CAPITOLO 14

12 0 0
                                    


Questa sera Jordan è stato aggredito da Tag Harris: a quanto sembra, il ragazzo ha visto il video di quanto successo al falò e cercava risposte da nostro fratello. I genitori sono parecchio preoccupati: potrebbe attaccarlo di nuovo a casa o a scuola; potrebbe parlare con qualcuno o, peggio, mostrare ad altri il video.

Precedo i ragazzi entrando in camera di Jordan per chiudere la finestra con le sicure e tirare le tende. "Che stai facendo Nat?" i ragazzi mi guardano perplessi dalla porta. "Metto le sicure: se non è capace di scassinare una finestra a velocità normale, non penso che possa farlo a super-velocità e le tende servono da depistaggio; così non può sapere qual è la tua camera." spiego loro. "Abbiamo Superman in casa: credo che la sicurezza, qui, sia l'ultimo dei nostri problemi." commenta Jordan. "Se me lo dici con quella faccia da panda che ti ritrovi, non sei molto convincente." ribatto. "Vabbè, ok, ho capito: manteniamo il protocollo Natalie." si arrende. "Protocollo Natalie, sì, mi piace come nome! Buona notte!" saluto entrambi "notte!"


"È tutta la settimana che Jimmy Cutter ci insulta parlando della partita." dice John entrando in cucina. "Quello è proprio uno stronzo!" commenta Jordan. "Ehi, modera il linguaggio giovanotto." lo rimprovera papà. Questa mattina non mi sento un gran che bene: stanotte avevo dolori allucinanti dappertutto e non sono riuscita a dormire; così, mi siedo in silenzio davanti alla mia tazza di tè appoggiando il gomito sul tavolo e riposando la testa di lato sulla mano.

Anche Jordan, con la sua faccia da panda, non sembra essere in forma: ad un certo punto, si regge la tempia e strizza gli occhi come se stesse provando dolore e la cosa, ovviamente, allarma papà.

"Stai bene?" gli domanda infatti. "Ho solo mal di testa." risponde sbrigativo. "Mh... Jordan, che ne diresti di restare in panchina domani?"

"E perché?"

"Potresti non essere in forma dopo lo scontro con Tag..."

"E che c'entra con il football?"

"Sì papà, ascolta, è Metropolis, ok? È l'incontro più importante della stagione: è la nostra vecchia scuola, insomma non..." prova ad intervenire John. "Sì, certo, lo capisco; ma, finché non ti sarai ripreso, dobbiamo stare attenti."

"Papà io la voglio giocare questa partita: è importante per me, ti prego." lo supplica Jordan. "Mi garantisci che sei in buona salute?"

"Sì."

"Pronto per giocare?"

"Pronto per giocare."

"Ok, dopo la scuola, me lo dimostrerai. Natalie? Tu ti senti bene?" sposto la testa per annuire in direzione di papà, nel farlo, mi rimane in mano una ciocca di capelli corti e pochi altri precipitano sul tavolo. "Vuoi che li tagliamo, tesoro? John e Jordan devono entrare in seconda ora, c'è tempo prima che li accompagni, se te la senti."

"Mh... possiamo stare qui, però? Non voglio guardare allo specchio mentre lo fai."

"Ma certo, non c'è problema. La colazione non la finisci?"

"Magari più tardi."

"Va bene, vado a prendere l'occorrente."

"Nat..." John prova a dire qualcosa ma la verità è che, in questo momento, non ho voglia di sentire nessuno. "Potete andare via per favore?"

"D'accordo, ci vediamo dopo allora." risponde sempre John alzandosi dalla sedia seguito da Jordan.

"Ok, eccoci qui." papà mi avvolge con la mantella. "Togliamo questi..." mi sfila gli occhiali e, prima di iniziare, passa il pettine: solo questa semplice azione ha già mietuto più vittime, tra i miei capelli, di quanto immaginassi. Quando, al passaggio della macchinetta, le ciocche riempiono il pavimento non riesco più a trattenere le lacrime all'idea di stare diventando completamente calva: eppure lo sapevo che sarebbe successo; mi ero preparata ma, a quanto pare, per certi avvenimenti, non si è mai troppo pronti.

Natalie KentWhere stories live. Discover now