7. Un alleato inconsapevole

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Il prof Brambilla continuava ad insistere per avere la mia verifica e dato che pretesi di finire di controllarla, lui non mi diede pace, cominciando pure a minacciarmi di abbassare il voto. Anche se non l'avrebbe mai fatto, lo implorai di attendere un minuto.

«Un attimo è già passato da un bel po'! Tutti i suoi compagni hanno già consegnato e il prof Hu è sulla porta. Mi dia questi fogli immediatamente!»

Considerato il richiamo che mi fece, non così breve, feci in tempo a concludere la rilettura, che lui, stufo, me la sfilò di mano.

«Ok» espirai sollevato e ricaddi sullo schienale della piccola e vecchia sedia che scricchiolò.

L'ora col professor Hu sembrò non finire più. Non pensai ad altro se non al sogno di poco prima. Rianalizzai il ragazzo sconosciuto e ne creai un ritratto più dettagliato con lo scopo di riconoscerlo più facilmente.

Giunto l'intervallo, piombai fuori dall'aula. Così cominciò la caccia. Non avrei potuto impiegare più di quindici minuti, anche se ero quasi certo di fallire.

«Samu! Dove vai?» udii gridare Owens.

Avevo pensato che non sarebbe stato opportuno chiedergli aiuto perché avrei perso solo tempo a descrivergli il ragazzo; e se fosse avvenuto così avrei dovuto rimandare alla settimana seguente.

Non mi girai e continuai dritto per la mia strada.

Nei corridoi la gente era ammassata come un gregge di pecore per andare ai bagni, alle macchinette o in altre classi. Non ero molto abituato a quel baccano, infatti, oltre ad avere la vista ostacolata da branchi di colori e capelli che si spostavano da una parte all'altra, avevo una scarsa percezione di cosa mi circondava. Cercai di camminare avanti, ma ero bloccato da una lunga fila di gente che ostruiva il passaggio.

-Ma dove caspita volevano andare? Avranno grandi bisogni come i miei?-

Iniziò ad entrare in circolo una collera inaspettata, peggiorando soltanto la situazione. Spinsi in avanti la ragazzina davanti a me con forza, infatti questa si girò osservandomi irritata, probabilmente in attesa di una scusa.

«Che c'è? Sono stato spinto» mentii, accennando con la mano un gesto rivolto a quello dietro di me. Tuttavia, quando mi voltai per vedere chi avessi incolpato, incontrai la faccia di un ragazzo che mi fissava talmente alterato da prendermi il polso e stringerlo con veemenza.

«Non toccare la mia ragazza» scandì lui, con fare vendicativo -avevo toccato un punto debole... Perché capitavano tutte a me?!-

Senza esitare, tentai l'unica mossa che mi venne in mente: spinsi nuovamente la ragazza, creandomi un passaggio e corsi più che potei. Non feci caso alla direzione che presi, ma almeno persi di vista quell'inquieto ragazzo.

Mantenni lo sguardo alle mie spalle e aprii una porta qualsiasi.

Mentre sospirai sollevato al di là della porta, percepii una fresca brezza sulle braccia scoperte e mi accorsi di trovarmi nel giardino della scuola. Decisi di fare dietro-front quando una fortissima luce bianca mi accecò. Non capii cosa fosse stato, il cielo era grigio, coperto dalle nuvole e non c'era traccia del sole. Faticavo a vedere, infatti mugolai dolorante e lo sfregamento mi provocò irritazione.

"Non fare la femminuccia, passerà. Piuttosto rifletti, non è stata una cosa normale" intuì il mio sesto senso. Ormai capii di dovergli dare ascolto. Senza di lui sarei stato perso.

«Si ma perché una cosa del genere?» sospirai. Un soffio mi accarezzò la pelle e dovetti incrociare la braccia sul petto.

"Questo non lo so, pensaci tu ora"

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