Capitolo 2

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Poche ore dopo sentì il campanello suonare. Mi alzai dal divano, prosciugato dalle lacrime e sapevo che gli occhi erano ancora lucidi. Andai ad aprire e mi trovai davanti il mio gemello, Leonardo.
«Ciao, fratellino.» mi salutò con sguardo preoccupato.
Mio fratello era nato quattro minuti prima di me e tante volte mi chiamava così. In quel momento ero così depresso da farglielo notare per la millesima volta.
«Hai detto cose senza senso al cellulare. Ti va se entro e ci sediamo a parlare?»
«Sì, entra pure.» lo feci entrare ed entrambi ci sedemmo sul divano.
«Cos'è successo, Gio?»
«Sono rientrato a casa presto da lavoro e lo stava baciando.»
«Chi?»
«Rick.»
«Rick? Stai scherzando?!»
«Ti sembra che stia scherzando?» chiesi, esasperato.
«Merda.»
Lasciai andare un sospiro. Ero distrutto.
«E?»
«E cosa?» chiesi confuso.
«E cosa hanno detto quando li hai affrontati?»
«Rick ha detto che erano già innamorati da un po' e non avevano mai trovato il momento giusto per dirmelo.»
Leo sembrava che stesse andando in iperventilazione. Alzai lo sguardo per vederlo. «Leo?»
«Dio Santo, Gio.»
A quanto pare stava prendendo il tradimento peggio di me. «Fai dei respiri profondi.» Era molto più melodrammatico di quanto avrei potuto essere io. O forse no.
«Stai bene?» gli domandai dopo alcuni minuti in cui avevo ascoltato il suo respiro.
«Quando avrebbe dovuto dirtelo? Te lo dico io, quando Ryan Anderson avrebbe dovuto dirtelo: forse proprio prima che tu prosciugassi i risparmi di una vita per far mettere incinta nostra cugina in modo che voi due poteste avere un bambino!» sbraitò arrabbiato, con l'amarezza che gli si sentiva dalla voce.
«Non gliel'ho detto.»
«Che cosa?» mi urlò, con un ritardo di qualche minuto. «Quale parte non gli hai detto?»
«Non gli ho detto nulla.»
«Non hai detto a Ryan che tua cugina aveva acconsentito a portare in grembo il suo bambino in modo che voi due aveste un figlio? È questa la parte che non gli hai detto?»
«Sì, è questa.»
«Dio santo, Giovanni!»
«Volevo dirglielo stasera,» mi difesi. «Ma hai scoperto com'è andata a finire.»
«Ormai è cosa fatta.» Leo sussultò. «Laura è incinta e adesso... gli hai fatto vedere le foto dell'ecografia? Ha visto suo figlio?»
«No.»
«No?» gridò.
«No.»
Leo si limitò a fissarmi.
«Che c'è?»
«Gio.» Mio fratello sembrava addolorato ed esasperato allo stesso tempo. «Dannazione! Sai cosa hai appena fatto? Voglio dire, in questo momento odio quell'uomo, ma non posso odiarlo del tutto perché non sa nemmeno cosa ha appena perso!»
«Leo...»
«Ha perso te e il vostro bambino.»
«Fai un respiro...» lo esortai.
«Gio, non è giusto! Non gli hai detto tutte le cose come stanno!»
«Perché lo stai difendendo?»
«Non lo sto difendendo ma deve saperlo!»
«Smettila di urlare.»
«Gio!» urlò di nuovo.
«Ti ho detto del bacio?»
Ci fu un lungo momento di silenzio in cui lui fece un lungo respiro e, in pratica, cercò di calmarsi quel tanto che serviva per portare avanti una conversazione.
«Okay, vediamo di capirci: sei tornato a casa prima e ti dice che è innamorato di un'altro?»
«Beh, tecnicamente prima Rick me lo ha mostrato e poi me lo ha detto, ma sì.»
«Gio!» urlò. «Non potevi dirgli qualcosa?»
«No.»
«Allora è così, Ryan ama Rick?»
«Non ha negato. Quindi sì.»
Leo si schiarì la gola.
«Non essere così disgustato.»
«E perché diavolo non dovrei?»
Non sapevo nemmeno quello che stavo dicendo: tutto il mio mondo si era appena rovesciato.
«Sono tutte cavolate,» mugugnò.
«Beh, credo che sia una cosa sensata. Voglio dire, passa più tempo con lui che con qualsiasi altra persona visto che lavorano nella stessa azienda di costruzioni. Sono sicuro che è stato un normale evolversi della situazione...»
«Gio!»
Sbuffai rumorosamente. «Fai dei respiri profondi,» suggerii per l'ennesima volta.
«Mi fa piacere vedere che la cosa non ti turba più di tanto.»
«Sì,» mormorai, accasciandomi sul bracciolo del divano.
«Quindi è questo il tuo piano? Rannicchiarti qui e lasciarti morire?»
«Sì.» bofonchiai.
«Okay,» mormorò e io sentii il divano scricchiolare a causa del peso che veniva rimosso. «Perciò lui non sa che Laura ha acconsentito e che diventerete entrambi padri?»
Io e Ryan eravamo andati insieme da un dottore un anno prima, quando l'idea di una madre surrogata mi era venuta in mente per la prima volta. Avevo detto a Ryan che se mia cugina Laura avesse acconsentito, lei avrebbe donato il suo ovulo, che avrebbe rappresentato me, e avremmo usato il suo liquido seminale e insieme avremmo avuto un figlio. «Sapeva che ne stavo discutendo con Laura, ma non sapeva che lei avesse detto di sì. L'unica persona a cui l'ho detto sei tu, perché sei mio fratello.»
«Certo.» Leo sembrava ferito.
«Dai, per l'amor del cielo, Leonardo, non posso mettermi a pensare anche a te che te la prendi. Te l'ho detto perché ti voglio bene e non perché sei il primo che passava perciò non...»
«Lo so, lo so.» Mi interruppe alzando le mani, facendomi zittire come voleva. «Mi dispiace.»
Feci un respiro profondo. «Okay.»
«Avresti dovuto dirglielo quando l'hai visto.»
«Perché?»
«Perché è la cosa giusta da fare e perché merita di saperlo e perché potrebbe restare, se glielo dicessi.»
«Stai farneticando.» Ridacchiai. «Quante volte hai appena detto 'perché'?»
«Non contare le mie parole, ascoltale piuttosto. Gio, vai a cercarlo, diglielo e riportalo qui.»
«È innamorato di lui; non lo voglio.»
«Sì che lo vuoi. L'hai sempre voluto.»
Lo sapevo. Stavo mentendo a me stesso fingendo che non fosse così.
«Praticamente t'illumini quando c'è lui. Anche dopo cinque anni, t'illumini ancora.»
«E adesso non lo farò più.» dissi amareggiato.
«Le vacanze si stanno avvicinando.»
Alzai la testa per guardarlo. «E questo cosa c'entra con tutto il resto?»
Le sue sopracciglia si alzarono e solo per un momento sorrisi. «Non voglio che tu ti suicidi o che...» La sua voce era al tempo stesso gentile e carezzevole.
«Non posso,» mormorai. «Sto per diventare papà. Non posso neanche portare avanti il mio progetto di rimanere qui fin quando non muoio. Alla fine dovrò trovare la forza di andare avanti.»
«Quando?»
«E chi lo sa?» feci spallucce.
Il mio gemello annuì. «Okay. Vuoi venire a stare nell'appartamento sotto quello mio e di Rylie? È mio, lo sai. Te lo affitto a un prezzo bassissimo finché non trovi i soldi per comprarlo,» mi propose. «Ci sono due stanze da letto ed è tutto ciò che ti serve, una per te e una per il bimbo.»
«Mi sembra una grande idea.» Acconsentii, con la guancia che era tornata a posarsi sul cuscino, appoggiato al bracciolo.
«E in questo modo, se avrai bisogno di aiuto, noi ci saremo.»
Avevo vicino delle persone davvero fantastiche; era un peccato che avessi un gusto pessimo in fatto di uomini. «Vi adoro, lo sai?»
«Sì, lo so, fretellino, e anche noi ti adoriamo.»
«Ehi, abbiamo solo quattro minuti di differenza!»
Lui ridacchiò divertito.«Sì, lo so, ma adoro chiamarti così. Okay, torno fra un'oretta con Rylie.»
«Mi troverai qui.»

Una seconda occasioneWhere stories live. Discover now