1 Capitolo

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'Mamma! Papà! Vi voglio bene non andate via! Non lasciatemi sola, non abbandonatemi, ho paura!' Sono accasciata, a terra, a piangere.

Il silenzio attorno a me viene continuamente strozzato dai singhiozzi isterici che escono dalle mie labbra.

Mi dondolo su me stessa con la schiena contro il muro e le ginocchia al petto che le mie braccia circondano, la testa fra di esse. Capelli spettinati a causa delle mie mani che hanno tentato di strapparli via in preda a una crisi disperata e in viso macchie invisibili ma reali di lacrime che non si sono ancora del tutto esaurite e che continuano a cadere dai miei occhi.

'No! No!' Urlo isterica nel tantivo di liberare lo strazio che è dentro di me cercando in qualche modo di farmi sentire da qualcuno che mi potesse salvare... ma come fa una ragazza ad essere salvata quando gli unici capaci di farlo sono ormai andati persi? Persi nella solitudine e nella silenziosa sofferenza della morte. Sì, i miei genitori mi hanno abbandonato per sempre.

Avevano deciso di fare una pausa, una crociera in famiglia, naturalmente volevano portare anche me ma io non ho voluto perché desideravo che provassero la bellezza della coppia spensierata e di conseguenza non ci andai. Erano partiti ed io ero rimasta a casa da sola con la compagnia della donna delle pulizie che tanto veniva quanto andava via.

Mi chiamavano tutti i giorni fino all'ultimo per sapere se stessi bene, se mangiavo, se avevo bisogno di qualcosa. E mi chiamarono anche il giorno del ritorno a casa. Speranzosa risposi senza pensarci su, felice del fatto che dopo una settimana via sarebbero ritornati.... ma non fu così.

A quella chiamata rispose una voce di un uomo sui cinquanta. Si identificò capo dei comandi della nave su cui erano in viaggio i miei e allora capii che qualcosa non andava.

Non esitai a chiedere motivazioni e nel momento in cui parlò mi cadde il mondo addosso.

Mi disse che la nave dopo svariati intoppi cominciò ad incamerare acqua per colpa di un guasto e che nel momento in cui stava affondando nonostante le precauzioni e l'evacuazione molti non fecero in tempo a salvarsi. E questi molti comprendevano i miei genitori.

Mi sveglio di scatto rendendomi conto che quello che è appena successo non è altro che un incubo che purtroppo esiste non solo nel mio sonno ma anche nella mia vita. Questi incubi mi perseguitano da quando mi sono resa conto che non avrei più rivisto i miei genitori e naturalmente non l'ho mai superato. I giorni che seguirono quello del naufragio mi svegliavo ancora con la gioia di rivederli e di riabbracciali insomma come se non ricordassi nulla e vivessi la stessa vita di qualche settimana prima. Poi però ricordavo e mi deprimevo chiudendomi in stanza a fare il niente e ascoltare il silenzio. Da quel maledetto giorno in cui mi comunicarono la loro dispersione in mare mi sono sempre sentita in colpa. In qualche modo ho creduto che se fossi stata con loro non sarebbe successo nulla o che anche se fosse accaduto saremmo insieme in questo momento e non avrei sofferto il dolore che invece tutt'ora mi opprime. Sono passati due mesi da quel giorno che non dimenticherò mai. Ho anche perso il primo mese di scuola perché non credevo che sarei riuscita a proseguire la mia vita. A volte guardo le vecchie foto e mi vengono in mente tanti ricordi. In certi istanti provo ad immaginare il loro ritorno, come la mia vita sarebbe proseguita se fossero ancora vivi e ogni volta mi cade qualche lacrima. E adesso vivo con i miei zii nella stessa casa in cui sono cresciuta e questo non fa che aumentare in me tanta malinconia ma sono felice di non aver abbandonato nulla che mi potessero allontanre da loro. Sono troppo affezionata a questa vicinanza per permettere a chiunque di portarmela via.

Dopo qualche attimo di riflessione decido di aprire gli occhi che solo in questo momento so di averli tenuti chiusi per tutto il tempo. Me li sento gonfi, bagnati e le palpebre sono pesanti. Probabilmente a causa delle lacrime versate durante la notte. La grande maglia che indosso è appiccicata al petto e sento il corpo bagnato, mi capita spesso che succeda una cosa del genere a causa della paura che mi fa sudare durante gli incubi. Decido di andare quindi a fare una doccia per rilassarmi e anche per rinfrescarmi. Credo che mi faccia più che bene adesso. Non ci metto molto nonostante io ami stare sotto la doccia per tanto tanto tempo. Nemmeno questo però mi aiuta a non pensare. A non pensare a loro.

Al ritmo del mio cuoreWhere stories live. Discover now