CAPITOLO 16

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Oggi pomeriggio Jordan si è sentito male; papà l'ha portato alla Fortezza e la diagnosi ha rivelato che nostro fratello sta sviluppando il super-udito. Finché non si stabilizza dovrà rimanere a casa e, secondo le previsioni di papà, non sarà per un breve periodo: lui, a suo tempo, ha impiegato 2 settimane per convivere con questo nuovo superpotere.


L'indomani, dopo la chemio, seguo il primo tentativo di Jordan di approcciarsi al super-udito. Riesce a togliere le cuffie per qualcosa come 10 secondi ma, poi, è costretto a rimetterle: si vede che sta male. Decide di interrompere gli allenamenti con papà praticamente subito fuggendo in salotto; magari, domani, andrà un po' meglio.

"Posso aiutare in qualche modo?" chiedo a papà. "Purtroppo no Nat, deve venire da lui."

"Capito."

"Vai a stenderti, sarai stanca; io, intanto, vedo se la mamma ha bisogno di aiuto sul lavoro, ok?"

"D'accordo."

"A dopo, Scricciolo." mi bacia la testa prima di andarsene. "A dopo papà".

Sono sdraiata sul mio letto senza riuscire a prendere sonno quando, all'improvviso, un rumore simile ad un botto mi fa sobbalzare. Corro in camera di Jordan e lo trovo in piedi, senza le cuffie, mentre fissa un buco nella parete. "Che cavolo è successo? Ti senti bene?" gli domando sconcertata. "Va tutto bene Nat, non preoccuparti."

"Sei stato tu?" indico il buco nella parete. "Stai tranquilla, torna in camera tua."

"Dovremmo chiamare papà, Jordan."

"Ti ho già detto che sto bene. Se ce n'è davvero bisogno chiamo, ok? Va' a riposare."

"Ok." evito di insistere perché, quando Jordan è così determinato, non c'è modo di smuoverlo dalle sue decisioni.

Come al solito, quando John ritorna da scuola, gli corro incontro per salutarlo. "JOHN!" esclamo, salvo poi dovermi fermare a metà strada: un giramento di testa improvviso mi costringe ad appendermi alla spalliera del divano per evitare di cadere a terra. "Ehi!" mio fratello si affretta a raggiungermi per sostenermi con il braccio sano. "Non dovresti sforzarti così; sarei venuto subito a salutarti." dice facendomi stendere sul divano.

"Ciao..." John saluta anche il suo gemello che è appena sceso. "Di che parlavi con Sarah prima?" domanda a bruciapelo Jordan. "Come? Tu mi stavi spiando? Wow!" ribatte sconcertato. "Rispondi alla domanda." insiste Jordan. "Stavamo chiacchierando come normali esseri umani."

"Non è quello che sembrava!"

"Stai facendo sul serio? Ho passato la giornata a coprirti e adesso che c'è? Pensi che ci stia provando con la tua non ragazza"

"Non stai dicendo di no."

"Beh io ero dalla tua parte! Ogni volta che qualcuno ti dava dello strambo, del tonto, dello stupido o del fuori di testa e sai perché? Io non ho mai pensato quelle cose! Non le ho mai credute perché non sono vere! Tu, invece, sei una persona orribile! Non osare mai più spiarmi!" John batte un pugno sulla parete mentre Jordan si accascia tappandosi le orecchie. Nonostante mi dispiaccia per il suo dolore, devo ammettere che John ha ragione: questa volta, Jordan ha davvero esagerato; come ha potuto fare una cosa del genere dopo la discussione che abbiamo avuto con papà riguardo all'uso del super-udito per spiare le vite degli altri?

"Andiamo Nat, ti riporto di sopra: riposerai meglio in camera tua." John mi solleva e mi accompagna di sopra.

Non faccio in tempo a sedermi sul letto che sentiamo il rumore di qualcosa che cade provenire dal corridoio. Seguo in fretta mio fratello e troviamo Jordan accasciato a terra con una mano premuta sulla testa. "Ehi, Jordan! Jordan, stai bene?" chiede apprensivo John. "Stanno cercando di uccidere papà." rivela nostro fratello. "Cosa? Dove!" urlo terrorizzata. "Andiamo, dobbiamo sbrigarci!" John aiuta Jordan per le scale. "Tu rimani a casa." mi ordina. "No, io vengo con voi!" li supero lanciandomi nel furgone e allacciando la cintura di sicurezza. "Muovetevi!" li incito.

Natalie KentWhere stories live. Discover now