4. Aria fresca di cambiamenti

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Era passata più di una settimana da quando Angela aveva iniziato ad ignorarmi per l'incidente di mercoledì scorso ed io ero letteralmente a pezzi. Il tempo non aiutava affatto, le giornate erano scure e piovose. Ero talmente distratto e perso, che la mia media scolastica era sul punto di crollare. Passavo i pomeriggi rinchiuso in camera, arrabbiato con me stesso e con tutto per quell'accaduto.

Ciò che era avvenuto quella sera era inspiegabile: lei credeva che avessi voluto farle uno scherzo e senza ascoltarmi, aveva preso le sue cose ed era corsa a casa.

-Se potesse sapere quanto terrore provai in quel momento.

Se mi avesse ascoltato e non se ne fosse andata via probabilmente avrebbe capito; sarebbe stata comprensiva e non mi avrebbe trascurato...

Ma com'è stato possibile? Non c'è stato nessun lavoro particolare sulla corrente... Tutta colpa di una stupida lampadina. Maledetta!-

La cosa ancora più assurda successe quando lei se ne andò e i miei si insospettirono. Solamente Simone poi, si presentò davanti alla porta di camera mia chiedendomi spiegazioni su quel comportamento di Angela, così gli spiegai vagamente, mentendo sul vero problema.

Essendo comunque dubbioso e in cerca di risposte, gli chiesi di controllare il lampadario e papà, senza ribattere, svitò la lampadina e diede un'occhiata a tutto l'assetto che stranamente era integro e ben funzionante. Ero più stupito che mai, infatti lo controllai personalmente dopo che mio padre era sceso in cucina, eppure osservando bene sembrava non fosse successo nulla. Quell'evento era letteralmente surreale.

Dato che Angela non voleva più avere a che fare con me, raccontai il reale incidente solo alla persona di cui potevo fidarmi ciecamente: Paolo; mio migliore amico dalle medie. Eravamo legati come fratelli e speravo che nulla ci separasse.

Preferii in seguito non raccontarlo a Owens, vista la sua grande inquietudine.

«E questo è tutto» completai il racconto dell'incidente.

Paolo rimase in silenzio. Desideravo mi capisse come tutte le volte che avevo un problema. Immaginai non fosse facile digerire quell'episodio seriamente, così aspettai una sua risposta in silenzio.

Passarono i minuti e finalmente si decise a parlare.

«W-wow» dalla sua faccia capii che era sconcertato e non potevo dargli torto.

«Samu, sembra un'assurdità». Non era la frase che mi sarei aspettato, ma rimasi muto, offeso e lui mi imitò.

Eravamo fermi a fissarci, attendendo il primo passo in quella strana conversazione.

«Senti, non è come credi. Non sono impazzito. Ho visto tutto con i miei occhi e se non mi credi vallo a chiedere ad Angela, visto che ora non vuole nemmeno avvicinarsi a me» dissi spazientito per non essere creduto. Anche se non era una cosa da tutti i giorni vedere la luce di un lampadario funzionante lampeggiare e ronzare, ero il suo migliore amico, sapeva che non stavo scherzando e sapeva anche che dicevo la verità.

«Ti credo» ed ecco finalmente la risposta che aspettavo.

Lo ringraziai con un cenno del capo e ricevetti in risposta una pacca alla spalla.

Osservavo inerte il PIT dalla finestra di camera mia. Ormai ero pronto mentalmente anche a un terremoto solamente sotto casa mia a seguito dell'infinità di fatti strani che mi stavano accadendo.

Dopo esser ritornato a casa dall'uscita con Paolo a Milano, udii, appena rientrato, dei rumori provenienti dalla cucina. Subito pensai a dei ladri, ma poi scoprii che erano i rumori della lavastoviglie funzionante, che a casa da solo non usavo mai. Allora cercai il pulsante per spegnerla che pareva scomparso. Ero terrorizzato e scoraggiato allo stesso tempo. -Ma che gli era preso a quella casa?! Sembrava che stesse diventando una casa degli orrori!-

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