17.Africa(N)

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Nessuno è piu superbo di colui che si crede immune daipericoli del mondoDAN BROWN

Il giorno dopo Ernie mi fece convocare nel suo ufficio, ma questa volta non ero da sola, c'era tutta la band.

Dire che ero ancora sconbussolata per l'ultima volta era poco, ora odiavo che qualcuno mi toccasse, che mi guardassero che si avvicinassero a me.
Non mi ero sentita triste, e non ne ero rimasta nemmeno soddisfatta.

Sporca.
Mi ero solo sentita sporca.
E quella senzazione di sporco, delle sue mani su di me che mi stringevano, della mia schiena per terra e del dolore delle botte per aver cercato di opprmi per l'ultima volta.
Prima che mi facesse sbattere contro la cassettiera.

Quella senzazione mi era rimasta addosso per giorni e giorni, e nemmeno Leonard era riuscito a farmela dimenticare nonostante fossimo usciti diverse volte in quei giorni.
E nemmeno le mille doccie che mi ero fatta avevano aiutato.

È come quando chiudi uno strappo nel vestito con una spilla da balia o appiccichi del nastro adesivo su un vetro incrinato.
Ero intrappolata in quel ruolo, il ruolo della donna che accetta le scuse perché è più facile che affrontare il problema alla radice.

-Parteciperete a dun concerto per la roccolta fondi per l'Africa-
-Raccolta fondi?-
-Si è come fare beneficenza, voi suonate e la gente dona, dei soldi, e questi soldi saranno dati ai paesi bisognosi dell'Africa- Disse lui.
-Tutti i biglietti sono ormai in sold out, 100.000 di persone guarderanno quel concerto, sarà trasmesso alla TV globale, oltre a 150 paesi, e 13 satelliti. Le olimpiadi, ne hanno solo 3-

Alzai la testa, seduta sulla poltrona con le gambe al petto.
-Hanno detto che vogliono una vostra risposta subito-
-Per questo ci hai chiamati con così tanta urgenza?- Chiese Blake, sembrava indeciso e scettico.
-È un set di 20 minuti, tutti ottengono lo stesso-
Nessuno rispose
-Davvero fate? Ci saranno tantissime perosne di un grande succeso, volete davvero mancare a questo concerto?-

-Ah io non lo so- rispose Jo lavandosene le mani, e facendole cadere sulle coscie
Roger si girò verso di me e disse:
-Nina tu cosa ne pensi?-

Non risposi, avevo lo sguardo perso nel vuoto, come una specie di trans e mi mordicchiavo la pelle intorno alle dita.
Non riuscivo proprio a stare tranquilla con Ernie vicino, non riuscivo anche perché il livido che avevo sulle costole continuava a farmi male come se fosse più un dolore interno ed emotivo più che esterno e fisico.

-Oh, terra chiama Nina- Disse Jo scuotendo le mani davanti ai miei occhi.
-Ci sei?-
-Cosa?- chiesi spaesata svegliandomi dallo stato di trans in cui ero.
-Cosa ne pensi del concerto?-
-Quale concetro?-
-Quello con 12 satelliti-
-13- lo corresse Ernie seduto alla sua scrivania, spaparanzato sulla sua sedia di pelle nera.

-Quello per la raccolta fondi per l'Africa-
Continuo lui
-Ci sarà tantissime persone di successo, cantanti che hanno fatto la storia e che la stanno scrivendo-
-Di sicuro una buona conpagnia- Intervenne Roger.

-Ascoltate- prorruppi nel silezio -Lo so, che un giorno ci sveglieremo dopo quel concerto, sapendo di non aver fatto la nostra parte. Ci pentiremo per il resto della nostra vita, fino al giorno in cui moriremo-
Mi morsi il labbro inferiore e mi strinsi alle ginocchia
-Io dico che dobbiamo partecipare-

1982
Concerto raccolta fondi per l'Africa

Potevo provare a essere il più naturale possibile con lui ma proprio non ci riuscivo, Ernie era accanto a me, indossava degli occhiali da sole e portava il suo borsone in mano
Mi camminava vicino e la sua presenza mi infastidiva, e quella volta ero sola
Jo e Roger erano andati a prendersi degli snak, Blake era in bagno e io ed Ernie eravamo soli che li aspettavamo per poter partire con la macchina.
Pregai fino all'ultimo che non mi toccasse, e invece lo fece.

𝑪𝑨𝑮𝑬𝑫Where stories live. Discover now