13. Rivelazioni

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«Ottima domanda- disse ridacchiando la vecchia-. Sono quello che voi definireste "mago"». Rimasi stupefatto, non ci avrei mai creduto, nonostante le strane circostanze.
«So che sarete dubbiosi, ma se io non ti avessi cancellato la memoria a sei anni, figliolo -mi puntò il dito contro- mi avresti riconosciuto.»
«Come? È impossibile!» mi sentivo completamente stordito e la donna mi lesse nel pensiero, perciò cercò di aiutarmi:«Tu ti ricordi di essere stato abbandonato da tuo padre da piccolo?»
«Sì. Cioè, non ricordo bene, ma credo di sì» ragionai.
«Infatti, come immaginavo.» fece una pausa per riflettere e poi continuò quella sorta di interrogatorio: «Ti ricordi del tuo periodo in orfanotrofio? Ci sei stato per un bel po', anche solo un ricordo ti dovrebbe essere rimasto impresso.» ragionandoci su, mi resi conto di non ricordare niente, eppure mi sembrava così strano...
«Allora Samuele, sei abbastanza grande per comprendere che le cose che ti stanno accadendo non sono normali. Sappi, infatti, che esiste sempre una seconda faccia nelle cose ed è quella che sto per raccontarti.» con quelle parole il cuore iniziò a palpitare più in fretta ed ebbi, non so per quale motivo, un attacco d'ansia.
«Come vi ho appena detto sono una maga, o meglio, la sono diventata.
Da piccola ero contraria a seguire quel tipo di educazione, ma fui costretta da mio padre, che a sua volta era un mago. Essendo figlia unica, ero anche l'unica a dover portare avanti i segreti che la nostra famiglia doveva celare; ma anche essere capace a fronteggiarli; quindi iniziai dei corsi appositi. Col passare del tempo iniziai ad apprezzare ciò che imparavo. Quel mondo cominciò ad affascinarmi non solo perché dovevamo imparare formule o incantesimi, ma ci veniva anche spiegata l'antica storia del mondo a partire dalla creazione e i suoi grovigli.» Dopo una breve pausa di silenzio riprese «Vi sto spiegando questo in modo che capiate al meglio gli avvenimenti a seguire.
Quindi, per gran parte della mia giovinezza, ho vissuto credendo di dover diventare maga solo per mantenere un segreto di famiglia, ma non fu così. Dopo che ebbi ricevuto il premio di passaggio al grado superiore di magia, che equivale al diploma delle scuole superiori, passai alla fase successiva che non consisteva in uno studio, ma in un allenamento mentale e fisico; tuttavia, non ci fu spiegato lo scopo preciso a cui miravano quegli allenamenti. Finchè dopo due anni passai alla fase finale, detta anche "segreta".» «Potrebbe arrivare al sodo?» intervenne il mio amico, annoiato.
«Sì, certo, ci siamo giovanotto -lo udii sospirare di sollievo, ma non mi voltai a guardarlo-. Pertanto, prima di quest'ultima fase, un mago doveva aver acquisito tutte le competenze necessarie per procedere, perché allora arrivava "il pezzo grosso".
Adesso aprite entrambi bene le orecchie perché quello che vi sto per raccontare è una grande risposta ai vostri dubbi. Ricordo ancora che nell'aula, il primo giorno, ci attendeva un uomo col volto avvolto in fasce e con un barattolo in mano. "Salve a tutti, miei cari" si presentò "Io sono uno dei maghi più noti di quest'ultimo periodo, mi chiamo Mohammed Ebrahim Essien Yatara" disse analizzando tutti i presenti per poi soffermarsi su di me. Io, presa com'ero a scrutare il suo volto accuratamente fasciato di bende, mi accorsi della sua espressione sorridente nell'incontrare il mio sguardo ed infine mi salutò calorosamente, pronunciando correttamente tutto il mio nome. A quelle parole mi spaventai e gli feci notare di non conoscerlo, ma lui mi rispose in questo modo: "Oh sì, mia cara, non si ricorda proprio di me? Sono stato presente alla sua nascita e poi la seguii per tutto il suo percorso di crescita. Eppure, i suoi genitori dovrebbero averla messa al corrente della mia identità." Io, tuttavia, negai questo fatto, perché i miei non mi avevano mai raccontato nulla di tutto ciò.
"Sono il suo prozio, l'uomo più vecchio, per ora, della sua dinastia. Io e lei abbiamo lo stesso terzo nome e cognome: Essien Yatara, discendenti del grande Shumba Fynn Essien Yatara.". Più che chiarirmi le idee, mi mandò ancora più in confusione; al contrario, vidi tanti altri ragazzi parlottare tra loro e fissarmi sorpresi.» Al che la donna si fermò, osservandomi perplesso. «C'è qualcosa che non va, tesoro?»
«No. È solo che mi sembra di aver già sentito quel nome da qualche parte.» mia nonna sogghignò, ma non le chiesi il perché e mi limitai a riflettere:«Mi può ripetere l'ultimo nome che ha detto?»
«Ma dai, fra. Mi stava piacendo il racconto, sta' un po' zitto.»
«Shumba Fynn Essien Yatara, intendi?» mi chiese la nonna ignorando il commento del mio amico. Io annuii e lei mi lasciò un breve momento per riflettere. Eppure, anche se quel nome non mi pareva nuovo, non riuscivo a ricordare dove l'avessi già sentito, quindi la lasciai continuare.
«Alla fine, dopo un altro anno di studio, scoprii il motivo per cui la nostra famiglia, e cioè anche la tua -ci tenne a specificare-, doveva mantenere nelle tenebre segreti di fondamentale importanza-» «Massì! Shumba Fynn Essien Yatara è il nome che era inciso sulla tomba che mi era apparsa in sogno! Come ho fatto a non ricordare quell'incubo?!» la interruppi, ma lei non sembrò scomporsi, anzi sogghignò di nuovo; ci feci poco caso perché ora i tasselli cominciavano lentamente ad assemblarsi e divenni sempre più impaziente di sapere.
«Io le credo. Potete avere piena fiducia in me, quindi posso sapere quali sono i segreti della nostra famiglia?»
La nonna sorrise soddisfatta e mi diede una carezza. Con quel tocco d'amore percepii il legame tra me e quella donna: -Lei è mia nonna.- constatai felice.
«Sono contenta, nipotino; ma purtroppo non posso rivelarti tutto, solo quello che ti è necessario.»
«A 'sto punto dovrei andare. - interruppe Alessandro e si alzò- Arrivederci signora, è stato un piacere e mi voglio complimentare con lei perché è veramente brava a raccontare.»
«No, no, figliolo, dove vuoi andare?» chiese lei improvvisamente preoccupata.
«Non dovrei ascoltare i segreti della vostra famiglia, sarebbe come origliare cose proibite.» le fece notare, ma lei gli impose di restare.
Ale non se lo fece ripetere due volte e si risedette. Probabilmente era ancora più curioso di me di scoprire quei segreti, ma non capii perché la nonna non lo lasciò andare. Era una questione privata...
«Tutto incominciò tanto tempo fa, quando il Male cercò vendetta contro un uomo di buona fede. Costui soffrì come pochi e si sacrificò per lasciare scritto ciò che avvenne. Da quel momento nacquero due rivali fronti di pensiero: uno era ispirato alla ragione cristiana del buon fedele e l'altro al maligno, secondo cui l'onore e la gloria erano alla base, seguite dall'avidità, dall'egoismo... Il primo scontro sanguinoso tra queste due fazioni fu vinto dal capo della nostra stirpe. Lui era stato il primo uomo promotore del cristianesimo e il suo nome era Shumba Fynn Essien Yatara.» «Non ci credo! Sono un suo discendente.» esclamai sottovoce più sbalordito che mai.
«Ma purtroppo fu molto sfortunato.» aggiunse infine la nonna.
«Perché?» sobbalzò Alessandro, che secondo me era proprio entrato nella parte.
«Vedete, il Maligno non era un semplice uomo cattivo, ma era uno stregone che praticava magia nera e anche se il buon fedele si sacrificò, lui sopravvisse riuscendo a costruirsi un'armatura impenetrabile ed eterna. Tentò di dimostrare la sua potenza, ma la vittoria di Fynn fu un grave danno per la sua immagine, perciò uno dei suoi seguaci sopravvissuti gettò contro di lui una maledizione: lui e i suoi successori avrebbero potuto avere solo un figlio maschio, mettendo quindi a rischio la stirpe.
Passò il tempo e arrivai io. Ero un'eccezione, perché ero una femmina, infatti si credette che la maledizione fosse svanita, ma dall'anno seguente ricominciò la stessa storia e la mia nascita rimase per sempre un mistero.»
«Scusate se la interrompo, ma come fate, lei e Samuele, ad avere gli stessi cognomi? Insomma, se siete figlia unica...» ragionò il mio amico, perché -Effettivamente con lei dovrebbe essere finita la stirpe.- riflettei.
«Noto un certo interesse da parte tua, Alessandro. -disse ridendo.- Quella che hai fatto è un'osservazione arguta. In breve, io mi ero sposata con un uomo che morì dopo pochissimo tempo dal mio parto, per questo decidemmo di dare a mio figlio il mio cognome e la nostra generazione non cessò di esistere.»
«Mio padre...» pensai sottovoce. La nonna sorrise come cenno d'approvazione, ma non aggiunse nulla a proposito della mia famiglia.
«Quindi dopo mio figlio, arrivasti tu. E dato che ormai non esistono più le antiche scuole per maghi, ho io il compito di seguirti.» «Tuttavia, anche se tu non mi hai quasi mai visto, io sono sempre stata con te, dalla tua nascita, tramite questo.» disse e mi mostrò il suo strano orologio che scoprii essere fatto di una piccola sfera magica con del vapore all'interno che volteggiava.
«Ma che figata!» esclamò Alessandro e io gli diedi una pacca per il linguaggio con cui si era espresso verso la vecchia. «Lo so, è molto bello. Questo mi fu affidato dal mio prozio che l'aveva utilizzato per seguire me e i miei genitori. Infatti si affida sempre al più vecchio della stirpe che ha il compito di seguire i suoi prescelti nella crescita.» sospirò con malinconia e spostò lo sguardo su di me. Tuttavia, notai che la sua espressione non era più sorridente, ma si era spenta pian piano ed era diventata seria. Mi agitai.
«Nonostante ci sia io, figliolo, continui ad essere in pericolo e hai bisogno di una guida che ti protegga in qualunque momento.» e si voltò verso il mio amico, annunciandogli che quello era compito suo.
Io e Ale ci guardammo presi alla sprovvista e lui, subito dopo, mi rivolse un sorriso soddisfatto che mi provocò stizza. "Prevedo già dei bei disastri" cantò il mio sesto senso. L

«Perché sono in pericolo? So cavarmela benissimo da solo» protestai e sperai che ci fosse una seconda opzione, ma la nonna mi ricordò il primo incontro che avevo avuto con lei.
Mi colpì con la velocità e l'intensità di un fulmine l'immagine di Angela. «Ricordi?». La nonna mi prese la mano ed entrai in trance. Cominciai a rivivere alcuni momenti di quell'incontro, mentre il dolore per Angela non faceva che aumentare...
La verità non è così come sembra e appare.
Ascoltami bene. La tua ragazza è in grave pericolo. Sei tu l'unico che può salvarla. Ma stai attento a questo Parco. Nasconde un grande segreto che non deve essere svelato a chiunque.
Mi ero scordata di avvisarti di stare attento, perché Lui ti controlla sempre.
Quando riaprii gli occhi ritrovai Alessandro che mi squadrava come se fossi un alieno. Aveva la stessa espressione delle persone che mi avevano circondato, quando ebbi l'incubo col mostro in centro a Milano.
Troppe cose iniziarono a riaffiorare, tutte quelle situazioni che avevo vissuto ed erano rimasti enigmi irrisolti.
La nonna notò il mio spaesamento, infatti riprese:«Sei in pericolo e non in un semplice pasticcio, non puoi cavartela facilmente da solo. Come ti spiegavo l'ultima volta, avrai incontrato la tua ragazza...» «Seriamente hai la tipa, Samu? Perché non me l'hai detto?» intervenne inopportuno Ale.
«Sono cose che non ti riguardano. Ascolta e basta.» lo rimproverai e la nonna continuò noncurante:«...e avrai compreso il suo grave stato. Questo, se avrai intuito, è solo un piccolo pezzo di tutto quello che è avvenuto per far esplodere la grande guerra che ti avevo accennato, ma sta proprio qui il problema: è il pezzo finale che il maligno sta per porre nel puzzle. Non aspetta altro che la tua scelta. O cominci a combattere contro di lui per tenere in vita la tua amata o cedi e Angela morirà come ogni cosa su questa Terra, perché il Male prenderà il potere e distruggerà tutto.»
«Mi scusi, ma anche nel primo caso non potrebbe avvenire la stessa cosa che nel secondo, ma solo con un po' di ritardo?» chiese sempre il mio amico.
«No, perché il piano servirebbe come diversivo: fino a quando sia i genitori che i figli dell'ultima generazione Essien Yatara sopravvivono, rimangono una minaccia per lo stregone. E in tutto questo arco di tempo, altri riusciranno a sconfiggerlo.»
«Quindi sarei costretto a resistere?». La nonna annuì e ora, preoccupata, mi annunciava il destino che mi sarebbe toccato:«Fino a quando tutto non si sistemerà.»
«Questo vuol dire...» dedussi, anch'io preoccupato «che non basta salvare la tua ragazza», concluse Alessandro senza parole.
Infine, io e il mio amico ci guardammo timorosi per quello che ci avrebbe aspettato e le ultime conclusioni della donna.

Pit-stopWhere stories live. Discover now