Capitolo 3

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Quando il mio gemello chiuse la porta dietro di sé, serrai di nuovo gli occhi.
Un'ora dopo, Leonardo mi fece alzare e mi obbligò a mangiare qualcosa quando tornò con Rylie, l'amore della sua vita, proprio come aveva promesso. Io e Leo eravamo gemelli e guarda caso entrambi gay. 
Non appena se ne andarono tornai sul divano. La mia amica e cameriera del mio ristorante, Clem - diminutivo di Clementine- arrivò con suo marito Derek il giorno dopo. Si sedettero entrambi sul tavolo della cucina con me mentre gli raccontavo del bambino.
«Se lo vedo per strada, è un dannatissimo uomo morto,» imprecò Derek.
Erano parole forti per un avvocato civilista.
Clementine pianse e mi tenne per mano e dopo un po' fu difficile distinguere chi di noi due fosse stato lasciato. Ordinarono la pizza e la mangiammo con delle birre.
Mio cugino Luke venne in volo da Manhattan solo per vedere come stavo, fu proprio una bella sorpresa. Era cresciuto con me e sapeva che non ero tipo da fare sciocchezze. Mi disse che sapeva che dovevo affrontare la cosa e di chiamarlo quando avessi voluto andare a trovarlo. Mi promise di spedirmi un biglietto. Gli dissi che ero stato lasciato, ma non ero un senzatetto o uno squattrinato.
«Fammi fare qualcosa di carino per te, deficiente.»
Avevo alzato gli occhi al cielo, ma dopo che mi ebbe dato una stretta di mano mascolina, avevo acconsentito.
Alla fine, decisi che avrei veramente dovuto cercare di dire a Ryan del bambino; come Leo mi aveva ripetuto ancora e ancora, era la cosa giusta da fare.
Si scoprì che il suo numero di cellulare non funzionava più. Poiché i nostri gestori non erano gli stessi, non avevo modo di controllare il suo account. Andai in banca, presi la nostra cassetta di sicurezza e chiamai tutti i numeri di emergenza della sua rubrica. Trovai solo delle segreterie telefoniche dell'Agenzia. Guidai fino alla casa dei genitori di Ryan a West Town, ma scoprii che era stata messa in vendita. Non c'erano segni di vita. Mi ricordai che avevano detto di volersi trasferire, ma era spaventoso come tutte le cose della mia vita fossero cambiate all'improvviso. Ero ferito che se ne fossero andati senza neanche salutarmi, visto che avevo sempre pensato fossimo amici. Buffo come niente si fosse rivelato essere come l'avevo immaginato io. 
Leo era dispiaciuto che non avessi avuto modo di chiudere la cosa, che non avessi contatti con nessuno. Era come se Ryan fosse svanito nel nulla.
Ma un mese dopo ricevetti una lettera da New York con alcuni documenti legali per la separazione. Mi aveva lasciato tutto: la casa, la macchina, i nostri risparmi. Tutto ciò che voleva era la sua libertà. Gli rispedii tutto in una busta a cui allegai anche, alla faccia di un Leo scioccato e oltraggiato, la mia fede nuziale di platino. Aveva avuto un significato quando c'eravamo scambiati i voti a Boston; adesso non significava più niente.
Se Ryan se ne voleva lavare le mani di me, io avrei fatto lo stesso. In fondo, era quello che volevo. A quel punto anche il mio gemello aveva convenuto che condividere la bella notizia sarebbe stato inutile. 

Una seconda occasioneWhere stories live. Discover now