davvero?»
«Sì, davvero.»
«Conosci qualche mossa da agente segreto o cavolate del genere?»
«No, amico, ti spacco le braccia se pensi anche solo ad avvicinarti a quella dannata porta. Stai lontano dal mio uomo e da mio figlio. Ci siamo capiti?»
Sembrava proprio di sì, perché lui e Tyler uscirono dalla stanza nel giro di qualche secondo.
Dubitavo che lui e Tyler sarebbero tornati nella stanza se non per riprendere le loro cose. Non mi ci vedevo proprio Nate a far pagare il conto a Ryan.


Una seconda occasioneWhere stories live. Discover now